di Dante Freddi
Stefano Olimpieri, capogruppo del PdL al Comune di Orvieto (Ma esiste ancora il PdL? n.d.r.) ha augurato il buon anno agli orvietani offrendo la sua solita fiaba che promette un futuro strabiliante.
“Fino a pochissimi anni fa Orvieto era considerata da tutti gli analisti economici e finanziari come la Cenerentola dell’Umbria”. Attacca così la sua storia il fine venditore di almanacchi e racconta il tempo cupo in cui gli uomini della sinistra gozzovigliavano, tra viaggi e gemellaggi e addirittura loschi tentativi di vendita della Piave.
Poi, quattro anni fa, venne Còncina e affermò il suo modello. “È già iniziato a diffondersi ed a declinarsi il modello Concina. La gravissima crisi economica e le tante altre contingenze e circostanze di questo momento storico hanno un po’ allungato i tempi, ma ormai la “rivoluzione” è partita ed il modello si è incardinato”.
Così, proprio così, Olimpieri racconta la storiella così, non è una nostra fantasia. ( Qui il racconto per intero, se qualcuno non volesse crederci).
Il passato è ricordato frammisto ad alcune verità, che dovrebbero, secondo le modalità della scrittura olimpieriana, autenticare anche il rimanente.
“Fortunatamente per Orvieto e per i suoi cittadini sono stati definitivamente sepolti gli anni d’oro delle gite a New York al Palazzo dell’ONU, dei gemellaggi con il Giappone o la Palestina, delle strisciate con le carte di credito agganciate ai conti correnti intestati al Comune e di tutto quel mondo fatto di “nani e ballerine” che era funzionale ad un sistema virtuale che – nei fatti – ha prodotto milioni e milioni di euro di debiti per le casse pubbliche”.
E questa è una verità, un giudizio duro che condividiamo, ma che perde di intensità quando a questo si aggancia anche un uguale giudizio sul tentativo fatto fallire da Còncina di vendere la Piave secondo la modalità di offerta pubblica che aveva giustamente avviato Mocio. Una scelta sciagurata che la città sta pagando e su cui non c’è nulla da sospettare.
Nel “modello Còncina” chissà se è contemplato il tentativo del sindaco, di cui ha parlato soltanto alla Corte dei Conti, di cui non sa nulla nessuno, del tutto personale, di cedere la Piave per un Campus o qualcosa di simile? è questo il modello di trasparenza di Còncina? se lo avesse fatto Cimicchi lo avrebbero messo un pezzo per cantone il giorno dopo, destri e sinistri.
Ma giudicare il passato è facile, la sinistra di errori ne ha compiuti un bel po’ e basta ricordare questi e tralasciare i meriti per estrarre una bozza realistica di quei tempi.
Fin qui tutto regolare, fa parte del modo di rapportarsi ai cittadini votanti del capogruppo PdL o Forza Italia o altro del genere.
Il massimo l’autore lo raggiunge però nel pennellare il futuro radioso:
“Non per voler enfatizzare il lavoro di Concina (anche se sarebbe doveroso farlo e divulgarlo!), ma da quattro anni a questa parte la musica è cambiata e tutti i fondamentali economico-finanziari su cui si fonda la struttura comunale sono in attivo e producono dati virtuosi. In pochissimi anni si è passati da un fallimento assolutamente certo ad una realtà risanata che guarda ad una prospettiva positiva.”
Insomma, il Comune ha approvato la pratica di predissesto e sta tentando di concordare come pagare i debiti. Il debito c’era e nonostante le vendite, Farmacia compresa, lo stesso debito è rimasto. Ma il futuro, racconta il venditore, sarà quello di una “città virtuosa e con basi solide”.
La favola di Olimpieri è bella, ci offre il 2014 che vogliamo . Il consigliere ci vende un almanacco da trenta soldi, quello con gli auspici migliori.
Io l’ho comprato quell’almanacco e l’ho anche rigirato ai lettori, ma tanto so che chi ci legge ha tutti gli strumenti per capire e sa distinguere la realtà dalla creduloneria.