di Stefano Olimpieri
Come volevasi dimostrare. L’attacco gratuito contro il Sindaco di Orvieto da parte di Sergio Rizzo sulle colonne del Corriere della Sera ha reso evidente e chiara la ragione che muove la razionalizzazione dei Tribunali minori e – più in generale – degli Uffici Giudiziari ubicati sui territori più marginali. Secondo la teoria di Rizzo, Concina deve essere sbeffeggiato solo perché ha osato contestare il modello conformista e modaiolo delle concentrazioni dei poteri e dell’accentramento dei servizi, oltre ad aver avuto la caparbietà di continuare la sacrosanta battaglia per la difesa del Tribunale di Orvieto: ma Concina, soprattutto, deve essere portato ad esempio negativo solo perché sta cercando di tutelare la sua comunità ed il suo territorio attraverso la difesa di un servizio assolutamente fondamentale per la città. Diciamocela tutta: un conto è azzerare gli sprechi – ed in questo Concina ha dimostrato in questi anni da Sindaco di essere “numero uno”- ed un conto è disarticolare in maniera scientifica le comunità ed i territori più marginali, come vorrebbero fare i poteri forti che stanno dietro e dentro al “corrierone”, voce storica del capitalismo (familistico e malato) italiano. Dietro il paravento dei risparmi (assolutamente impercettibili nel caso del Tribunale di Orvieto) e delle razionalizzazioni, c’è la subdola e perniciosa volontà di desertificare ed impoverire i territori, di decomporre i corpi sociali intermedi, di accentrare e di costruire moloch funzionali esclusivamente alla gestione del potere. Ma dietro ancora ci sono i grandi gruppi di interesse (nel caso nostro è l’ANM, in altri casi possono essere lobbyes di altro tipo) che agiscono trasversalmente e dentro alle Istituzioni, alla finanza, ai grandi gruppi editoriali ed alle grandi concentrazioni bancarie al solo fine di impoverire i popoli e di indirizzare le ricchezze ed il potere decisionale nelle mani di pochi. Quella del Sindaco in difesa del nostro Tribunale è una battaglia politica profonda che va anche al di là del Tribunale stesso. In verità questa battaglia racchiude in sé una contrapposizione culturale, metapolitica ed esistenziale ormai ineludibile: da un lato i poteri forti senza anima e senza patria che sguazzano in un mondo globalizzato privo di riferimenti valoriali, dall’altro le comunità locali che, attraverso il senso di appartenenza, fondano il proprio essere sui legami comunitari, sull’interclassismo, sul radicamento territoriale e sul destino comune. Per questo la difesa del nostro Tribunale deve considerarsi una battaglia sacrosanta. Per questo chi sbeffeggia Concina, sbeffeggia nel profondo la città di Orvieto.