di Dante Freddi
La questione di parcheggi staziona sulla home page del nostro giornale da qualche giorno.
A tutti interessa dei parcheggi perché riguardano la vita di chiunque e la tendenza comune è ragionare valutando il proprio interesse: approccio legittimo, non giusto ma comprensibile, anche se fortemente condizionante la qualità della discussione e delle realizzazioni.
L’argomento nasconde diverse sfaccettature, che coinvolgono temi primari, come l’uso corretto della proprietà pubblica e la visione della città, ma la maggiore vivacità nel dibattito è riversata sugli errori del passato e sulle presunte glorie del presente, scatenata da affermazioni esageratamente soddisfatte dell’assessore Luciani e da un fervorino di Olimpieri, che hanno ignorato qualche pezzetto del recente passato.
Il tentativo del Comune di Orvieto di cedere i parcheggi a un gestore è storia sciagurata, che serve per capire come non bisogna agire, soprattutto con la consapevolezza del poi, che ha dimostrato la loro redditività. Ma la storia ognuno se la ricorda con sfumature diverse, secondo la propria esperienza, tanto da modificare racconti e giudizi anche senza volontà mistificatoria.
Pier Luigi Leoni attribuisce alla burocrazia comunale, per motivi di bilancio, la valutazione di cedere in concessione le aree di sosta e sostiene che, comunque, i bandi erano farlocchi. Leoni sottovaluta che la decisione fu presa dagli amministratori, come era loro diritto e dovere, e se i bandi fossero stati costruiti per non andare a buon fine questo sarebbe male, perché potrebbe aver provocato danni a qualcuno.
La responsabilità diretta degli amministratori vale per i parcheggi, la Piave e per quanto votano, altrimenti, seguendo il ragionamento della deresponsabilizzazione del politico manipolato dal tecnico, tanto varrebbe farsi governare dal ragioniere capo o dal segretario generale. Ipotesi non da scartare, ma è altra questione.
Tra gli interventi sui parcheggi, tiro fuori dalle pagine di questi giorni un commento di Maurizio Conticelli, uno che sul piano del traffico del centro storico ci ha lavorato almeno quindici anni, che ha studiato e sa quello che dice.
“La Città di Orvieto- scrive Conticelli– pur essendo dotata di infrastrutture rilevanti e funzionali in tema di mobilità alternativa (funicolare, parcheggi seminterrati, ascensore..), ha completamente disatteso le finalità delle opere realizzate. I provvedimenti sbandierati sono funzionali prevalentemente ad esigenze di bilancio, ma le piazze più belle e suggestive continuano ad essere invase da auto (Piazzetta della Chiesa di San Giovenale docet), alcune vie sono inquinate dal traffico (vedi Via della Pace), viene consentito il traffico in luoghi sensibili come Piazza del Popolo anche in occasione delle più importanti manifestazioni (UJ in testa), le pavimentazioni ricostruite con la legge speciale sono in condizioni precarie e spesso causa di incidenti anche per i pedoni, i dossi per la limitazione della velocità sono fuori norma, scomodi per i passeggeri dei minibus e comunque incompatibili con le esigenze di tutela del centro storico, si consente il parcheggio di numerose auto all’interno dei cortili scolastici (il parcheggio selvaggio al Signorelli è vergognoso), si continua a conficcare antiestetici paletti metallici per la dissuasione della sosta in ogni luogo, i grandi parcheggi seminterrati non vengono adeguatamente utilizzati per intercettare il traffico in arrivo, il parcheggio libero all’interno della caserma Piave è chiuso all’uso, non si riesce a rimuovere i paletti con catene di piazza Corsica, ecc..Orvieto non meritava questa deregulation!”
Massimo Maggi, in un suo intervento che va al di là dello specifico argomento parcheggi, afferma, a proposito della concessione di spazio pubblico per gli spazi di sosta sotto casa: “Vorrei chiedere supporto a chi è disponibile per rinfrescare la memoria dei nostri amministratori sull’art. 822 c.c., sul 16, 41 e 42 della Costituzione o sul fatto che le cose pubbliche, finché tali, sono fuori commercio, inalienabili, incapaci di formare oggetto di contratto, d’ ipoteca, o di servitù convenzionale o legale, iure privato”.
Insomma, quella dei parcheggi coinvolge tante scelte: pratiche, funzionali, filosofiche, strategiche, giuridiche. E personali: io, se mi “vendessero” la piazzetta sotto casa, sarei imbufalito.
Il dibattito è appena aperto, da quarant’anni.