di Massimo Maggi
E’ forse con questo interrogativo, in clima di forte condivisione, che il PD Orvietano ha aperto e chiuso il suo seminario in vista delle amministrative. E’ non è un inizio nè una fine, ma l’inizio della fine quando il confronto sterile si incardina su players cardioprotetti che portano avanti un braccio di ferro sulle primarie sì primarie no bleffando come si bleffa in un gioco d’azzardo con la posta dei contribuenti cittadini. Prima il programma, ribadisce con forza il segretario, ma per il momento solo sterili citazioni confuse e fotografie della realtà assai sbiadite.
VALE HOMBRE, esclamava una generosa latino americana agli inizi degli anni ’50 dove il rinnovamento ed il cambiamento erano nel decolté o nella pettinatura all’ultima moda. Ognuno nel suo privato è erede della sua storia, ma nella collettività ogni amministratore deve adoperarsi nel lasciare in eredità alle future generazioni quanto meno quello che ha trovato, non disgregarlo o svenderlo per far cassa. Torna, sta casa aspetta a te … diciamo ai nostri ragazzi che emigrano in quell’Europa che gli avete indicato come unica e possibile salvezza e quando lo fanno li bacchettate che così portano via idee, valori, progetti e risorse. Ma dove li porteranno mai se non in Europa? Quando i vostri segretari nazionali hanno mai sconsigliato l’Europa?
‘“Una società libera che non è in grado di aiutare i molti che sono poveri non riuscirà mai a salvare i pochi che sono ricchi”. Diceva Qualcuno’. E qualcun altro era comunista diceva Gaber. Parole alla rinfusa. ‘Il lavoro è l’obiettivo dell’azione politica ma è anche, in parte, la soluzione dei problemi di bilancio. È l’unico sistema per aumentare il gettito fiscale dei contribuenti, aumentando l’imponibile senza aumentare le aliquote’ … e subito dopo … ‘Turismo, Agricoltura, Ambiente, Cultura e Artigianato rimangono gli strumenti fondamentali per riavviare lo sviluppo economico attraverso un “processo di industrializzazione”’. Qualcuno spieghi ai nostri illustri economisti del PD che lavoro e industrializzazione sono l’uno l’opposto dell’altro. Qualunque processo industriale immette tecnologie ed automatismi ed espelle lavoro. Inoltre aumenta la disparità economica e sociale quando i mezzi di produzione non sono collettivi. Ma questo è sotto gli occhi di tutti ed illustri economisti del passato, anche loro industriasti e mercantilisti, lo hanno abbondantemente spiegato.
Si passa poi con estrema superficialità da un argomento all’altro senza affrontarlo come se bastasse citarlo, in neretto o in maiuscolo, per averlo risolto. Ma non è così e se ai vostri pensierini – definirli programmi è impossibile – sostituite di volta in volta le parole cultura, agricoltura, sviluppo, paesaggio, caserma piave, ex ospedale, mobilità, politiche sociali con Pesche Sciroppate in Barattolo sostanzialmente il discorso non cambia.
Ed è veramente banale continuare a ripetere che Orvieto è un unicum in Italia – retaggio del mantra eccellenza, difficile da sorpassare – poiché nella fantastica condizione Orvietana ci si ritrovano oltre il 70% dei comuni italiani e potrebbero sì valorizzarla se non fosse per questo modo di far politica.