di Massimo Maggi
La Cisl che vuol essere parte attiva nella fusione dei comuni ricorda tanto l’ACI di Guzzanti che si interessa del conflitto arabo palestinese: Ma che la FA LL’ACI? Non gli basta aver svenduto l’ultimo brandello di dignità nelle politiche del lavoro, no, ora vogliono contribuire alla distruzione totale dei territori per renderli definitivamente un nulla contabile da monitorare. Senza accennare il benché minimo programma di indirizzo sostenibile si riconosce in tale ‘processo’, sostantivo amorfo, ‘la potenzialità di un progetto guida e di indirizzo che potrebbe avere interessanti ricadute regionali e probabilmente nazionali‘. Addirittura! La ricetta è sempre la stessa: non si dice nulla ma si dà enfasi a parole nel vuoto. Cambiamento epocale, sviluppo, potenzialità e trasparenza. Si sono dimenticati di utilizzare : Nuovo, giovane, ecologico, crescita, … Attendiamo con ansia anche la partecipazione di Cgil e Uil.
“E’ nostra convinzione – continua il presidente – che solo attraverso l’elaborazione di documenti che sappiano dare una visione territoriale di insieme del progetto stesso, delle ricadute nel breve, medio e lungo periodo e un’analisi dei costi e benefici di prospettiva sia possibile creare i presupposti per una reale e solida integrazione dei cinque Comuni interessati e di un risultato positivo referendario in modo diffuso. ”
Ho provato a capirci qualcosa in questo frullato di parole buttate lì a caso, buttate lì senza badare neanche a quel minimo di struttura che la più becera prassi retorica richiederebbe, e solo due sono le possibili interpretazioni: o è un messaggio in codice per piazzare qui e là altre poltroncine oppure ci stanno palesemente prendendo per i fondelli.
Di fronte a simile scenario l’unica via possibile sembra essere il progressivo distacco da una associazione fallimentare per favorire un sano associazionismo tra cittadini e città. Questo non può e non deve essere letto come isolamento campanilistico o propensione all’autarchia ma come forte impulso ad una municipalità liberale compiuta al fine di riappropriarsi della necessaria forza ed autonomia per contrattare servizi collettivi con l’esterno. Tale attività non può essere di certo delegata alla triade sindacale né tanto meno a politici riciclati nella burocrazia della Provincia in dismissione. E’ il caso comunque di fare un po’ di chiarezza sui termini e propositi. Una siffatta fusione dei comuni è paragonabile ad una ammucchiata senza senso frutto di accordi sottobanco tra amministratori in scadenza. Lo specchietto del referendum non incanta più neanche le allodole. Delle possibili strade da intraprendere, ovvero tra comunitarismo burocratico e municipalismo federativo, era scontato che propendessero per la peggiore. E lo fanno senza un programma e senza una chiara prospettiva facendo emergere, senza troppe riserve, che se non si hanno principi solidi e chiari, si è semplicemente senza principi.