Toni Concina si ricandita e qualifica la sua amministrazione, ammettendone i limiti e gli errori che l’hanno caratterizzata in questi cinque anni, come la meno peggio che c’è stata a Orvieto.
Ha ragione ! Almeno nel senso che al di là del giudizio storico, spetta ad altri, oggi, indicare un nuovo candidato sindaco con altri programmi e altre alleanze da presentare e con cui convincere gli elettori per una alternativa e una migliore amministrazione della nostra città.
Siccome il maggior partito di opposizione, a distanza di 100 giorni o poco più dal voto, dice di dovesi ancora chiarire le idee, ammesso che siano solo confuse e non invece completamente assenti come in molti sospettano, la strada verso la riconferma dell’amministrazione uscente appare sgombra come la pista di un aeroporto al momento del decollo.
Appunto facile, troppo facile tanto da confondere il concetto del meno peggio con quello del meglio possibile.
Il meglio possibile, a nostro modesto parere, dovrebbe tener conto delle seguenti novità:
Il salto culturale.
La base per un rapido risanamento finanziario del Comune di Orvieto e di più per il recupero di una condizione di agiatezza tipica di una città d’arte, deve poter poggiare sul superamento del preconcetto culturale con il quale finora è stato comunemente interpretato lo scopo principale dell’attività politica locale e al quale si sono conformate generazioni di amministratori , ovvero quello della virtuosa e mera ridistribuzione di una ricchezza principalmente prodotta altrove.
Oggi la situazione impone di governare con lo scopo di produrre in loco e con mezzi propri le maggiori quote di ricchezza da ridistribuire per mantenere i servizi ai cittadini.
Serve pertanto una nuova politica di bilancio incardinata su nuove entrate perseguibili attraverso la valorizzazione economica delle risorse tipiche della nostra città.
Attualmente l’indice che misura il rapporto tra la spesa generale del Comune e le sue entrate proprie, ovvero ciò che viene incassato al netto della tassazione dei cittadini e al netto dei trasferimenti dallo Stato, nel caso di Orvieto rimane al disotto di qualunque aspettativa.
Si può dunque affermare che questa terza gamba su cui poggiano gli equilibri di bilancio è stata ampiamente trascurata o contraddittoriamente perseguita dall’amministrazione uscente.
La situazione data.
Come è noto i vincoli di bilancio nazionali e comunitari hanno via via imposto drastiche riduzioni delle risorse trasferite ai comuni dallo stato centrale molti dei quali hanno potuto compensare le ristrettezze con un progressivo aumento della tassazione accompagnata da tagli alla spesa più o meno appropriati .
Sfortunatamente nonostante l’applicazione di tali misure il Comune di Orvieto, incapace nel contempo di aumentare anche le entrate proprie e quindi di aggiungere nuove risorse al proprio bilancio, a dicembre del 2013 ha dovuto dichiarare lo stato di predissesto per evitare lo scioglimento e il commissariamento dei propri organi istituzionali.
L’adozione del conseguente Piano Pluriennale di Risanamento non rappresenta certo una semplice operazione di consolidamento del deficit pregresso, come l’amministrazione tenta di minimizzare, bensì si dovrà tener conto anche dello squilibrio corrente del bilancio, che non è stato affatto eliminato in questi anni ma solo dissimulato attraverso previsioni incongrue, miscelando artatamente le poste straordinarie a quelle ricorrenti.
Il parere contrario espresso dal Collegio dei Revisori dei Conti sull’ultimo bilancio 2013 ha certificato questo caos contabile dal quale ne deriva che il Comune ha continuato a incassare meno di ciò che spende.
Del resto la prova del nove, circa il persistere del divario tra entrate e uscite, risulta dalla semplice ma efficace constatazione che a fronte delle entrate straordinarie derivanti dalla vendita della farmacia e di altri vari immobili, perfezionate in questi ultimi anni, non un euro di tali introiti straordinari è stato possibile usare per abbattere il deficit e il basket dei mutui in essere, dal che ne deriva esser stati gli stessi riassorbiti totalmente nel magma della spesa corrente.
Dove prendere i soldi.
Occorrerà, pertanto, moltiplicare i proventi dai servizi a pagamento riorientando la macchina comunale e il suo capitale umano verso la gestione diretta del patrimonio, delle infrastrutture e dei beni culturali.
La base impositiva allargata di questa nuova politica delle entrate sarà costituita dalla messa a reddito dei flussi turistici riorganizzando la filiera della cosiddetta mobilità alternativa costituita da parcheggi, sosta dei pulman, funicolare, minibus nonché dalla tassa di soggiorno e dalle biglietterie dei beni culturali.
Oltre il risanamento.
Bisogna chiarire che il Piano, la sua concezione e applicazione, condizionerà i prossimi anni della vita politico amministrativa della città che non sarà più garantita e sostenuta con soldi trasferiti dallo Stato e che non per questo si potranno continuare a tagliare i servizi e ad aumentare le tasse ai residenti.
Appare evidente, pertanto, che il Piano di Riequilibrio Pluriennale che dovrà essere adottato dal Comune non è pane per soli ragionieri ma è prerogativa della Politica e tema di confronto generale sulle scelte da compiere per il futuro della città.
In questo senso esso rappresenta una straordinaria opportunità programmatica in coincidenza peraltro ai temi della prossima campagna elettorale catalizzando visioni diverse e ricette alternative da mettere in campo.
La nuova sfida deve avere lo scopo non solo di risanare i conti ma di debellare l’assuefazione alla crisi e all’emergenza nelle quali l’ Orvieto di oggi sembra rassegnata a convivere.
Ora, però, la realtà è che per affrontare con cognizione e serietà la stesura di un Piano Pluriennale che corrisponda a più alte prospettive occorre, preliminarmente, ricercare risposte oneste e veritiere alle seguenti questioni dimostrandone, come cercheremo di fare nelle prossime settimane, l’esattezza e la fattibilità :
- La quantificazione del reale fabbisogno finanziario.
- L’individuazione degli interventi da effettuare sugli asset produttivi del Comune.
- La quantificazione dinamica delle maggiori entrate possibili nel rispetto dei tempi concessi.
In conclusione si può essere o meno d’accordo, ma a noi sembrano concetti programmatici efficienti, né di sinistra né di destra, ma solo decisivi e utili.