di Fausto Cerulli
Avevo cominciato, per gioco e per provocazione, dichiarando che voglio fare il Sindaco. Ma ora, per rispondere al coro assordante del popolo orvietano che urla Fausto for Sindaco, capisco che mi diventa un obbligo sedere sulla poltrona di Primo Cittadino, con tutte le iniziali maiuscole, che fa molto fico. Voglio innanzi tutto esordire con un leggero rimprovero a Concina. Non mi sembra giusto che se la prenda con il malcapitato Trappolino sulla questione del Tribunale. Prima di tutto perché attaccare Trappolino mi fa pensare ad uno che approfitta di un giovane anziano intento a defecare. E poi perché fare polemiche sul Tribunale, è come piangere sul giudice versato. Incombono problemi più seri, su cui dibattere: parlo della nebbia, quella che nasconde persone e futuro, parlo della miseria che dilaga dalle porte delle Banche all’uscio malmesso dei malmessi.
Parlo di me, che sono preoccupato dalle primarie, essendo io adatto alle secondarie, e magari alle universiadi. Concina e Trappolino fanno finta di non sapere che sarò eletto, anche se non sarò l’Eletto. E si fanno guerra tra loro per celare a se stessi la mia ombra incombente. Sul Tribunale, Concina e Trappolino permettendo, vorrei dire la parola decisiva. Concina ha fatto quello che ha potuto, e poteva anche fregarsene, Trappolino era preso in altri pensieri. Io sono intervenuto con una donna che conta, l’ho già scritto, la Tannini, pezzo da novanta in fatto di giustizia. A Concina, in particolare, vorrei dire di non accalorarsi troppo con il Deputato: tempo sprecato. In tutti i sensi. Se vogliono litigare, fingendo di essere in campagna elettorale, cerchino altri temi, adatti ai tempi. Il popolo se ne strafrega del Tribunale, lo dicono i sondaggi che io faccio tra la gente che conta, quella che d’estate sta sulla porta di Montanucci, e d’inverno sta col naso attaccato alle vetrine. Pensino piuttosto ai commercianti, che piangono sempre alla maniera dei coccodrilli, pensino a quelli che hanno il conto in banca, e qualche volta vanno in rosso, pur non essendo comunisti. E pensino al Natale, che ci rende tutti più buoni e più coglioni. Io navigo spesso sui giornali locali, e rischio di affogare nell’ovvio e di inciampare negli errori di sintassi. Ebbene, questi, come dire, giornali, vivono soltanto delle liti tra il Sindaco in carica e quello che si sente già Sindaco, manco fosse Renzi. Non parlano della mia candidatura, pensando di boicottarla con il silenzio.
Prometto panem et circenses: tanto per cominciare metto in programma un evento per gennaio, da non perdere. Non so ancora bene dove e quando, ma avrà luogo la lettura delle poesie del mio carissimo amico Fausto Cerulli, con la presentazione acconcia di Paolo Mauri, e Rita Marcotulli al piano. Questo evento non avrà la gazzarra mediatica di Umbria Iazz, ma per fortuna io sono azionista di ferimento della testata Freddi Dante, e dunque mi sento Murdoch. Orvieto, a pensarci bene, non è neppure la mia città di nascita: ci sono capitato come profugo, al seguito di un padre militare, e questo mi rende simile a Concina, profugo anche lui, ma di sangue morlacco.
Non ricordo come ho cominciato questo corsivo, allora voglio dire che voglio bene a Concina, che voglio bene a Trappolino, che voglio bene a tutti quelli che quasi mi implorano di fare il Sindaco.
Ognuno deve pensare a se stesso, specie in questi giorni di feste comandate e di bontà costretta ad essere bontà. Natale passa, passa anche Capodanno: dopo comincia la guerra elettorale. Prometto che non risparmierò nessuno, anche perché di questi tempi c’è poco da risparmiare. Prometto lagrime e ci vuole poco, prometto sangue, per l’AVIS.
Garantisco soltanto, come sempre, che un certo Pietro sarà assessore al volermi bene. Almeno spero.