di Dante Freddi
Massimo Gnagnarini invoca le Primarie cittadine, così le chiama, con un definizione, “cittadine”, che definisce poco e richiede quindi qualche riga di approfondimento.
La scelta di un cittadino che possa risultare il preferito dagli orvietani per essere poi candidato sindaco attiene ai diversi campi politici che si schiereranno, almeno due, forse tre.
La pratica della democrazia, anche quando è sovrabbondante, è comunque positiva e non credo possa produrre di per sé danni gravi, ma qualche sofferenza personale credo di sì. La nostra storietta locale ci dimostra infatti che non tutti sanno accettare i risultati elettorali e la vicenda che portò alla bocciatura di Loriana Stella nella precedente consultazione amministrativa ne è emblematico esempio. I patti d’onore, d’altra parte, richiedono persone d’onore che li rispettino.
Guardiamo s nella scena e guardiamo gli attori.
Il centrodestra non credo sia interessato a che la selezione del candidato sindaco avvenga al di fuori della cerchia di Còncina, Olimpieri, Frizza, Meffi e qualche altro amico che conta, altrimenti si sarebbe sentito almeno un sussurro in tal senso.
L’ipotetico terzo polo non credo abbia volontà né possibilità organizzativa di mettere in piedi Primarie cittadine di propria iniziativa. Già mettere insieme una decina di persone che vogliono più o meno qualcosa di simile e da queste tirare fuori un nome dovrebbe comportare un bel travaglio.
Rimane soltanto il centrosinistra e l’area “civica” a questo vicina.
Insomma, se il PD vorrà le primarie potrà organizzarle e invitare a parteciparvi chi nella coalizione vorrà, altrimenti niente. Non saranno certo comunisti italiani, PSI o Rifondazione a organizzarle.
Alcuni sostengono che non ci sarebbe spazio per candidati diversi da quelli espressi dal PD, ma non è vero. Ci sono molti candidati del PD bocciati, basti ricordare Milano o la Puglia, è questione di voglia di sfida, di spessore degli sfidanti e di capacità di interpretare le speranze della città.
Se il PD svolgerà delle primarie tutte interne credo che effettivamente saranno poco utili, ma comunque necessarie. Di persone che hanno possibilità di essere elette non ce n’è certo una schiera, uno, forse soltanto uno, ma i renziani che chiedono le primarie hanno comunque ragione, perché il partito non ha un’ autorevolezza tale nei confronti dell’elettorato da poter imporre di forza un candidato sindaco. Anche per un “martire”, come definisce giustamente Scopetti il futuro sindaco, c’è bisogno dell’osanna del popolo.
Allora accordo di programma su pochi punti essenziali tra quanti si pongono in alternativa a Còncina, perché il tempo e lo spazio di manovra sono pochi, e via, all’insegna dello slogan “Rinnovamento e metodo”, che è quanto gli orvietani vogliono e ancora attendono.