Dal generale …
Un Paese che affonda nella melma della furbizia
Caro Pier,
ti propongo di commentare questa notizia comparsa sul Messaggero e sugli altri giornali di venerdì scorso non perché riveli qualcosa di nuovo, ma perché squaderna un atteggiamento di protervia diffuso nella società: è come se ognuno pensasse di essere il più furbo e perciò fosse sicuro di sfangarla sempre e comunque, come se ognuno fosse convinto di godere di un lasciapassare per la repubblica dei comodi propri. Io vedo qui il patto, mai scritto ma perfettamente funzionante, tra una classe dirigente che fa i comodi propri e una consistente fetta di società che fa la stessa cosa o ambisce a farla, con il risultato che tutti ne paghiamo le disastrose conseguenze. Urge un cambiamento radicale, di fondo, generale. Saremo capaci di non fermarci alle prediche, merce facile e ormai avariata? Tu che ne dici?
Franco
“Autocertificazioni false per pagare meno tasse. Succede sempre più spesso nelle università. Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale Roma hanno firmato uno specifico protocollo d’intesa con la Regione Lazio e le Università «La Sapienza», «Tor Vergata» e «Roma Tre», volto a smascherare casi di indebita fruizione di benefici pubblici da parte di studenti ai danni della Regione e degli Atenei.
Nel 2013 la percentuale dei controlli risultati irregolari nell’ambito delle verifiche condotte dalla Guardia di finanza nelle università di Roma si attesta sul 62,2% delle posizioni controllate, con 340 irregolari su 546. È poco più del 2012 quando gli irregolari erano 521 su 848 con la percentuale del 61,4%. I risultati dell’indagine sono stati presentati questa mattina in Regione dal governatore Nicola Zingaretti, con il vicepresidente e assessore all’Università Massimiliano Smeriglio. Con loro il rettore de La Sapienza Luigi Frati e i prorettori di Tor Vergata e Roma Tre. A presentare i dati i vertici della Finanza del territorio: il comandante regionale, generale Carmine Lopez e il comandante provinciale, generale Ivano Maccani.
I casi più eclatanti. Dai controlli emergono anche dei veri “fuoriclasse” della bugia. C’è la studentessa col padre proprietario di una Ferrari e di case di lusso che dichiarava 19.000 mila euro di reddito annuo. C’è quella iscritta a Tor Vergata che ha dichiarato 14 mila euro l’anno, “dimenticandosi” di avere in banca ben 600 mila euro. Quella con redditi da 70 mila euro l’anno, tenuti sottobanco. C’è quella di Roma Tre, a cui hanno scoperto una villa con piscina (neanche accatastata), passata dalla “prima fascia” di reddito, quella dei più indigenti, addirittura alla sessantesima. E che, oltre a tenersi in tasca i 1.700 euro di retta universitaria, era pure in corsa per una borsa di studio da 26 mila euro.
Sono alcuni dei casi eclatanti dei “furbetti d’ateneo”, gli studenti universitari finti poveri che dichiarando redditi molto più bassi del reale usufruivano nelle università di Roma di benefit come alloggi, assegni, sconti sui trasporti e mense. ….”
Dico semplicemente che qualche anno fa, quando ero regolarmente coniugato e padre di una bambina, fui chiamato alle armi perché ero figlio di due dipendenti statali che, secondo i Carabinieri, potevano e dovevano mantenere mia moglie e mia figlia integrando le 150 lire giornaliere del mio soldo militare. Invece i miei genitori s’arrabattavano per far studiare la terza figlia dopo che s’erano svenati per fra studiare i primi due. Se non ricordo male, sei stato per qualche mese mio commilitone. Intanto figli di benestanti professionisti, commercianti e imprenditori ottenevano l’esonero. Dico semplicemente che ho dovuto avere a che fare, come funzionario pubblico, con quella truffa legalizzata che è la certificazione ISEE ( Indicatore Situazione Economica Equivalente) in base alla quale viene individuato chi ha diritto ad agevolazioni e sussidi pubblici. Dico semplicemente che tutti sanno tutto quello che succede e ogni tanto cascano dalle nuvole, vanno in televisione, inguaiano qualche imbroglioncello che s’è allargato oltre lo spazio per imbrogliare consentito dalla legge. E l’andazzo prosegue. Devo dire una parola di speranza? Vadano tutti a farsi fottere.
… al locale
Fermiamo “la guerra di tutti contro tutti”!
Caro Franco,
t’invito a commentare i seguenti brani tratti da un intervento di Simone Zazzera pubblicato il 26 novembre da questo giornale. Zazzera replica duramente a Leonardo Brugiotti, che aveva accompagnato, con uno sfottente articolo, un tam-tam d’insulti al sindaco su facebook. Non mi meraviglio che l’odio politico porti a questi antipatici scivoloni. Tu ti meravigli?
“Il 21 novembre, all’hotel Kolbe di Roma si è svolto l’evento “Gianfranco Vissani per Peter Pan” al quale ho partecipato. Avendo scattato, per puro diletto, diverse foto, l’organizzatrice della serata mi ha pregato di girarle ai vari siti locali di Orvieto, con i quali avevo contatti avendoci collaborato in passato… Nella foto che immortala Concina con la Caprioglio si possono notare, nelle mani dei due, i biglietti di una piccola lotteria, il cui ricavato è stato anch’esso devoluto alla onlus, in favore della quale è stata organizzata la serata. Ebbene sì, il sindaco Concina si è prestato a questa attività ‘loschissima’: vendere i biglietti di una riffa, “sfidando” la Caprioglio a chi ne vendeva di più (sfida difficile, forse per questo il viso era arrossato). Ora usare un evento benefico, al quale hanno prestato il loro contributo economico e di immagine, esponenti di diversi schieramenti, per attaccare politicamente questo o quello che sia, è un atto vile che scredita chi lo compie… Quanto a lei, mi permetta un consiglio: la prossima volta non si fermi alle immagini; capisco che la Caprioglio sia un bel guardare, ma si fidi vada oltre. Magari, se avesse letto l’articolo a corredo delle foto avrebbe usato maggiore cautela. Faccia così, segua la legge delle ‘12 P’: “Prima Pensa, Poi Parla, Perché Parole Poco Pensate Possono Provocare Parecchie Puttanate”.
No, ormai non ci si può più meravigliare di niente, o quasi. Certo non degli antipatici scivoloni originati da una lotta politica tutta spostata sulle vicende personali. Quando io iniziai a fare politica attiva esisteva un’etica collettiva che considerava e rendeva disdicevole ogni pur timido tentativo di commistione tra vita pubblica e vita privata. Poi negli anni ottanta le cose incominciarono a cambiare con una velocità impressionante, prima subdolamente, poi sempre più esplicitamente, fino alla protervia, all’ostentazione, alla volgarità teorizzata e praticata. Così l’avversario politico da battere politicamente, cioè con le armi della democrazia, si è trasformato sempre più spesso in nemico da colpire con ogni mezzo. Ed ecco oggi il triste spettacolo di una lotta politica diventata non più nemmeno lotta di fazioni di medievale memoria, ma guerra per bande, incursione nel territorio avverso, assalto alle città e spoliazione di ciò che rimane dopo la cattura del nemico. È l’hobbesiano (Thomas Hobbes) “bellum omnium contra omnes” (la guerra di tutti contro tutti), il ritorno al costume belluino della foresta, l’assenza di regole praticata come dimensione normale, il regresso a prima del “patto sociale”. Ed è il lascito pazzesco di un ventennio di antipolitica, le cui manifestazioni estreme abbiamo avuto il modo di “apprezzare” appena appena perché di sicuro cresceranno nel breve e nel medio periodo, se nel frattempo non saremo capaci di tornare almeno ad un inizio di politica progettuale, quella delle idee, dello slancio, del sacrificio delle ambizioni e degli interessi sfrenati, del coraggio dell’intelligenza.
Io considero l’individualismo parente stretto del populismo ed entrambi i fenomeni come indizi di una morte incipiente della democrazia. Esagerazione? Non credo, e ne è testimone la storia. Trovo perciò una certa repulsione a commentare il brano di Simone Zazzera, semplicemente perché non vorrei leggere scritti come questi, evidentemente scaturiti dal bisogno di rispondere ad attacchi personali, per responsabilità dunque non di chi risponde ma di chi attacca. Non vorrei, ma questo è, e dunque occorre reagire, occorre chiudere con questi fenomeni, devianti e inutili. Insisto, bisogna tornare ad un senso alto della politica per la comunità. In ogni luogo. Al più presto. Lo esigono i gravi problemi che dobbiamo affrontare.