di Franco Raimondo Barbabella
Debbo ringraziare l’amico Massimo Gnagnarini per aver spiegato con dovizia di argomentazioni il comportamento delle minoranze in occasione della discussione sul bilancio che a me non era sembrato del tutto comprensibile. Certo, traspare la voglia di giustificare, come quando ci si prende sulle spalle un compito gravoso, autonomamente o per incarico, ma questo forse è più un fatto di carattere, di voglia di fare, o magari di senso del dovere, che una linea di scelta politica. Dunque ringrazio di cuore, ora sono più tranquillo.
Vorrei dire tuttavia all’amico Massimo che conosco benissimo come funziona la democrazia e proprio per questo da molto tempo sto cercando di dare un contributo, insieme ad altri amici, per far sì che anche nella nostra città si esca dalle storture e dalle “furbizie tattiche” che nel tempo hanno preso il sopravvento sul coraggio del pensiero strategico e ci asfissiano l’anima con discussioni inutilmente strillate e con lo sguardo perennemente fisso sul dito e non sulla luna. Ciò che con la sostanza della democrazia non ha necessariamente a che fare qualcosa.
Questo è il senso del mio ironizzare sulla “mente raffinata che sa tutto e muove tutte le pedine nel modo giusto”. Ironizzare, caro Massimo, solo ironizzare, mi pareva fosse evidente. Niente dietrologie, ci mancherebbe che mi ci mettessi anch’io! Mi dispiace semmai che anche tu ti allinei, magari solo per fretta o per quell’individualismo che oggi annebbia anche le menti più lucide, con chi si lascia prendere più dalla voglia di polemica che dalla considerazione delle ragioni degli altri. E dico altri, perché mi pare che ormai anche tu ci tratti come tali.
Ma, ritornando sull’argomento, per me quella mente, individuale o collettiva, evidentemente non c’è, altrimenti già da tempo si sarebbe manifestato da parte delle forze che esprimono la minoranza consiliare uno sforzo serio, continuo, trasparente, per creare le condizioni di alternativa alla linea di scivolamento verso una decadenza irreversibile che invece appare ben percettibile. O forse le minoranze sono andate all’appuntamento del bilancio con una linea strategica ben definita o anche almeno chiaramente abbozzata per un’alternativa visibile e coinvolgente? Sono io che non me ne sono accorto? Ci dobbiamo accontentare del solo rispetto formale della regola secondo cui la maggioranza approva e la minoranza comunque vota contro?
Figurarsi poi se non sono d’accordo sulla necessità di contrastare una politica di bilancio fondata solo sui tagli della spesa e di adottare al contrario “una nuova politica delle entrate principalmente incentrata sulla messa a reddito delle infrastrutture della mobilità, dei beni culturali e dei flussi turistici che investono la nostra città”! Caro Massimo, sai bene che questa linea l’ho adottata sia quando ho fatto il sindaco sia quando mi sono occupato della Piave. E sai anche bene chi l’ha ostacolata o apertamente combattuta. Forse, visto che stiamo parlando di politica, i fatti dovrebbero avere un certo peso nello stimolare giudizi e prese di posizione.
Io penso che questa linea debba valere a maggior ragione oggi. Il punto dunque ora mi pare questo: prepararsi ad una discussione sul Piano Pluriennale di Risanamento con una visione programmatica e politica di spessore, per scelte non furbe ma strategiche, sapendo che se il risanamento non è anche rilancio sarà un doppio fallimento. Chi ne discuterà? Dove se ne discuterà? Quando? Io mi sento impegnato, per quello che posso e comunque con uno sforzo coerente, in questa direzione. Spero che saremo in molti e spero che ci sia anche Massimo Gnagnarini, se deciderà di non sbagliare bersaglio.