di Pier Luigi Leoni
Come si sa, viviamo in un mondo imperfetto. Ciò spiega perché la vicenda del bilancio del Comune di Orvieto e la scelta del cosiddetto predissesto, che è una cosa seria, sia stata accolta con spirito di tifoseria sportiva. Ma il bilancio comunale non è una cosa futile come un campionato di calcio. È una cosa seria che si riverbera sulle nostre tasche e sui servizi comunali, che sono indispensabili per tutti e ancora più indispensabili per i concittadini più deboli.
Non ha vinto Concina e nemmeno ha vinto il PD. Abbiamo perso tutti, anche se tutti abbiamo combattuto con disciplina e senso del dovere. Oltre dieci ore ininterrotte di dibattito che sono troppe perfino per approvare il bilancio europeo. Una capacità di resistenza alla noia e alla fame che solo in una cittadina molto allenata alla chiacchiera può essere possibile.
Abbiamo perso tutti perché stiamo combattendo una guerra che non doveva esser combattuta. Almeno secondo me e molti altri che proposero quattro anni fa una tregua per ricostruire le finanze comunali dilaniate dai costi di una lunga gestione della sinistra. Una gestione che aveva fatto in passato anche ottime cose, ma che si era poi impigrita fino a dover spendere troppo per mantenere il consenso.
Ciò nonostante, la bonifica del bilancio è vicina e lo strumento meno doloroso è il piano di riequilibrio pluriennale, detto volgarmente predissesto, perché è finalizzato a evitare il dissesto. Il ripiano del deficit potrà avvenire in un arco di tempo che può arrivare al decennio 2014-2023 e, per rendersi conto a che cosa andiamo incontro, devono essere considerati i seguenti elementi che, un po’ per opportunità e un po’ per ignoranza, non sono emersi nel dibattito consiliare:
A) La massa passiva che dovrà essere eliminata nei prossimi anni comprenderà non solo il disavanzo di amministrazione che si trascina da molto tempo e che ammonta a poco più di 7 milioni, ma anche: i debiti del Comune non iscritti in bilancio e che risalgono anche alla precedente amministrazione; la somma negativa che deriverà dalla cancellazione dei crediti impossibili da riscuotere; l’inscrizione di fondi cautelari per far fronte a eventuali soccombenze giudiziarie. Azzardo un calcolo di 10 milioni da ripartire in dieci anni.
B) Il risanamento può avvenire, per una eccezione prevista dalla legge in caso di varo del piano pluriennale, anche mediante la vendita di beni patrimoniali disponibili.
Andiamo incontro a una tragedia?
No, se il Comune riuscirà a valorizzare il grande patrimonio di cui dispone, a cominciare dai beni culturali, e ad alienare al giusto prezzo i beni che non può né utilizzare né valorizzare.
Sì, se la classe dirigente sarà incompetente, ottusa, supponente, faziosa, meschina, debole, irresoluta, insomma inadeguata.








