di Massimo Gnagnarini – Unire i Puntini Orvieto.
Nonostante tutto Orvieto è troppo ricca d’ arte, infrastrutture e intelligenze per declinare da città a paesello della Tuscia. Supereremo la nottata. Avverrà in fretta in barba al dissesto o al predissesto del Comune, ci lasceremo alle spalle questi anni di polemiche e di inconcludenza poiché le cose da fare sono lì, chiarissimamente sotto gli occhi di tutti e dovranno essere fatte. Non saranno più i Revisori o la Corte dei Conti a dettare l’agenda politica e amministrativa della città, non giocheremo più al Bilancio del Comune come si gioca con il cubo di Rubik. Uno o due milioni all’anno di visitatori e di turisti sono la risorsa che basta e avanza per risanare le finanze del Comune, diminuire le tariffe e le tasse che gravano sui residenti, mantenere i servizi, favorire il commercio e rilanciare l’artigianato, riprogettare quel un terzo del centro storico che va dalla ex caserma Piave passando per le carceri fino all’ex tribunale. 5000 pulman in sosta alla Porta di Orvieto, mezzo milione di ticket con la Funicolare, i Parcheggi, il Pozzo, i Musei e la tassa di soggiorno, l’affidamento del palazzo dei congressi e , di più, ogni orvietano sa cos’altro si può aggiungere. Il quadro della città, le sue attuali criticità insieme alle sue enormi potenzialità, è del tutto chiaro alle famiglie, agli imprenditori, ai professionisti , alle banche e alle stesse istituzioni. La convenienza a cambiare e la necessità di una ripartenza è chiara a tutti.
Non si tratta di difendere o di combattere questo Sindaco, non si tratta di destra o di sinistra, qui anche il concetto più generale di conservazione degli interessi locali siano essi legittimamente particolari o più generali deve muovere dalla consapevolezza e dall’esigenza ormai improcrastinabile di cambiamento senza il quale tutto decade.
La classe dirigente orvietana, soprattutto quella meno visibile ma non meno incisiva e determinante, saprà fare la sua parte senza essere di parte.
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