di Santina Muzi
È in edicola l’ultima opera in ordine di tempo di Maria Antonietta Bacci: “LA CONTESSA di BASCHI Ultima Favorita dei re di Francia” edita dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto con il Patrocinio del Comune di Baschi.
Si tratta di un bel volumetto composto per la prima parte della versione integrale de “La dernière favourite des rois de France / La comtesse du Cayala” di Edouard Perret cui fanno seguito pagine scelte da vari testi tra cui la “Genealogia del casato dei Baschi” e “Le grandi dame del diciannovesimo secolo”.
L’opera, scaturita dalla tenacia e dall’amore per la propria terra che caratterizzano l’autrice, costituisce un’importante testimonianza degli eventi che nel passato hanno coinvolto Orvieto e il comprensorio. Ma non è stato facile per la ricercatrice consultare i testi francesi soprattutto per il forte senso di proprietà e di appartenenza che le biblioteche d’oltralpe hanno dimostrato nei confronti dei documenti in loro possesso. Alla fine, grazie al contributo di una ex compagna di studio, la Bacci, pagando di tasca propria, è riuscita ad avere per lo meno le fotocopie che diligentemente ha tradotto e pubblicato.
Incuriosisce il nome “Baschi” riportato varie volte, a partire dal titolo e viene da chiedersi cosa c’entra la Baschi nostrana con la terra di Provenza.
Tutto cominciò nel 1422, all’epoca di Luigi d’Angiò, re di Napoli e conte di Provenza:
<<I Baschi avevano vasti possedimenti in Umbria, Marche e Toscana e nel periodo di massima espansione contavano 60 castella.- commenta l’autrice- La stessa Orbetello fu fondata da un Baschi. Nel 1422 Guiscardo dei Baschi, signore di Vitozzo, Morano e Latera e scudiero d’onore di Luigi d’Angiò insieme alla moglie Giacomina Farnese seguì il suo signore e si stabilì a Thoard, diocesi di Digne in alta Provenza. Da Guiscardo discendono tutti i numerosi Baschi d’oltr’Alpe. Il loro casato figura tra i più nobili di Francia. Alcuni di loro hanno svolto ruoli importanti e ricoperto cariche importanti nella diplomazia, negli eserciti del re e della regina, nella politica. Qualcuno ha vissuto a stretto contatto con i regnanti ottenendo le più alte onorificenze come “Cavalieri di S. Luigi”, “Gran Croce di S. Luigi”, ”Cavaliere della Legion d’onore”, e perfino “Pari di Francia”. Esiste una “Généalogie de la Maison de Baschi” che fu scritta da Charles Bertier de Sauvigny dopo che, venuto a Baschi nel 1896, ebbe consultato archivi e parrocchie. Sono riuscita ad avere in fotocopia tale opera dalla Biblioteca Nazionale di Parigi grazie all’interessamento di una mia cara amica bibliotecaria di Caen. L’ho tradotta e pubblicata con il contributo della Fondazione CRO.>>
Dunque: la marchesina Zoé Talon a soli 17 anni andò sposa all’ultimo discendente dei Baschi di Francia, Achille Pierre Antoine conte del Cayala (castello fortezza di Provenza), ufficiale superiore, Cavaliere dell’Ordine Reale e Militare di S. Luigi, Pari di Francia. Dal matrimonio nacquero due figli, Ugolino e Ugolina, due splendidi ragazzi che possiamo ammirare accanto alla madre in quarta di copertina. Intanto il matrimonio idilliaco finisce, il ménage famigliare va in tilt e la contessa si rivolge al re di Francia Luigi XVIII chiedendone l’intervento per ottenere la custodia dei figli.
L’incontro fu fatale per il monarca che rimase incantato dai modi raffinati di quella dama e soprattutto dal suo stile corretto, grazioso e leggiadro nonché arguto… La voce però, quella voce che Mme da brava discendente di una famiglia di oratori sapeva modulare con vera maestria, fu la vera trappola che catturò il cuore del re che non solo ne accettò la richiesta offrendole il proprio valido sostegno ma, preso da tanta grazia, nel 1817 giunse a farne la sua favorita. Madame du Cayala si separò dal marito ed iniziò una nuova e splendida vita. Per tre anni fu lei la regina di Francia. Il re che l’adorava e solo vicino a lei si sentiva felice, la ricolmò di doni e di favori ed arrivò perfino ad offrirle il Louvre!
Sarà stata felice, sarà stata fedele Mme Zoé? Secondo il testo il re, possessivo ed ossessivo, era vecchio e malato, aveva il corpo e le gambe piene di pustole purulente e dovrebbe essere stato impotente benché fosse noto per i suoi giochi amorosi. La contessa del Cayala bella, giovane, ingioiellata e agghindata secondo la moda del tempo, dalla copertina del libro sembra sorridere malinconica. Felice no, non lo sembra affatto, contrariamente al re di Francia che da lei aveva avuto veramente grande sostegno e con lei aveva raggiunto la tranquillità mentale.
Cosa non avrà funzionato in questo rapporto?. Prendo dal testo: “La tirannia del sovrano, sebbene nascosta sotto i fiori, non mancava talvolta di essere pesante e irritante” Che non fosse proprio il massimo lo si coglie dalle parole stesse di Zoé: “Sembra che mi si voglia punire; ho l’impressione che mi si voglia tenere al guinzaglio…”
La vita continua in un viavai di intrighi e manovre che si susseguono, scossoni che poco influiscono sulla determinazione della contessa anche se, per contrattare un matrimonio italiano ad una certa dama rimasta incinta, proprio in questo viaggio si becca il colera che la tiene bloccata per diverso tempo. Lui però è bello, libertino e fortemente carico di debiti…La trattativa si conclude con il nobile italiano che per 100 mila scudi accetta di fare “il marito da operetta”.
Zoé Victoirie Talon, la piccola e rotondetta contessa del Cayala:, da brava e intrigante “tessitrice” attraversò incolume l’epoca di Napoleone per trionfare da delfina durante la Restaurazione e il regno del re “volteriano”, sempre e solamente preoccupata di salvaguardare i propri interessi anche dopo la morte del sovrano. Con lo stesso successo passò alla pastorizia e agli incroci finché non ottenne una nuova, pregiata razza di pecore che pascolavano nel parco sulle rive della Senna… la razza ”du Cayala”! Un successo che incoraggiò la corte e fece moda. Tutti i cortigiani e i ricchi si lanciarono nell’agricoltura e nella pastorizia.
E il re? Sempre più convinto d’aver scelto bene la sua delfina, il re la ricompensò mettendola alla direzione del saponificio ai Gobelins. In quella occasione, nonostante le varie amicizie maschili, quasi sempre tradite, ci fu chi involontariamente applaudì e salutò la contessa come uomo:
Successe quando Zoé du Cayala venne nominata presidente del Consiglio di amministrazione e gli azionisti l’acclamarono con la frase: <<Ecco l’uomo che ci occorre!>>