di Massimo Gnagnarini – Unire i Puntini Orvieto.
Gentili consiglieri,
non me ne vogliate per le mie soventi incursioni, per lo più da semplice cittadino, con riguardo agli aspetti finanziari della vita politico-istituzionale della nostra città che, ovviamente, in quanto voi eletti dal popolo, vi appartiene pienamente e indivisibilmente anche per la responsabilità che ne conseguono.
Insieme a tale onore, infatti, vi corre l’obbligo degli oneri tra cui quello di esprimere un voto su questo bilancio 2013 e assieme ad esso sul cosiddetto Predissesto del comune.
Spettano a voi le decisioni e pertanto considerate le note che seguono come semplici opinioni di merito che possono certo influenzare il processo decisionale in corso ma che non impediranno di certo a ciascuno di voi di votare in piena e libera coscienza.
Il predissesto è anzitutto una norma di emersione delle patologie del bilancio.
Per accedervi occorre quindi, come nel caso di Orvieto, essere in disavanzo e non solo in stato di insolvenza o di illiquidità: in sostanza, occorre ammettere che il rendiconto precedente non era veritiero, vuoi perché viziato da un mantenimento di residui attivi a dir poco avventuroso, vuoi perché omissivo di un Fondo di accantonamento dei flussi negativi degli swap BNL maturati in costanza della sospensiva giudiziaria riguardante il mero pagamento dei medesimi, ecc.
Sarà pur vero che il riaccertamento dei residui e di altri cespiti contiene degli elementi di discrezionalità tecnica ma diventa difficile spiegare come, in buona fede, si possa passare, nel corso di tutti questi ultimi cinque anni, dalla presentazione di bilanci di previsione che chiudevano con un avanzo di amministrazione a bilanci consuntivi che hanno chiuso sempre con disavanzi plurimilionari.
Con il Predissesto, in altre parole, si viene a configurare un’autodenuncia i cui effetti saranno valutati alla luce della lettura che ne darà la magistratura sia contabile che penale.
La magistratura contabile, infatti, rifletterà sugli effetti che vi possono essere sul patto di stabilità degli anni precedenti (con il rischio del ripetersi di quanto accaduto, per motivi diversi, ad Alessandria); la magistratura penale, invece, potrà verificare se sussistono gli elementi del falso ideologico (ovvero di alterazione consapevole del bilancio del comune).
Ecco, di seguito, come il Prof. Enrico Caterini e il Prof. Ettore Iorio, massimi studiosi della materia, trattano, nel loro volume “ Il Predissesto nei Comuni” edito da Maggioli Editori 2103, la questione dei rischi giudiziari in capo agli amministratori degli enti che lo abbiano deliberato.
“Sono stati e saranno tanti gli amministratori che abbagliati dal fascino retorico di vedere risolti i problemi dei loro enti, ritenendo il cosiddetto predissesto dotato di qualità salvifiche, hanno agito e agiranno con superficialità, trascurando le responsabilità cui è davvero facile andare incontro, e non solo in caso di diniego ma pure di inadempimento agli obblighi/doveri procedurali, preconnessi e susseguenti.
Invero, l’accesso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale comporterà, inanzitutto, un’ammissione formale delle responsabilità maturate dall’ente e , quindi, dai suoi rappresentanti con conseguente emersione delle irregolarità commesse e delle patologie cronicizzate a fronte di un disavanzo da dichiarare. Per fare tutto questo, si renderà necessaria una sorta di confessione pubblico-documentale nella quale ammettere la non veridicità di molti dei bilanci pregressi.