di Massimo Gnagnarini – Unire i Puntini Orvieto.
Discutere la sfiducia al Sindaco di Orvieto , come previsto all’o.d.g. del Consiglio comunale del 27 dicembre , in pieno clima natalizio e a quattro mesi dallo scioglimento del Consiglio comunale potrebbe rivelarsi l’ennesima “orvietanata” destinata a sciogliersi nel triste stagno della demagogia e dell’inconcludenza della nostra politica cittadina..
A meno che il confronto, sorprendentemente, stavolta si elevi di una spanna sopra la testa del sindaco stesso e di altre due sopra i triti concetti del “.. quando ci eravate voi….” o del “.. quando siamo arrivati noi…”. Si può, anzi si dovrebbe ,invece, ripartire a ragionare dalla seguente constatazione:
“Orvieto è degli orvietani ma se la godono anche milioni di visitatori che, accolti e trattati come si deve, possono costituire, attraverso una gestione comunale logica e attiva dei beni culturali e della mobilità alternativa, la fonte finanziaria sufficiente per il miglioramento dei servizi e l’abbattimento delle tasse e delle tariffe per i residenti”.
La sfiducia , pertanto, si dovrebbe votare a tutti coloro che , invece, si sono dedicati per anni a spezzettare, svuotare, affidare, esternalizzare il patrimonio e a disperdere le opportunità in mille contentini di parte senza mai il coraggio di afferrare il toro per le corna, di decidere e governare in nome del popolo orvietano.
Anche a Toni Concina si può votare la sfiducia ma solo in quanto continuatore di queste politiche dannose ereditate e mai sconfitte in ragione di quel rinnovamento e metodo annunciati. Anzi la composizione della maggioranza consiliare sulla quale si è retta la sua sindacatura è la rappresentazione plastica di questa vecchia commistione di responsabilità senza soluzione di continuità.
Per il PD, che la mozione l’ha proposta insieme alle altre forze di opposizione, è una straordinaria occasione per fare i conti con il proprio passato: sconfessando Concina esso sconfessa anche se stesso almeno per quel che quel partito era divenuto quando perse la città .
Ma viva dio ora si può guardare al futuro, si facciano dunque le Primarie e si apra, finalmente, una nuova stagione politica.