di Dante Freddi
Andrea Scopetti, segretario del PD orvietano, ha espresso in occasione di una conferenza stampa, sabato scorso, tutta la rabbia del suo partito per la condizione in cui la Giunta di Còncina ha ridotto la città, ormai nel baratro del fallimento politico e finanziario. La strategia dell’Amministrazione di portare il Comune al predissesto, quindi ad una amministrazione controllata della città per 10 anni, è stata definita da Scopetti “un atto vigliacco”, perché pregiudicherà la possibilità della prossima amministrazione di “costruire fiducia”, di governare un processo di sviluppo, di alimentare la speranza.
Ha promesso, insieme al capogruppo Giuseppe Germani, una reazione decisa e senza sconti, oltre il Consiglio comunale, tra gli orvietani.
Scopetti esprime un sentimento diffuso nella città, anche in chi non presta troppa attenzione ai numeri ma sa guardarsi intorno e vede.
Chiudono imprese, non vengono pagate né bollette né tasse, cittadini e imprenditori stanno faticosamente tentando di sopravvivere fino a tempi migliori. La crisi economica generale si aggiunge a quella locale e il risultato è dirompente.
Di fronte alla città non c’è il fallimento della politica di bilancio di Còncina, l’Imu al 5,5 per la prima casa e il 10,6 per mille per tutti gli immobili e aree fabbricabili, ma complessivamente della sua politica amministrativa.
Ha dissipato il consenso perché non aveva un progetto, perché ha considerato politichese, cosa vuota da prima repubblica, fantasticare intorno a un’idea di Orvieto e lavorare su quella.
Còncina ha vinto perché ha perso la sinistra e il risultato è questo.
Quando si insediò l’assessore Romiti, gli rivolsi l’appello che non riducesse Orvieto ad un paesello da ventimila abitanti. Mi rispose piccato, ma purtroppo così è stato. Convinti che la sinistra spendacciona avesse soltanto sperperato non hanno neppure pensato a riparare i debiti tentando anche nuove entrate, cercando di operare quelle scelte che tutti chiediamo al governo nazionale, quelle di attivare ogni impulso possibile per crescere, ma hanno soltanto messo in vendita quanto c’era, dai parcheggi alla palazzina comando alla farmacia, e iniziato una cura di alleggerimento irrealizzabile, perché già da prima c’era poco da scialacquare.
La città ora è sfiancata, smorta emaciata.
Il fallimento di Orvieto si aggiunge al disagio individuale, compressi dentro una crisi infinita, e genera una condizione di scoramento generalizzato da cui è arduo uscire. Non è questione di numeri, di cui ormai non interessa più a nessuno, ma di fiducia. E non c’è più fiducia in Còncina etc perché hanno sbagliato, non sono stati capaci a governare, non hanno mantenuto le promesse.
L’unico auspicio possibile è che questi amministratori non si portino dietro anche la speranza che dopo di loro sia possibile aprire un varco da cui uscire.
I link che suggerisco riguardano il periodo elettorale del 2009. Uno sguardo a quei giorni può essere utile. Lo consiglio. La storia, anche se storiella, aiuta.
http://archivio.orvietosi.it/notizia.php?id=16850
http://archivio.orvietosi.it/notizia.php?id=17113
http://archivio.orvietosi.it/notizia.php?id=17119
http://archivio.orvietosi.it/notizia.php?id=17278