di Massimo Maggi
Ormai ricordare gli articoli di legge o dispositivi in generale diventa puro esercizio cabalistico nella speranza che ne prendano almeno uno. Come sappiamo anche un orologio rotto riesce a battere l’ora esatta almeno due volte al giorno ma nel caso dei nostri comuni italiani non si riesce neanche in questo facile esercizio. Ed anche in questo caso a nulla vale l’art. 244 del TUEL che prescrive agli enti locali l’obbligo, senza indugio, nel deliberare il dissesto quando questi versino in condizioni tali da compromettere gli interessi primari. L’attuale giunta non è la causa di questo dissesto ma tutt’al più l’effetto speciale di chiusura. Chiederne le dimissioni a quattro minuti dalla scadenza naturale della legislatura suona come un salvataggio in extremis per evitare l’intervento della magistratura contabile oppure come un salvacondotto per la simil-opposizione nell’improbabile tentativo di salvare la faccia e ricostruirsi un verginità; dopo aver scampato di essere stati denunciati in tempo una volta ereditato un buco già consolidato, grazie alla mancanza di coraggio dell’attuale giunta. Anche l’ormai obsoleto art. 247 del TUEL non può essere attivato in quanto l’entrata in vigore della riforma del titolo V della Costituzione ha compromesso anche l’ultimo barlume di garanzia. Inoltre la fase di pre dissesto è stata approvata contestualmente ad un bilancio preventivo (sul passato) che altro non è che un consolidato taroccato. Non sono poche le realtà locali dove le indagini finanziarie hanno evidenziato la diffusa resistenza a formalizzare il dissesto, dissimulandolo o occultandolo. Uno dei motivi è l’inibizione degli amministratori, soggetti attivi del dissesto, a ripresentarsi come amministratori pubblici. Ma sappiamo bene che anche se si perdono le elezioni la casta politica riesce sempre a ricollocarsi ovunque.
In un paesino campano qualche mese fa si è tenuto un interessante corso di sopravvivenza per gli amministratori degli enti locali a cui hanno partecipato molti sindaci con problemini in bilancio. Il titolo ‘Corso di sopravvivenza’ non è farina del mio sacco ma bensì degli organizzatori del seminario. Senza vergogna. Era il 23 novembre ed il paesino era Cardito (NA). In sostanza un prontuario per salvarsi dagli inciampi previsti dal Decreto legge 174/2012 e le principali modifiche al D. Lgs. 267/2000. L’attenzione è stata ovviamente posta sull’urgenza del rispetto delle regole e della tempistica per evitare gravi sanzioni pecuniarie, sia a carico del Comune (come multe e decurtazione dei trasferimenti), sia a carico del Sindaco e/o del Segretario Generale o del Direttore Generale (come la sospensione delle indennità, le sanzioni pecuniarie e l’esclusione dai pubblici incarichi). In questo seminario sembrava quasi un rottura di scatole dover pensare che dalla pubblica amministrazione dipende la vita o la morte della città e dei suoi abitanti.
Il 27 Dicembre 2013 non abbiamo nessuna necessità di sfiduciare il solo sindaco ma l’intera amministrazione politica della città. Questa sfiducia non avverrà il 27 e neanche nei prossimi all’interno del consiglio comunale poiché è già avvenuta al di fuori del palazzo.
Ed è normale che i richiedenti dimissioni abbiano dei dubbi se proporre un martire alle prossime amministrative in quanto per loro si tratta sempre di ricambiare il favore … ma questa volta il fardello è diventato insopportabile.