di Fausto Cerulli
Ieri sera ho fatto pace con la biblioteca. Non che avessimo litigato, non mi accade di litigare con i libri, e con chi me li concede in prestito, con i prezzi che hanno. Ma ieri sera è stata una serata speciale, ho rivisto dopo molto tempo donne che mi sono care, colte, raffinate, gentili, e anche quel tale con i capelli lunghi che sembra un cantante rock. Una mia amica, Valentina Satolli, aveva organizzato, con la precisione che la distingue, essendo della vergine come me, la presentazione dei contributi dei ceramisti orvietani per la realizzazione dell’arredo in chiave ceramica del giardino della biblioteca. La sala non era affollata, ma erano presenti tutte le persone a cui interessa la ceramica orvietana, quella presente, quella passata, quella futura. Mi aggiravo leggermente spaesato tra le bacheche che mostravano i progetti, ero spaesato perché io non saprei fare neppure una pentola di coccio per i fagioli. Ma cercavo di capire, non fosse stato per quel bambino che voleva che gli leggessi le favole e poi era lui ad inventarle per me. Poi è cominciata la cerimonia ufficiale, ma senza formalismi. Il Sindaco, che almeno, rispetto ad altri di cui taccio, suole essere conciso, ha tenuto fede alla sua concisione. Poche parole, leggermente commosse, ma quando Concina sembra commosso, io non mi fido troppo. Dovrei farlo assessore alla commozione, a costo di mettere su una commissione per la commozione. Tutto si può fare, con me Sindaco. Poi ha preso la parola Valentina, che ho conosciuta bambina, e mi faceva un certo effetto vederla ed ascoltarla come oratrice. Ha saputo essere leggera e puntuale, soddisfatta del compito che le era stato affidato, e di come lo aveva portato a termine. Ha spiegato come era nata l’idea di quel concorso, ci ha guidato quasi per mano verso il futuro di quel giardino incantato. Non era commossa, forse cercava di trattenersi. Io credo di conoscerla bene. Poi Valentina ha lasciato la parola a Marino Moretti, vincitore del concorso, che ha ringraziato, ha detto che si sentiva onorato. Ma anche Marino non è facile alla commozione, è andato al sodo, ha spiegato il suo progetto, e come e quando lo avrebbe realizzato. Dunque sappiamo che a primavera il giardino dei libri sarà arricchito dalla sua arte, che nasce e cresce in un Castello di Viceno, che ricordo anche per certe colossali bevute di quello buono, ospite di altro Moretti. Mi guardavo intorno, vedevo volti che mostravano attenzione curiosa, eppure l’aria che si respirava era aria di casa, anche per via di quel bambino che sembrava capire tutto, anzi capiva. Dopo, è stato il momento dolce del dolce, offerto dalla leggenda. Avrei voluto dire qualcosa, io sono uno che se non interviene, magari a cavolo, poi ci sta male. Ma, stranamente, ho preferito tacere, come fanno gli avvocati e qualche poeta vagabondo. Comunque la discussione era accesa, appassionata, Valentina era la protagonista, anche se riservata come sa essere lei. Tutto filava liscio, tutto andava per il verso giusto. Non fosse stato che sentivo crudele l’assenza irreparabile di Paolo Cosenza, anzi no, non irreparabile, perché Paolo, lo so, è vivo e lotta insieme a noi, come urlavamo nel sessantotto. È stata una serata dolce, piena di suggestioni, ed anche costruttiva, almeno a parere mio, che essendo del segno della Vergine, tendo ad essere distruttivo. Quel bambino, intanto, si dimostrava esperto assaggiatore del buffet, e con il suo sguardo teneramente malizioso forse vedeva castelli di ceramica. Dicevo che ho fatto pace con la biblioteca, senza mai essere stato in guerra con essa. Anche se quando sono salito al piano superiore per chiedere un libro in prestito, una cortesissima signora, consultando il computer, maledetto chi lo ha inventato, mi ha negato il prestito. Il maledetto computer indicava che ero un cliente moroso, io che in genere sono amoroso, in quanto avevo sottratto per un anno, alla morbosa ricerca dei frequentatori della biblioteca, un libro che non interessava a nessuno. Intanto quel bambino sfogliava libri, accanto a me, con attenzione a non sciuparli. Vizio o virtù di famiglia. Non so chi ringraziare per bella serata, e dunque ringrazio Valentina, ché la conosco da quando era bambina e fa anche rima.