di Mario Tiberi
Il Professor Donatello Ceccobelli, il quale mi onora della Sua amicizia da me ricambiata, in un commento all’editoriale della scorsa settimana mi ha attribuito il riconoscimento di aver prospettato una lettura morale, e quindi del tutto inusuale ed atipica, relativamente alle questioni connesse alla gestione dei bilanci pubblici. Gliene sono grato e rispondo che, sì, è possibile redigere un “Altro Bilancio”.
“Sicut intra moenia, sicut extra moenia, sed cum judicio…”. Così l’imperatore Adriano, utilizzando lo strumento passato alla storia con l’appellativo di “Responsum Principis”, rispose al Proconsole Gaio Severo, governatore pro-tempore della regione meridionale dell’Illiria, che lo interrogava su come doversi contenere nell’amministrazione degli “Oppida” fortificati, dei territori conquistati e delle terre assoggettate.
In quel “…sed cum judicio…” è racchiuso un principio, valido ancora oggi, finalizzato al perseguimento dello scopo di rispettare le autonomie locali, di assumere e di adattare i provvedimenti di governo tenendo conto delle singole particolarità pur in un quadro generale di indirizzi unitari e, infine, di esercitare le potestà nelle scelte decisionali avendo sempre a bussola di orientamento il sentire alto della responsabilità coscienziosa.
Da umile teoreta del pensiero politico contemporaneo e non essendo mio compito di entrare nel merito contabile dell’approvando o non approvato bilancio comunale, mi permetto comunque di indirizzare due teneri e carezzevoli ammonimenti, uno al PD di Orvieto e l’altro al Sindaco Concina, poiché il nocciolo dell’intera faccenda è indubbiamente di natura squisitamente politica.
Al Partito Democratico, una volta di più, esterno quanto rappresenta una mia personale convinzione: in una fase decisiva per le sorti future della Città appare incoerente, sul piano della correttezza responsabile di fronte alla popolazione tutta, tenere in una mano il “Kalumet della pace e dell’armonia” nel sottobosco dei poteri occulti e, nell’altra, “l’ascia di guerra” nelle pubbliche dichiarazioni ufficiali o, se volete e più brutalmente, nella mano sinistra il ramoscello d’ulivo e in quella destra una pistola puntata alla tempia.
Gli Orvietani mi appaiono disorientati e sembrano non comprendere appieno, perché in effetti foriero di potenziali equivoci, il significato ultimo di cosa realmente si voglia intendere con lo slogan a suo tempo coniato, ma ancor oggi in uso, dei tempi tecnici ancora esistenti e dei tempi politici ormai scaduti.
Al Sindaco Concina mi rivolgo esortandolo a ben verificare la reale e schietta compattezza dei gruppi consiliari su cui poggia il suo mandato amministrativo e, poi, il grado di capacità operativa della Giunta di governo soprattutto nella figura, in questi frangenti centrale, dell’Assessore al Bilancio che, in tutta onestà, mi appare incerta, oscillante, fumosa e infondatamente ottimistica.
E così i nodi burocratici delle Entrate e delle Uscite, invece di dirimersi, si aggrovigliano ancor più e, se non interverrà il coraggio di una politica finanziaria controcorrente, resterà vano il tentativo in extremis di far quadrare dei conti che matematicamente non possono quadrare.
Sarebbe già sufficiente, a tal proposito, il radicamento della convinzione che è di stringente necessità il tendere quantomeno al “Bene comune” quando è irraggiungibile il “Bene totale” poiché, con una sola scarpa, nemmeno al più abile dei ciabattini è mai riuscito di calzare due piedi.
Non vi è infatti dubbio alcuno che, ostinandosi a picchiare la testa contro un angolo acuminato, prima o poi essa si fracasserà e, senza testa pensante, nulla si salverà e tutto andrà perduto!.