Il 30 novembre si è svolta a Todi la seconda giornata del convegno “L’Umbria in ombra” dedicato alle realtà ipogee della regione. Il convegno si concluderà oggi presso la Sala delle Pietre. Sono state presentate le esperienze dei maggiori centri interessati da cavità artificiali ma anche gli embrionali sforzi di realtà emergenti che iniziano ora a strutturarsi anche da un punto di vista turistico. Il sottosuolo infatti attrae l’attenzione del visitatore, in particolare se proveniente da nazioni estere, incuriosito da questa offerta così particolare. La manifestazione, organizzata da Todi Sotterranea con il patrocinio di diversi enti, fra i quali la Regione Umbria e le provincie di Perugia e Terni, ha anche coinvolto una delle più importanti organizzazioni che, a livello nazionale, si interessa di ipogei artificiali, la SSI (Societò Speleologica Italiana, commissione cavità artificiali). Proprio Carla Galeazzi, coordinatrice della commissione medesima, ha presieduto l’incontro di oggi, nel corso del quale, oltre ai contributi relativi a Norcia, San Gemini e Narni, è stato presentato lo scavo archeologico orvietano di via Ripa Medici. Ribadendo che è dalla conoscenza scientifica che è poi possibile elaborare una valida offerta turistica, il dott. Claudio Bizzarri ha illustrato il work-in-progress della grotta che si affaccia sulle pendici della rupe, rimarcandone l’importanza per la storia della città di Orvieto, le cui prime frequentazioni antropiche ora possono essere individuate nelle fasi dell’Età del Bronzo. Ed è proprio grazie ai reperti che provengono dallo scavo che tale realtà prende corpo. La struttura a tronco di piramide, infatti, venne riempita attorno alla metà del V secolo a.C. e rimase sigillata dal materiale che vi venne gettato, comprendente buccheri, ceramica d’uso, ceramica d’importazione greca e, appunto, frammenti di impasto non tornito, pertinenti ai villaggi che dovevano sorgere sul pianoro prima che vi si installassero gli Etruschi. Lo scavo è stato possibile grazie alla collaborazione offerta dai proprietari dell’ipogeo, dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria, dalla Fondazione per il Museo C. Faina, dal S. Anselm College e da Arizona in Italy. Nelle fasi finali della sessione mattutina del convegno è stata più volte richiamata la necessità di un coordinamento nazionale fra organizzazioni che di ipogei si occupano. Al momento Orvieto e Narni rappresentano la punta di un iceberg che offre grandi potenzialità, come è stato anche ricordato da uno dei maggiori esperti di divulgazione speleologica in Italia, il giornalista Fabrizio Ardito.
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