di Fausto Cerulli
Proseguo la mia campagna elettorale. Accolgo l’appello di Gnagnarini, che invita tutti i cittadini a farsi avanti, a presentarsi come prossimo Sindaco, una sorta di primaria casereccia. Faccio qualche obiezione di metodo, forse anche di contenuto. Ritengo che abbia diritto ad aspirare alla poltrona di Sindaco soltanto chi abbia coraggio da vendere e faccia tosta. Si profila una stagione difficile, per la nostra Amministrazione, per via del quasi dissesto o come Pizzo si chiama; il che significa che forse chi sarà Sindaco si sentirà alitare sul collo il respiro burocratico di qualche commissario che gli fa i conti in tasca, e magari intasca i conti in nome e per conto del popolo italiano. Ordunque, per usare una fraseologia cara al mio amico Mario Tiberi, ora si impongono fede, carità pazienza, le virtù teologali. Potremmo chiedere al Vescovo di riunire come una volta potere temporale e potere spirituale, ma i Vescovi vogliono diventare Cardinali e poi Papi, altro che sindaci. Il mio amico Concina, tra un tuffo e un altro nella piscina olimpica di casa, insieme a Brugiotti, sta cercando l’appoggio dei vecchi compagni d’arme. E dunque, manco fosse il nostro Presidente, medita un colpo di stato, per eliminare l’opposizione a botte di presentazioni di libri, e di concerti jazz, autogestiti. Senza aggravio di spese per il popolo. Il PD, da buon pauroso, miscuglio della peggiore Dc e del peggiore PCI, medita di non presentarsi addirittura alla elezioni. Forse in virtù di un patto trasversale con quelli di Grillo e con quelli di Avanti Orvieto, che gli mancano le bandiere rosse. Le mie rosse bandiere, le mie amate.
Ma torno al mio programma: poesia, sesso, sesso di poesia e poesia di sesso. Roba che costa poco, e vale meno, ma che non pesa sul bilancio. Ovviamente nessun assessore, magari Concina come consulente musicale. E Roberta Tardani consulente del sorriso. Sarebbero l’homme e la fèmme fatali della mia Giunta non Giunta.
Prevedo che saranno in molti a votarmi, magari anche Parretti, e Luciano Porcari se esce in tempo dalle sue prigioni pellicane. In previsione della valanga di voti che si abbatterà sul mio nome, voglio imparare a sciare, o a fare il cane S. Bernardo. Intanto, tanto per non sapere né leggere né scrivere, e sapendo solo contare sui soldi che non ho, organizzo una lettura pubblica delle mie poesie per gli ex allievi del Liceo Classico, aperta anche a quelli dello Scientifico e del Professionale, aperta a tutte le donne che mi amano, a quelle che mi odiano, a quelle molte che non mi conoscono. Vorrei la presenza della televisione nazionale, mi contento di Telepelliccia. Non sono ammesse domande, a meno che non riguardino strettamente l’eros nella poesia. Tutti quelli che verranno dovranno firmare un impegno a votarmi come Sindaco, e dovranno versare duemila euro a testa, in assenza del finanziamento pubblico per la mia vittoriosa campagna elettorale. Saranno ammessi i cani, gli immigrati, gli ebrei se accompagnati da Baffo, le prostitute pentite e quelle che ci stanno pensando.
La lettura ovviamente non avrà luogo se non sarà presente Pietro, e so di chi parlo.