Riceviamo da Associazione Val di Paglia Bene Comune e pubblichiamo.
Gentili concittadini,
con dicembre inizia la nostra campagna associativa per l’anno 2014: da lunedì 2 è possibile iscriversi, e come l’anno scorso alcuni di noi proporranno le schede per la registrazione.
Nel primo anno di attività, come avrete visto per la buona attenzione che ci hanno riservato soprattutto i quotidiani on line di Orvieto, abbiamo raccolto e pubblicato informazioni, presentato petizioni alle autorità, organizzato occasioni di discussione, pubblicato articoli di commento e diffide puntuali. Abbiamo lanciato proposte e piattaforme metodologiche, abbiamo attaccato Code di Paglia. Su www.valdipagliabenecomune.com trovate gran parte di questo. Ma abbiamo anche segnalato problemi concreti e monitorato la loro soluzione; abbiamo fatto decine di visite ai cantieri sul Paglia; abbiamo incontrato tante persone. Abbiamo dibattuto e polemizzato contro la frammentazione delle competenze e le inerzie amministrative. Consideriamo insomma di aver contribuito e dato voce alla reazione della comunità dopo la catastrofe del 12 novembre 2012.
Ora si sta aprendo una fase nuova. E c’è stato detto che si farà progettazione partecipata. Consideriamo che questo sia risultato anche delle nostre azioni, e comunque è soltanto il punto di partenza. Occorre conoscere e comprendere per intervenire. Bisogna farlo sulla base di una progettazione organica che tenga insieme sicurezza, rinaturalizzazione e riqualificazione urbanistica e che individui le priorità di spesa in maniera appropriata.
Noi continueremo ad operare perché effettivamente la Val di Paglia sia un bene comune e il tratto urbano del fiume un posto sicuro e piacevole per ogni tipo di fruizione pubblica. Per farlo in maniera autorevole e influente abbiamo bisogno dell’aiuto di ognuno: prova a pensare cosa ci guadagneresti, informati sull’associazione, pensa come puoi aiutarci e associati. La catastrofe del 12 novembre dell’anno scorso potrebbe effettivamente aver indotto anche un cambiamento positivo nel modo degli orvietani di considerare la loro città e il loro territorio.