di Comitato pendolari RomaFirenze
Sono sempre dedicate a lui, il gran capo Moretti, queste cronache di pendolari. E sempre con la speranza che legga.
Atto I – Bus sostitutivo: 1 a 1
23 settembre 2013. Stazione Termini di Roma. Il treno IC 596 delle 18.15 è soppresso. Un annuncio in stazione stupisce gli abituali passeggeri del treno: Trenitalia ha organizzato un bus sostitutivo (UNO: un bus per un treno!). Il bus ci attenderebbe, a quanto dicono, nel piazzale antistante la stazione. Sul piazzale capannelli di pendolari, più curiosi che fiduciosi, si affacciano per vedere se il bus almeno esiste. All’inizio sembra di no, ma poi appare. L’autista però non ci fa salire perché, essendo tutti abbonati, nessuno di noi ha la prenotazione… E qui si svela l’arcano dell’1 a 1: il geniale risolutore di questa “emergenza” dovendo gestire il disagio dovuto alla soppressione di un treno usato al 90 per cento da pendolari con abbonamento, ha pensato ad un bus sostitutivo per il solo numero di passeggeri con prenotazione! L’autista del bus, assediato e in difficoltà, ci passa il numero del genio in persona. Lo chiamiamo e lui ci dice di non prendere il bus e che daranno delle fermate straordinarie per i passeggeri del 596 ad un Frecciargento diretto a Venezia. Al binario del Frecciargento tuttavia il capotreno non ci fa salire: ci dice che non è vero nulla e che a lui le fermate straordinarie non le hanno comunicate.
A quel punto, dopo altri vani tentativi di comunicazione con il genio della lampada, ci dirigiamo verso l’EN 234 delle 19.12. Il treno, che è un Euronight tedesco e ha solo due carrozze “diurne”, è sovraffollato e altri pendolari, che non si erano fatti tentare dalla chimera del bus sostitutivo, stanno già discutendo col personale del versante germanico del treno per farsi aprire almeno una parte delle cuccette non prenotate. È a quel punto che si materializza il genio, il vero protagonista di questo episodio, un mirabile personaggio della commedia dell’arte che, insieme al controllore italiano, comincia a contarci come pecore e a distribuirci, a piccoli gruppi, in differenti carrozze. Ci dicono: «Ora risolviamo tutto: l’importante è che voi siate ordinati!». È senza dubbio la battuta chiave.
Siamo arrivati a Orvieto alle 20.40
Atto II – Il treno fantasma è in partenza
2 ottobre 2013. Stazione Termini ore 22.30. Il treno ICN 764 delle 23.00 diretto a Bolzano è segnalato con 10 minuti di ritardo. Il ritardo aumenta: 15 minuti. Poi 20. Va da sé che nulla viene annunciato sulle cause del ritardo e i pochi aspiranti passeggeri presenti in stazione cominciano a temere il peggio. Il treno infatti nasce da Roma (il ritardo non è stato quindi accumulato su una precedente tratta) e non si può certo dire che ci sia “traffico” in stazione (si tratta infatti del penultimo treno in partenza da Roma Termini da qui fino a oltre le 4 del mattino successivo). Le ipotesi si restringono intorno a due desolanti opzioni: il capotreno ha fatto tardi a cena oppure il treno è rotto.
All’improvviso però, intorno alle 22.55, gli altoparlanti annunciano che il treno in questione è in partenza dal binario 1. Ci precipitiamo e tuttavia… il binario 1 è deserto. Non c’è proprio nessun treno, tantomeno in partenza. Stanno dunque girando un nuovo episodio di Harry Potter e un treno che non ci è dato di vedere sta partendo per Hogwarts (ops… Bolzano) al binario 1 e ¾? Intanto l’annuncio viene ripetuto più volte, anche in inglese. Al binario 1, fra gli altri, c’è anche il personale di bordo del treno fantasma (viene quindi a cadere anche l’ipotesi della cena fuori orario) che seraficamente ci dice: «Ma non è niente… Ora il treno arriverà: ci sarà qualche problema. Questi treni qui ormai non valgono più niente: si tengono insieme per miracolo. Li faranno girare, un altro po’, finché reggono, e poi li elimineranno proprio. Ma non vi preoccupate che adesso il treno arriva…»
Per la cronaca: il treno è poi arrivato al binario 1 e alla fine anche a Orvieto, la nostra destinazione, con circa un’ora di ritardo, dopo una lunga (assolutamente non giustificata ai passeggeri) sosta in linea, all’altezza di Capena, dove fari accesi e macchine da lavoro (ferme) lasciavano, forse, intuire dei lavori in corso. Ignoriamo invece se ce l’abbia fatta a raggiungere la scuola di stregoneria, a Bolzano.
Atto III – Bovini ribelli ovvero la mucca che voleva fermare i treni
22 ottobre 2013. Stazione Termini. Il treno IC 596 delle 18.15 per Firenze SMN è regolarmente sul binario. Nessun ritardo è segnalato sui tabelloni e sui monitor. Mancano pochi minuti alla presunta partenza, che gli altoparlanti infatti, puntualmente, annunciano.
Peccato però che alle parole non seguano i fatti… Le 18.15 passano invano. 18.20. 18.30. E il treno non parte. Ma ecco che in stazione cominciano ad annunciare e a scrivere sui monitor che tutti i treni in direzione Firenze-Milano subiranno ritardi «a causa di bovino sulla sede ferroviaria». Insomma una mucca ha occupato i binari. Pare però che per far spostare la malcapitata (poveretta, quell’erba lì non dev’essere proprio la più genuina) ci voglia più tempo del previsto. Sembra infatti che l’occupazione sia avvenuta nel primo pomeriggio, ma il traffico ferroviario non si è ancora normalizzato. A bordo del treno intanto continuano ad annunciare che siamo in partenza… Il capotreno, interrogato sulla bizzarria di questo annuncio, risponde: «Annunciamo che siamo in partenza perché noi siamo pronti». «Ah… e quando partiamo quindi?» «Fra poco: c’è questo problema tecnico…» «Il bovino?» «Eh sì… la mucca!…» Gli viene da ridere, pure a lui.
L’IC 596 il 22 ottobre ha poi percorso la linea lenta da Roma a Orte. È arrivato alla stazione di Orvieto con 1 ora e 25 minuti di ritardo.
Atti IV e V – “Alla carlona”
30 ottobre 2013. Stazione di Orte. Il treno IC partito alle 18.15, con la flemma che lo contraddistingue negli ultimi mesi, dalla stazione di Roma Termini fa una sosta non prevista. Il capotreno, con un suo personalissimo stile ci annuncia qualcosa che suona più o meno così: «Ehm… allora sì… dunque: siamo fermi nella stazione di Orte perché il personale di macchina ha richiesto delle reset al locomotore. Non siamo in grado di stimare esattamente il ritardo, ma non appena il personale di macchina… Insomma siamo in attesa di avere notizie più certe dai macchinisti».
Dopo pochi minuti il treno riparte (senza ulteriori performance creative da parte del capotreno) e arriva a Orvieto con circa mezz’ora di ritardo.
Il treno IC 596, una volta arrivato a Firenze va di norma in deposito per ripartire il mattino successivo verso Roma con il nome IC 581.
31 ottobre 2013. Stazione di Orvieto. Per chi alle 7.30 arriva per prendere l’IC 581: l’amara sorpresa… Risulta immediatamente chiaro che le reset della sera precedente non devono essere andate del tutto a buon fine. Il treno infatti ha un’ora di ritardo. Pare che si sia di nuovo guastato, non è dato sapere se a Firenze o lungo il tragitto… Il treno successivo, L’EN 235 (partenza da Orvieto 8.05) è miracolosamente in orario e la maggior parte degli aspiranti passeggeri del 581 (che sono numerosissimi) decide quindi di affrontare un viaggio di oltre un’ora in piedi, sui corridoi delle uniche due carrozze “diurne” dell’Euronight 235, piuttosto che attendere notizie più certe sugli esiti delle incerte reset al 581.
Durante il viaggio, mentre inganniamo il tempo raccontandoci gli epici episodi degli ultimi mesi ed altri storici, un ferroviere fuori servizio, in piedi accanto a noi ci dice: «Va be’ ma da come la raccontate voi sembra che tutto venga fatto così, un po’ “alla carlona”…». Ecco, in effetti sì, l’impressione è un po’ quella.
L’EN 235 è arrivato a Roma intorno alle 9.30, seguito a ruota dall’IC 581. Nessuno in stazione a Orvieto ha annunciato che, attendendo solo 5 minuti, avremmo potuto fare il viaggio con enorme ritardo, ma almeno seduti. E, in mancanza di notizie, si sa che “la legge del pendolare” prevede che si prenda il primo treno che passa. Il capotreno del 235 ci ha poi detto di aver avvisato la stazione di Orvieto che l’altro treno seguiva a brevissima distanza chiedendo di annunciarlo in modo da non sovraffollare un treno che ha solo due carrozze passeggeri.
Forse dovrebbero mettere in programma delle reset anche al sistema di gestione e comunicazione…
Epilogo
E ora, se questa fosse una commedia, potremmo strapparvi la risata finale con questo passaggio, tratto da un comunicato di Trenitalia, diffuso alla vigilia del ponte di Ognissanti: «(…) Trenitalia ha potenziato i presidi di informazione e assistenza ai clienti in tutte le principali stazioni, mentre Rete Ferroviaria Italiana ha rafforzato i suoi presidi di manutenzione e pronto intervento e le Sale Operative centrali e territoriali. L’impegno di entrambe le società del Gruppo FS Italiane è volto ad assicurare che la mobilità ferroviaria si svolga nelle migliori condizioni di efficienza, regolarità e sicurezza. Massima attenzione anche all’informazione».
Siamo però tutti i giorni comparse involontarie di questa commedia e ci facciamo quindi anche delle domande. Perché dall’inizio di settembre i ritardi cumulati sulla Roma-Firenze sono all’ordine del giorno? Perché l’IC 596 ha un ritardo ormai quasi costante di almeno 10 minuti, con punte che superano l’ora? Quante ore ciascun pendolare sulla tratta Roma-Firenze perde ogni anno? Quanto costano alla collettività tutte queste ore perse? Perché sembra non esserci alcun coordinamento nel sistema di gestione delle “emergenze” e di conseguente comunicazione ai passeggeri? Perché viaggiamo su treni che si guastano continuamente e sui quali sembra che la manutenzione venga effettuata solo in circostanze straordinarie?