di Pier Luigi Leoni
Non so se alle prossime elezioni comunali di Orvieto i partiti nazionali saranno ancora protagonisti. Se lo saranno vorrà dire che la nostra città non sarà riuscita a trarre le conseguenze da ciò che è successo e sta succedendo in Italia e nella stessa Orvieto.
In un sistema democratico i partiti sono indispensabili. Non esiste democrazia senza partiti. La Costituzione italiana, conformemente all’esperienza storica e alla riflessione sui princípi della democrazia stabilisce che “tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.” La Costituzione parla di politica “nazionale”, non di politica “locale”. Ciò non può significare, data la generale libertà di associazione garantita dal nostro ordinamento giuridico, il divieto ai partiti di occuparsi anche di politica locale; ma non è scritto da nessuna parte che la politica locale sia necessariamente appannaggio dei partiti nazionali. Anzi, la particolarità dell’ente locale rende più idonea ai fini di una efficace azione amministrativa una competizione tra movimenti locali vertente su concreti problemi locali. Perché allora i partiti nazionali s’immischiano nelle elezioni locali, magari rinunciando al simbolo (ma solo al simbolo) nei piccoli comuni dove il sistema elettorale obbliga alle liste di coalizione?
La chiave di lettura è la partitocrazia, quella degenerazione della democrazia che consiste in partiti pigliatutto: Stato, regioni, enti locali, enti pubblici economici, sindacati, banche, assicurazioni ecc.
Ma un elemento basilare della partitocrazia, l’ideologia, è in crisi; e infatti i partiti nazionali sono in crisi e lo saranno finché non rinunceranno alla partitocrazia; finché non molleranno ciò che non è di loro competenza.
Quando molleranno Orvieto e la smetteranno di fare danni?