Domenica 17 novembre è stata illustrata ad una rappresentanza del Lions Club Orvieto la passeggiata didattica all’Anello della Rupe denominata “Ritorno alle Origini”, realizzato nell’ambito delle iniziative del PAAO. Il Club ha infatti in parte finanziato l’operazione che vuole ricordare le tappe geologiche della rupe di Orvieto e fornire gli strumenti per comprendere i primi passi che gli uomini e le donne hanno compiuto in ere lontanissime da noi, senza i quali oggi non avremmo tutto quello che ci circonda – e talvolta frastorna. Nella Grotta dei Tronchi Fossili è stato aggiunto un pannello illustrativo del periodo pliocenico, la fase marina che ha generato il potente strato di argille su cui si è poi sviluppato il paleoambiente del Pleistocene, a sua volta sigillato dall’attività vulcanica del complesso vulsino che ha creato la placa tufacea sulla quale la città è poi sorta. La grotta venne aperta al pubblico (visite su richiesta) sempre a fronte dell’impegno del Lions Club di Orvieto e di recente, proprio grazie alla sua aumentata notorietà, è stata oggetto di una campionatura a fini di studio; ottenuto il permesso della competente Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria, l’Ateneo di Viterbo ha potuto prelevare dei frammenti dei tronchi per poterne individuare con più precisione la specie alla quale appartengono e poter anche prevedere delle strategie conservative, vista la fragilità dei reperti medesimi.
Il percorso “Ritorno alle Origini” continua poi con l’illustrazione delle primordiali tecniche relative all’accensione del fuoco, vera e propria rivoluzione “tecnologica”, alla lavorazione della selce per farne choppers, amigdale, raschiatoi e punte di freccia, alla costruzione di lance e propulsori, le vere prime armi che il genere umano abbia mai fabbricato, utilizzate prevalentemente per cacciare. Strumenti che prevedevano l’utilizzo di materiali reperiti in loco e sempre più piegati ad un uso specialistico (come le punte di corno utilizzate per la realizzazione di punte di freccia a pressione diretta o quali immanicature di utensili). Dall’economia legata alla caccia ed alla raccolta si passa quindi alle prime forme di agricoltura che prevedono anche una diversa organizzazione abitativa: i gruppi da nomadi divengono stanziali e nasce il villaggio con la struttura della capanna, realizzata con materiali deperibili, i quali però denotano (da noi in epoca protostorica) un’attenta e consapevole manualità costruttiva. Lungo il percorso didattico è stata infatti ricostruita la sezione della parete di una capanna, eseguita con materiali locali quali canne, argilla, paglia e sterco animale. L’evoluzione delle abitazioni consente anche di dedicare determinate aree ad attività specifiche, come la realizzazione di materiale ceramico e quella di tessuti e filati. E’ stato quindi predisposto un tornio a calci e montato un telaio verticale, due elementi che consentono di comprendere sia lo sforzo costruttivo compiuto in antico che le capacità manuali necessarie a produrre beni come vasi e tessuti, abilità che oggi sfuggono ai più. Un cenno viene anche fatto in relazione alle fibre naturali, per le quali oggi non prevediamo quasi nessun utilizzo, quali l’ortica o la ginestra, piante che invece fornivano filati di una certa qualità in passato
Il percorso sarà aperto alle scuole ma anche a chi ne farà richiesta, nella speranza che possa anche attrarre un pubblico più ampio, soprattutto nel periodo primaverile ed estivo. Gli operatori sono tutti archeologi con una lunga esperienza alle spalle e possono quindi far fronte a qualsiasi domanda che possa nascere relativamente al difficile campo dell’archeologia sperimentale. E’ stato molto confortante vedere quante fossero le persone di Orvieto e non che si sono fermate a chiedere cosa si stesse preparando, a voler vedere, capire, mostrando una curiosità verso le nuove iniziative che fa ben sperare. Anche noi che i materiali li abbiamo studiati, preparati, allestiti abbiamo imparato molto e speriamo di poter passare queste conoscenze a quante più persone possibile. Un grazie a chi ha permesso la realizzazione del progetto, dal settore cultura del comune di Orvieto nella persona della dott.ssa Carla Lodi, che ha tessuto le fila dei contatti fra PAAO e Lions, ai soci del Club medesimo che hanno creduto in questo progetto e che hanno potuto toccare con mano, perchè questa è la chiave della nuova didattica, tutto quello che è stato allestito.