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Home Politica

Post alluvione. Viviamo nel migliore dei mondi possibile?

Redazione by Redazione
5 Novembre 2013
in Politica, Sette Giorni, Archivio notizie
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di Enrico Petrangeli, presidente Associazione Val di Paglia bene comune

Venerdì 18 ottobre abbiamo sfilato in corteo attraverso i luoghi dell’alluvione. Una specie di esondazione dei cittadini, pacifica e tranquilla, che voleva richiamare l’attenzione sullo stato del Fiume Paglia e sull’inerzia delle istituzioni riguardo gli interventi del post-alluvione.

Sarà un caso, ma proprio alla vigilia del nostro corteo arrivava la notizia che la Regione metteva a disposizione i soldi stanziati dal Governo e che si sarebbe tenuta ad Orvieto una riunione del tavolo di coordinamento convocato dall’assessore regionale. A leggere le veline istituzionali ci sono i soldi e i lavori in cantiere saranno presto conclusi. Siamo nel migliore dei mondi possibile dunque. Ma è proprio così?

 

La riunione del tavolo di coordinamento è stata trasformata in una visita ai cantieri. Anziché una riunione tra una decina di tecnici che avrebbero dovuto confrontarsi sull’andamento dei lavori e sulla definizione di un programma organico di interventi si è realizzata una agglomerazione dei vari rappresentanti degli enti ed uffici che hanno a che fare con il fiume. Forse un centinaio di persone, c’è venuto in testa che fosse una specie di contro-corteo istituzionale rispetto al nostro dei cittadini, che in disordinata carovana hanno raggiunto i cantieri sul fiume. Sono da notare almeno due cose: 1) i cantieri visitati non hanno nulla a che fare con l’alluvione. Finanziati nel 2010 realizzano ora lavori  che riguardano il normale scorrere del fiume: non sono per la messa in sicurezza degli abitati di Orvieto Scalo e Ciconia; 2) nelle varie tappe in riva al fiume la massa di persone si organizzava in capannelli spontanei i cui partecipanti si gridavano l’un l’altro qualche informazione. Ma che ovviamente non riuscivano a dettagliare o ad approfondire nessun aspetto.

Già altre volte la promessa riunione del tavolo di coordinamento a presidenza regionale era stata trasformata in qualcos’altro; stavolta la degenerazione è avvenuta per effetto della polemica istituzionale che voleva cacciare definitivamente il capro espiatorio (la Provincia di Terni che, è da dire, quasi quasi questo ruolo se l’è costruito da sola). E questa dinamica tra le istituzioni è cosa assolutamente preoccupante: infatti, se i primi due aspetti raccontati sono da commedia degli equivoci, quest’ultimo è da tragedia.

 

Il Decreto del Presidente della Giunta regionale “Piano di ripartizione dei fondi …per gli interventi sul reticolo idraulico, le frane e le infrastrutture” che destina le risorse individuate con un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del marzo scorso, mostra anch’esso qualche opacità. Anzitutto durante il suo iter di almeno sette mesi non ci risulta alcuna forma di partecipazione. Così non siamo in grado di capire il criterio per cui sono stati ammessi interventi non riferibili all’alluvione del Paglia e non siamo in grado di capire quello che ha portato alla definizione della cifra destinata all’orvietano in rapporto alle cifre destinate ad altri territori e all’entità dei danni.

Siamo nel migliore dei mondi possibile? facendo una specie di atto di fede lo supponiamo per questi due aspetti, ma soltanto perché ciò che ci preoccupa di più è altro. Infatti il Decreto assegna in blocco i soldi ad un ente, il Consorzio di Bonifica, per realizzare interventi di mitigazione del rischio, sistemazione dell’alveo e laminazione di monte. A quel che ci risulta non c’è un progetto, solo voci però attendibili. E l’esperienza fatta riguardo la modalità di disegno, realizzazione e manutenzione degli interventi da parte del  Consorzio di Bonifica nell’orvietano ci lascia molto perplessi. Sarebbe stato il caso che il decreto regionale avesse dettato anche i criteri di definizione dell’opera pubblica ma così non è: per dirla con una battuta le comunità di Orvieto Scalo e di Ciconia potrebbero venire esposte molto più che al rischio idraulico, a quello consortile di bonifica.

 

Ancora una volta dunque avanziamo la nostra “piattaforma” di richieste che declinano una modalità logica di programmazione degli interventi sul bacino idrografico del fiume Paglia. Solo quando li vedremo realizzati saremo disposti a cominciare a pensare non di vivere nel migliore dei mondi possibile, ma in una società dove le istituzioni esercitano in modo ragionevole le loro funzioni e la loro presenza.

1)        in relazione alla omologazione delle conoscenze preliminari, organizzare l’analisi comparativa degli studi geologici e idrologici esistenti sul bacino idrografico del Paglia. Ciò è finalizzato alla individuazione di eventuali approfondimenti e soprattutto alla redazione di autorevoli Linee guida di programmazione degli interventi;

2)        ancora in relazione alle conoscenze preliminari e necessarie realizzare una ricerca archeologica, storica e sociale che conduca a Linee guida di tutela e di valorizzazione culturale delle peculiarità del Fiume Paglia e del suo bacino;

3)        per conoscere le opportunità di finanziamento, organizzare la presentazione dei programmi nazionali ed europei di tutela e valorizzazione del fiume e del territorio;

4)        In vista della predisposizione dei Piani di Intervento, coinvolgere in maniera organica i comuni di Allerona e Castelviscardo per collazionare quanto già esistente e renderlo coerente. Nella prospettiva di efficace governance del territorio è necessario coinvolgere anche le Province e le Regioni limitrofe per arivare a programmazioni congiunte;

5)        per definire il Programma dei lavori, costituire un organismo interistituzionale di orientamento e valutazione delle progettazioni che abbia cura di inserire i piani di governo del fiume e di mitigazione del rischio idraulico in prospettive ampie di valorizzazione territoriale tenendo nel debito conto, oltre alle realizzazioni di manufatti anche le manutenzioni e le asportazioni programmate di biomasse e di inerti;

6)        in relazione ai cantieri operativi e di prossima apertura, curare il monitoraggio/valutazione dei lavori attraverso una figura di fiducia delle comunità locali e terza rispetto a committenza e appaltatore;

7)        per articolare un approccio interistituzionale e intersettoriale efficace, individuare dei facilitatori che consentano a ciascun ente coinvolto di individuare e di adottare, nei diversi compartimenti, le riforme interne necessarie e di individuare i referenti;

8)        per cominciare a definire i contenuti concreti di un nuovo rapporto tra peculiarità territoriali e necessità antropiche, avviare la progettazione partecipata del Parco civico del Paglia.

 

L’effettivo coinvolgimento delle comunità locali per una partecipazione proattiva dei cittadini è condizione ed obbiettivo delle misure appena elencate. Quindi bisognerebbe predisporre un adeguato programma di eventi. Ma sarebbe pure interessante realizzare una mappa tematica, corredata di un agile archivio, su cui si evidenzino gli interventi che verranno ad essere definiti. Tutti, da quelli di infrastrutturazione primaria (per cercare di contrastare il riflusso delle acque dalle condutture fognarie) a quelli di mitigazione del rischio, a quelli di manutenzione programmata, a quelli di sistemazione per la pubblica fruizione degli spazi in alveo. Una mappa sempre disponibile ed aggiornata, integrata di un calendario, che consenta a chiunque di orientarsi e di farsi un’idea di come i lavori realizzano un progetto urbanistico ambientale organico e condiviso.

 

Il fiume Paglia non è solo un problema idrogeologico; è soprattutto un fatto sociale complesso. Per sviluppare un approccio adeguato a questa realtà, le “autorità” di bacino devono sforzarsi di cambiare il modello culturale di riferimento e trovare forme di interlocuzione continua con le comunità.

 

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