di Fausto Cerulli
Nella ricercata sapienza dei tuoi gesti
amorosi, riconoscevo la primitiva
ingenuità che ti faceva sempre vergine.
Accarezzavo i tuoi capelli, sfioravo
li tue labbra con baci che sapevano
donare eccitazione senza eccitare.
Alla finestra, sottili sortilegi, i fiori
che conoscono l’autunno. Forse
era tempo che finisse il tempo,
forse era voglia che turbasse
voglia. Mi sei rimasta nella mente
come una foglia portata via
dal vento prima che autunno
la ingiallisse.