di Fausto Cerulli
Tutti discutono di economia, e allora io che non ne capisco un acca, voglio cimentarmi in questa impresa. Prendo spunto da un intervento di tal Massimo Maggi, che non conosco, ma che dal suo modo di scrivere mi sembra un sociologo che si occupa anche di economia e che succintamente ma senza chiarezza, ci spiega come e perché l’economia orvietana non funziona. Mi scuserà il suddetto Maggi se gli ricordo un aforisma di quel comunista che è Woody Allen, secondo il quale la sociologia è l’ovvio dei popoli. Torniamo all’intervento di Maggi. In un’epoca di crisi mondiale, lui si accorge che Orvieto è un caso unico. Orvieto è in crisi. Accidenti chi l’avrebbe detto…Negozi che chiudono, l’industria che non decolla perché non esiste. Le banche che non danno soldi anche se la BCE di quel ragioniere del cavolo che è Draghi non fa altro che regalare soldi alle banche, perché queste le diano alle famiglie e allo sviluppo, mentre le banche con i soldi fanno giochi incrociati tra loro, e si tengono tutti i soldi, o se li prestano con la grazia degli strozzini. Ma su questo Maggi fornisce un solo rapido accenno, e posso anche capirlo. Mai farsi nemica una banca, ti ripaga con tutti gli interessi, e magari ti querela, e tu non trovi un avvocato disposto a difenderti, e se ti difendi da solo, come è successo a me, un giudice magari ci pensa su un anno, e poi dà ragione alla banca. La bilancia della giustizia è sbilanciata in favore delle banche? Non mi sono sognato di dirlo e neppure di pensarlo, chiaro? Maggi vuole parlare di altro. E tanto per fare una cosa nuova, se la prende con l’amministrazione comunale. Tutti i miei trentacinque lettori sanno che io sarò il prossimo sindaco, o magari Podestà di Orvieto. Dunque mi pongo il problema di come un comune da me guidato potrebbe risanare l’economia orvietana. Escludo di sanare i debiti con i miei soldi, che mi servono per comprare alberghi in Egitto e appartamenti a Manhattan. E con il resto ci compro un computer nuovo. Escludo di seguitare la politica di Concina, che è cattivo, dice le battute, scherza con il fuoco. Concina dopo questi anni di sindacatura mi sembra un tantinello demoralizzato. Io, dico la verità, quando mi disse che voleva provare a fare il Sindaco, gli dissi ma chi te lo fa fare. Ma lui niente. Ha voluto fare il Sindaco, forse perché non sapeva che Orvieto è una città di gente che per non saper che fare se la prende con il primo venuto da fuori. Specie se è anche un profugo istriano, e suona il piano, che fa anche rima. Miei cari lettori, amici e nemici, io non voglio difendere Concina, che sa farlo da solo, e poi non sarei furbo se difendessi il mio più agguerrito avversario alle prossime elezioni comunali, stavo per dire, essendo io dato per vincente, elezioni comuniste.
Ma provo a mettermi nei panni di Concina, anche perché sciatto come sono, ci farei la mia figura ad indossare i suoi abiti. Scherzi a parte ( tutti sanno che non mi riesce di essere ironico) io mi incazzerei di brutto se mi dessero sempre e comunque la colpa di tutto. Altra rima. Quando sarò Sindaco, metterò il bavaglio alla stampa locale, che nessuno la compra perché tutti la leggono al bar e poi, giustamente, ci bevono sopra. Orvietosi diventerà il bollettino ufficiale del Comune, e Dante Freddi è avvertito.
Tornando a bomba, come ai tempi del terrorismo, e tornando a Maggi e ai suoi messaggi (altra rima), se io fossi, come sarò, Sindaco, farei difficoltà a capire il senso del messaggio socio politico, non perché sia complicato che poi uno ci pensa su e alla fine lo capisce, ma perché è cosi fumoso che non dice quasi nulla che non sia ovvio. Della serie, piove, Comune ladro. Ripeto che non sono un economista, e dunque non faccio i conti in tasca a nessuno: ma credo che a Concina tutto possa essere addebitato meno che l’essersi arricchito a spese del popolo orvietano. Uno dice, certo che non ha rubato, è ricco, non ha bisogno di rubare. Non so se Concina sia ricco e quanto, ma so che molti ricchi rubano per ideologia rubaldina, e Concina non è tra questi. Se avesse preso una lira, anzi un euro, gli sarebbero fioccate addosso querele ed esposti che il Tribunale sarebbe restato ad Orvieto solo per occuparsi di Concina. Maggi accusa l’attuale amministrazione di non aver fatto nulla per smuovere le acque della stagnante economia orvietana. Certo, Concina non ha fatto costruire una biblioteca stupenda ed inutile, ha ridotto certe spese come hanno fatto tutti i comuni, compreso, tanto per dire, quello di Milano che è retto da Pisapia, che è di Rifondazione. Non ha saputo frenare l’alluvione, questo è vero, ma è anche vero, a quanto si mormora, che forse l’alluvione non ci sarebbe stata se un Sindaco precedente non avesse fatto deviare il corso del Paglia per consentire una lottizzazione a soliti noti, che certo non ci hanno fatto le case popolari. Ma questi sono pettegolezzi, magari da galera, ma pettegolezzi. E torno a Maggi, alla sua prosa fluente come la chioma di un calvo. Ha usato un intero articolo per criticare non si sa bene cosa, ma non ha saputo dare un consiglio allo sprovveduto Concina. L’unica cosa che si capisce è che Maggi e i suoi amici si riuniscono ogni mercoledì al palazzo del Governatore, che da quando lo frequentano loro sembra diventato un centro di volere e di potere, una specie di salotto di Bruno Vespa. Spero di non aver offeso nessuno, di non aver tessuto interessatamente le lodi di altri. Di questi tempi sono molto occupato nella scelta dei futuri assessori della mia Giunta finalmente raggiunta: penso di nominare Maggi assessore all’ovvio. Sempre che accetti di far parte di una Giunta che ha bisogno di saggi e di seggi. Andate in pace, la scommessa è finita.