di Massimo Maggi
Se è questo lo Stato che violenta il territorio, che urbanizza i letti dei fiumi, che sospende la manutenzione, che costruisce sottopassi in zone alluvionali, che concentra attività commerciali a ridosso dei corsi d’acqua, che confonde una mobilità con una viabilità a compartimenti stagni, che non è in grado di far rispettare i gradi di allerta e che Cleopatrizza la sua demenza gestionale, allora di questo Stato ne faremo volentieri a meno. La solidarietà per loro è salvare chi salva amici e parenti di distruttori del territorio, è l’imporre un segreto di Stato su ben più gravi allarmi e calamità come quella delle discariche abusive o affidare a marescialli sodali il taglio dei boschi. Non staremo più ad ascoltare il rimpallo delle responsabilità tra pezzi di uno Stato Business Company del Disastro e le varie province, regioni, comuni e prefetture.
Le chiamano ‘Bombe d’acqua’ come chiamano ‘eco terroristi’ coloro che difendono il territorio. Ogni volta è un evento eccezionale, ogni volta è qualcosa di irripetibile, ogni volta si dà colpa alla natura e non all’idiozia criminogena e criminale dell’uomo. La natura fa il suo mestiere, non fa altro; e lo fa da milioni di anni. L’evento eccezionale è semmai l’imbecillità di amministratori e legislatori che si comportano come utili idioti al servizio della spending review e delle Troike. L’unica cosa che non dovrà più essere ripetibile è la pazienza che abbiamo avuto nel sopportarli confidando in un sistema ormai marcio e deviato. E’ sconcertante ascoltare un prefetto che di fronte all’affermazione che ‘alcune regioni non si sono ancora dotate di un piano di pianificazione degli interventi‘ non venga cacciato via se dice delle falsità o che lo stesso prefetto non abbia la possibilità di arrestare preventivamente quegli amministratori che non hanno provveduto. Ma nel frattempo che il terreno frana, qualcuno muore ed il patrimonio naturale e materiale si distrugge questa specie politica senza infamia e senza lode discute sul rinnovo di una fiducia a chi non l’ha mai chiesta al popolo e mai ottenuta dal popolo. Continuano a giocare allo scarica barile tra chi non pagherà mai il conto di questi crimini e continuano a fare salotto in Tv con esperti del Bar dello Sport che si sperticano in statistiche e previsioni sulla ripetibilità di tale atto vandalico posto in essere dalla Natura. Avviene ogni 1000 anni, ma no è avvenuto anche nel ’22, ma che dici è di qualche anno fa l’alluvione in Liguria … salvo poi constatare che giornalmente questi disastri avvengono con frequenza ormai serrata su tutto il territorio.
E’ stato un ciclone, no un uragano … macché un perturbazione violenta al limite della legalità e su questo bisognerà accelerare la riforma della giustizia per poter arrestare un evento naturale e liberare qualcun altro.
L’urlo liberatorio e salvifico di ogni peccato arriva con la dichiarazione dello stato di emergenza e di calamità. Di stanziare dei fondi prima della catastrofe non viene in mente mai a nessuno, qualche 50 o 60.000 euro per la manutenzione dei boschi, dei corsi d’acqua o per un minimo di decenza nel disegno di un piano regolatore, mentre sono sempre solerti allo stanziamento di emergenza a colpi di milioni senza controlli e senza gare. Quei milioni che saranno utilizzati poi per essere di nuovo la causa di tali danni. E’ ormai prassi consolidata che a seguito di una alluvione i fondi stanziati vengono utilizzati per costruire nuove opportunità di disastri assai maggiori, costruendo viabilità e centri commerciali proprio in zone colpite da alluvione. Se l’anno precedente il livello dell’acqua era di un metro la loro perspicacia li spinge a costruire un argine di un metro e dieci. Se l’anno dopo il fiume sorpassa il muretto di trenta centimetri ne rifanno uno di due metri. E così via per ritrovarsi tra una trentina di anni con un muro alto quanto inutile che toglie la vista della luce e solo allora sentiremo blaterare che un sole così non si vedeva da mille anni. Di fronte ‘allo Stato c’è e continuerà a fare il possibile’ la popolazione sopravvissuta spera nello tsunami per cancellare questo orrore di Stato che distrugge il territorio ed i suoi abitanti. Ai cittadini che chiedono il perché ‘nessuno ci ha avvisati’ il capo della Business Company risponde ‘il sistema di allertamento nazionale ha fatto il suo dovere’ e i risultati, diremmo noi, sono sotto gli occhi di tutti. Ma continuano nella loro ipocrisia nel voler addebitare alla cittadinanza la colpa di non aver evacuato il paese quando le previsioni parlavano di un temporale. La procura è stata più esplicita asserendo che ‘questo è il momento della misericordia, poi arriverà quello della giustizia’. Comunque vada il tempo delle indulgenze è finito. Non lasceremo più nelle vostre mani il nostro territorio e se proprio dobbiamo morire che sia in piedi e su un campo di battaglia e non colti a tradimento da un’urbanistica demenziale dettata da bilanci ancor più demenziali.