di Leonardo Maria Riscaldati
Tranquilli, è in arrivo, portiamo ancora un po’ di pazienza. Abbiamo fatto trenta… È un po’ come quando a scacchi si dispongono in modo tattico i pezzi sulla scacchiera, per prepararsi all’attacco finale. Solo che lì la cosa avviene tra avversari, mentre a noi no, non serve. Facciamo tutto da noi. Ci mancherebbe.
La tempesta perfetta si ha quando tutti i possibili fattori scatenanti si presentano contemporaneamente e si sommano tra di loro per produrre il più devastante e catastrofico degli effetti; e vanno a colpire proprio lì dove c’è la massima vulnerabilità. Insomma, come diciamo noi, a faciolo.
Ladies and gentleman…siori e siore…ecco a voi…, l’Italia! Voilà.
E allora, vediamo un po’ che razza di fattori scatenanti ci si propongono, e si tengono per la manina, pronti per regalarci il gran finale:
Numerooooo…uno! Un paese senza una guida politica seria. In campagna elettorale ci hanno assordato con gli strombazzamenti in pompa magna su eliminazione delle province, riduzione del numero dei parlamentari, fine del bicameralismo, centri unici di acquisto, cancellazione degli odiosi rimborsi ai partiti (ma non erano stati aboliti con un referendum? vabbè, che sarà mai), taglio deciso delle tasse per imprese e famiglie, eccetera eccetera.
Da quando è in carica questo supermegagovernissimo? Da febbraio. Quali grandi riforme strutturali ha fatto? Zero. Per la serie, fatti, non pugnette! Anzi no, scusate. Effettivamente qualcosa stanno facendo. Per dirne una: le nuove tasse faranno aumentare del 600% i costi dei capannoni per le imprese. Eh eh…questo va riconosciuto. Date a Cesare quel che è di Cesare.
Numerooooo…due! Incompetenza anche ai più alti livelli. IMU sì, IMU no, IVA sì, IVA no. Quando si dice visione. Quando si dice idee chiare. Ora, mi viene in mente una domandina: ma se ‘sti impiastri non riescono a trovare un miliardo per l’imu, come è pensabile che rimettano in sesto l’Italia? Che senso ha, quando le crepe nel muro sono giganti, e lo stesso sta franando, arrabattarsi per chiudere qualche buchetto qua e là? Sicuramente mi sbaglio io, in realtà è tutto sotto controllo. Certo certo. Oppure, vogliamo aumentare il gettito? Ma aumentiamo l’IVA no?! Ma come abbiamo fatto a non pensarci prima? Perché, giustamente, se aumenti l’iva aumenta anche il gettito, specialmente in una situazione di crisi drammatica. Avoja. Ma vedrete che ci stanno per preparare anche un colpo di teatro. Infatti ‘sti goji vedrai che a breve penseranno bene di portare l’iva al 23%. Siamo come in uno di quei film in cui i colpi di scena non finiscono mai. Fantastico (nel senso della fantasia che ci vuole).
Numerooooo…tre! Corruzione ai massimi livelli. Beh qui ce la giochiamo per il podio. Cavolo, almeno un primato, mica tanto, almeno per l’orgoglio nazionale. In realtà ce la stiamo giocando con Ruanda e Samoa. Ma ci stiamo attrezzando, tranquilli che ce la facciamo.
Numerooooo…quattro! Una tassazione che ci dicono essere al 44,3% (ah no, scusate, in tre anni la diminuiranno di ben un punto!), ma sappiamo tutti essere in realtà tra il 60% e il 70%. Senza parlare dei grandi tagli al cuneo fiscale, che finalmente daranno grandi risorse ai lavoratori, che così potranno spendere copiosamente a destra e a manca per riattivare la domanda interna. Mica saranno messe da parte per pagare le tasse, no. Poi sono proprio curioso di vedere quanti a fine novembre riusciranno a pagare gli acconti vari ed eventuali (a proposito, ma un acconto del 102% che acconto è, quello per il 2015? Non è che per caso ci sia qualche elemento di illegittimità in tutto questo? Perché ti devo pagare le tasse su un fatturato che ancora non ho fatto? Vabbè, so dettagli…) Che dire amici, qui giochiamo in casa, non temiamo nessuno; come diceva qualcuno, qui siamo i numeri uni. Annamo forte.
Numerooooo…cinque! Un paese fermo, in un mondo che cambia alla velocità della luce. Siamo nell’era dell’economia digitale. Ora giustamente, per essere pienamente attori protagonisti del nuovo scenario avremo la banda larga diffusa su tutto il territorio, giusto? Eeeehhhh… E la cultura d’impresa viene insegnata nelle scuole, le quali sono strettamente connesse col mondo del lavoro. Arieeehhhh… Tutto sotto controllo. Nel senso che non c’è verso di cambiare niente.
Numerooooo…sei! Un gap culturale stile Fossa delle Marianne, di gran parte della classe imprenditoriale.
Numerooooo…sette! Burocrazia che manco Kafka o Brazil di Terry Gilliam. Recentemente qualcuno ha fatto dei test comparatori tra Italia e un altri Stati, per vedere la differenza di tempo per ottenere un permesso. Non vi dico il risultato, voglio lasciare a voi il gusto di scoprire come finisce la storia. Per non parlare della corruzione. Basta guardare Le Iene o Striscia la Notizia. In più, giustizia bradipo.
Numerooooo…otto! Disoccupazione giovanile al 40%. Anche qui ci facciamo rispettare, puntiamo a fare i numeri noi. Mica scherzeremo!
Numerooooo…nove! Gruppi di potere, vassalli, valvassori e valvassini, pseudo aristocrazie de noantri, che proteggono il loro orticello, fregandosene del resto, credendosi furbi, ridendosela tra di loro (sarebbe efficace quello che dice Wolf su Pulp Fiction ai due protagonisti, ma non si può dire qui!) non accorgendosi che anche la prima classe della nave affonderà insieme al resto. Ma che ce frega a noi.
Numerooooo…dieci! Inesistenza del Paese Italia. Da nord a sud quante Italie ci sono? È come viaggiare all’estero, anche a livello linguistico. Provate a far parlare uno di Bergamo con uno di Barletta, c’è caso che manco si capiscono.
Insomma, non ci lamentiamo via. Come si dice, so’ soddisfazioni.
Eppure il discorso sarebbe semplice (nel senso che c’è poco da giraje intorno). A livello logico:
1. Rimettere subitissimo (per quando le serve? Per ieri!) in sesto la macchina. Perché puoi anche chiamare alla guida un incrocio tra Senna e Schumacher, ma se lo metti in sella a un buzzico senza due pistoni, scarburato e con due ruote bucate, non è che non riesci a arrivare primo. Manco parti.
2. Avere una guida vera.
Comunque, è sempre valido il detto che “la colpa mica è la loro, ma de chi ce l’ha mannati”. Ah, ma siamo stati noi. Azz…