Il repertorio degli artisti umbri del novecento operanti tra il 1946 ed il 1959 curato da Antonio Carlo Ponti e Fedora Boco nell’ambito della rassegna Terra di Maestri (che nell’arco di alcuni anni ha messo in mostra l’eccellenza artistica umbra del Novecento) allestita meritoriamente a Spello nelle accoglienti sale di Villa Fidelia, e soprattutto il saggio di Ponti “Prigioni” ed artisti dedicato ai pittori della nostra regione ‘prigionieri’ di guerra (A. Burri, C. Quaglia, D. Filippucci e L. O. Valentini) ha ispirato la piccola ma significativa esposizione che si inaugura il 30 novembre presso la rinnovata Galleria d’Arte Contemporanea Maitani di Giuliano Baglioni ad Orvieto e che ad un altro pittore orvietano ‘sconfitto’ dagli Inglesi in Africa, Giuseppe Brocchi, deportato a Yol in India, è dedicata. Saranno esposti così un buon numero di dipinti e disegni ‘prigionieri’ nonché altre interessanti testimonianze (tra libri, quaderni, sculture, ecc.) del lungo periodo trascorso da Brocchi nel campo n. 27 di Yol, lo stesso del già citato Quaglia. Un autoritratto del pittore ternano, eseguito egualmente in India, salvato miracolosamente dal suo amico Brocchi, potrà essere ammirato ad Orvieto in attesa d’essere donato alla pinacoteca della sua città. Le stesse opere di Brocchi andranno ad aumentare la dotazione di opere d’arte della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto sotto forma d’una donazione intitolata allo stesso pittore orvietano ed alla moglie Luciana Vargas. È da sottolineare, infine, che all’originario gruppo di artisti stilato da Ponti è possibile aggiungere altri due personalità orvietane, il mosaicista ed abile disegnatore Angelo Costanzi (che non sopravvisse alla deportazione) e il pittore Vinicio Benucci che fu imprigionato nel campo di concentramento di
Wietsondorf in Germania. Ci piace, infine, notare che questa dedicata a Brocchi è una mostra allestita in emozionante continuità con una esposizione di quadri di prigionia eseguiti dal pittore di Pitigliano Paolo Orsini condotta dal 2 al 22 settembre del 1967 presso l’omonima Galleria Maitani di Giulio Montanucci, alla cui attività di promozione culturale Giuliano Baglioni oggi si ispira con la medesima, felice, determinazione. (Aldo Lo Presti)
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