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Home Politica

Finiti in un cul de sac

Redazione by Redazione
24 Novembre 2013
in Politica, Sette Giorni, Archivio notizie
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di Massimo Gnagnarini Unire i puntini Orvieto

In queste ore si tentano soluzioni per scongiurare la fine anticipata della consigliatura al Comune di Orvieto.

L’amministrazione è stata costretta a considerare la strada del cosiddetto predissesto per tentare di superare la clamorosa bocciatura del bilancio 2013 da parte dei revisori dei conti.

Il cosiddetto predissesto, però, può esser deliberato nel corso dell’ esercizio contabile in cui il Consiglio comunale abbia già approvato un bilancio di previsione dal quale risultino forti criticità capaci di determinare , qualora non rimediate, la condizione di dissesto finanziario del Comune.

Ma se, come nel caso di Orvieto, tali criticità si sono già evolute in un disequilibrio incolmabile attraverso le ordinarie procedure, come è emerso incontrovertibilmente nella delibera del bilancio preventivo 2013 accompagnata da un parere radicalmente non favorevole dei revisori dei conti, allora il Comune è da considerarsi già in stato di dissesto, la cui presa d’atto da parte dell’Ente appare ineludibile.

In altre parole l’ipotesi circolante, con la quale l’amministrazione, si capisce, vorrebbe tentare di uscire dal cul de sac in cui si è cacciata , ovvero di chiedere ai consiglieri comunali di approvare un bilancio squilibrato con la riserva di deliberare contestualmente l’adozione di un piano di riequilibrio pluriennale (predissesto) non sta in piedi.

In questo modo, infatti, si costringerebbero i consiglieri ad esprimere un voto favorevole su un bilancio 2013 dalla conclamata irregolarità e contestualmente si chiederebbe ai medesimi di autosconfessarsi subito dopo attraverso un altro voto che dichiari il predissesto a sanatoria di un bilancio farlocco appena approvato.

Il risultato sarebbe quello di una doppia violazione della legittimità e veridicità degli atti assunti e quindi doppiamente incombente circa le relative personali responsabilità erariali che ne potrebbero derivare.

No, non si può chiedere a dei padri e madri di famiglia di correre simili rischi anche se costoro fortemente nobilitati dalla passione e dal senso di appartenenza politica.

Mi piacerebbe qui poter indicare altre strade da seguire che fossero diversamente corrette e più tranquilizzanti per coloro che hanno l’onere di prendere queste decisioni assumendosene le responsabilità, ma confesso, al punto ormai di non ritorno a cui si è arrivati, di non averne di spendibili se non quella di suggerire di chiedere lumi e affidarsi agli Organi di controllo e di farsi da loro accompagnare in sicurezza verso gli esiti possibili.

Immagino che il Sindaco , in queste ore, stia seguendo proprio questa strada non fosse altro a tutela degli uomini e delle donne della sua maggioranza che lealmente lo hanno finora sostenuto.

Noi che in questi anni ci siamo spesi in numerose e forti critiche al Sindaco e alla sua Giunta non troviamo nel triste epilogo di questa vicenda alcun motivo di soddisfazione ma solo il rammarico di esser rimasti inascoltati. I partiti , rimasti completamente assenti e avulsi dal confronto politico cittadino per troppo tempo, dovrebbero contenersi dallo sparare sulla croce rossa a guerra finita e soprattutto riflettere sul fatto che l’insuccesso di Concina non sarà la garanzia delle proprie riscosse.

La lezione che gli orvietani hanno imparato è che non si potrà più affidare la città e il suo futuro né a uomini mandati dalla provvidenza né alle scatole vuote dei partiti politici.

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