di Fausto Cerulli
Lui fermò l’auto davanti al solito motel, dove era solito incontrarsi con la sua amante.
Il portiere lo riconobbe, gli dette con aria complice la chiave della stanza di sempre e sorridendo malizioso gli augurò una buona serata. Lui era molto stanco, aveva lavorato molto, non vedeva l’ora di sdraiarsi. Quella sera non avrebbe cercato Gloria al cellulare, come faceva sempre quando aveva voglia di fare sesso. Entrò nella stanza, e accese soltanto la luce del bagno, si spogliò, fece una doccia, poi senza rivestirsi accese la luce della stanza da letto. Fu allora che la vide, distesa sul letto, completamente vestita ma sempre molto eccitante. Le chiese come mai fosse venuta, come aveva fatto a sapere che lui avrebbe dormito al motel. Lei gli rispose calma che lo aveva cercato a casa, e che sua moglie, senza sospettare nulla, le aveva detto che lui avrebbe dormito fuori, non se la sentiva di tornare a Roma. Era la solita scusa che lui buttava avanti quando aveva voglia di Gloria, e Gloria aveva capito. Per questo era venuta al motel, sicura di trovarlo. Lui, quasi ferito da quella sicurezza, si impazientì, le disse che non doveva cercarlo a casa, sua moglie avrebbe potuto sospettare qualcosa. Lei sorrise maliziosa, poi gli disse di stare tranquillo: quando lui diceva alla moglie che non sarebbe tornato per la notte, lei faceva venire a casa il loro amico intimo, che, guarda caso, era l’amante di sua moglie da molto tempo. Lui restò di sasso, aveva molta fiducia nella propria moglie, non voleva credere che avesse un amante. Ma Gloria gli confidò per la prima volta che sua moglie e lei erano amiche e che era stasa sua moglie a dirle di quella relazione intima. Poi la donna si spogliò, si distese nuda sul letto, gli tese le braccia. Ma lui bruscamente le disse che non era il caso, che quello che gli aveva detto gli aveva tolto ogni voglia. Gloria scoppiò a ridere, e gli disse Cristo come siete fatti voi uomini, vi fate l’amante ma non tollerate che vostra moglie faccia lo stesso. Lui non rispose, si rivestì, lasciò la stanza senza neppure salutare la donna. Il portiere, quando lo vide con la faccia tesa, provò a domandargli se fosse successo qualcosa. Ormai erano in confidenza. Lui lo mandò al diavolo, uscì quasi correndo dal motel. Prese l’auto e si diresse verso casa, sotto una pioggia scrosciante che faceva impazzire il tergicristalli automatico. Giunto sotto casa, riconobbe l’auto del suo amico, quel maledetto amico che se la faceva con sua moglie. Si sentì ridicolo, ripensò a quello che gli aveva detto Gloria, sul fatto che i maschietti, considerano normale avere un’amante, ma non sopportano di essere traditi. Decise allora di entrare in casa, avrebbe chiarito tutto, avrebbe detto a sua moglie e al suo ganzo che lui se ne fregava di loro, facessero pure. L?ingresso era illuminato, le altre stanze erano al buio. Allora chiamò sua moglie, le disse di venire fuori dalla stanza, non le avrebbe fatto nulla di male. Gli rispose un silenzio assoluto, si sentiva soltanto il rumore del frigo che ricaricava. Allora decise di entrare nella stanza da letto, poco male, se li colse sul fatto. Accese la luce, e vide che sul letto matrimoniale era distesa Gloria, con addosso soltanto un reggiseno di pizzo e le autoreggenti rosa, e si accorse che era molto morta. Non riusciva a capire, chiamò ancora una volta sua moglie, poi si accostò al letto, cercò di tamponare la ferita che sanguinava sulla tempia di Gloria. Ma era tutto inutile, Gloria era davvero morta. Soltanto allora si accorse che sul cuscino, accanto alla testa della donna era poggiata una rivoltella; la riconobbe, era la sua, si chiese come avesse Fatto Gloria a trovarla, perché adesso era convinto che Gloria si fosse uccisa con quella pistola. Non provava nulla, in quel momento, tutto sembrava strano e normale allo stesso tempo. Era molto lucido, adesso, si disse che l’importante era far sparire il corpo di Gloria dalla stanza. A fatica la trascinò lungo le scale, poi incurante della scia di sangue che si lasciava dietro, si diresse verso la propria auto, voleva caricare Gloria nel portabagagli, avrebbe pensato poi dove far sparire il cadavere, Ma non trovò la propria auto, e anche quella dell’amico era sparita. Al loro posto due auto della polizia, e due poliziotti che lo bloccarono, distesero con modi dolcemente aggraziati sul terreno bagnato il corpo di Gloria, poi gli strinsero le manette ai polsi. Lui si divincolò, provò a dire che non era stato lui ad ammazzare quella donna, non lo avrebbe mai fatto, la desiderava troppo. Uno dei poliziotti, sardonico, gli disse certo che non sei stato tu, è stato il gatto con gli stivali. L’altro poliziotto sorrise, anche se non c’era nulla da ridere. Poi lo fecero salire a casa, trovarono la rivoltella, e delicatamente la infilarono in un sacchetto, avrebbero studiato le impronte, anche se il quadro era del tutto chiaro. A sirene spiegate corsero verso il carcere. mentre chiamavano il PM di turno. Ma la loro corsa si interruppe bruscamente. Andarono a sbattere contro un camion. fermo proprio dietro una curva.
Morirono tutti e tre sul colpo. Dal camion scesero sorridenti la moglie di lui e il suo amico amante. E scese anche Gloria, che si toglieva dalla tempia la finta ferita e il finto sangue.
E poi uno dice che si fa l’amante…..