di Fausto Cerulli
Leggo su orvietosi un articolo scritto a due mani e ad un solo cervello dalla Calcagni e da Brugiotti. Il titolo dato forse dalla redazione dice più o meno che la giunta Concina traballa. Vado a leggere il testo e mi rendo conto che con questa opposizione di rivalsa, la Giunta, anziché traballare, balla il tango. Non voglio fare lezioni di scrittura, anche perché non sono maestro, ma pretenderei che certe personalità riuscissero almeno a farsi capire. Io ho capito soltanto che la Giunta Concina dovrebbe traballare per via di pizzi, e pezze e pizzini, manco fosse Bernardo Provenzano. Roba che certo non colpisce al cuore Concina.e la sua Giunta. Dal titolo pensavo che i due scrittori avessero in mano prove o indizi di qualche corruzione o qualche sgarro tali da mettere in difficoltà Concina, invece siamo al solito pettegolezzo su questioni, che anche a darle per accertate, sono soltanto mosche fastidiose. No, non è così che si fa opposizione a Concina. Quando darò inizio veramente alla mia campagna elettorale, dimostrerò come si spezzano le reni all’avversario. Per ora mi limito a considerare che in tutti questi anni che Concina ha passato a fare il Sindaco, non mi è capitato di trovare un solo gesto di oppozione vera. Sarà perché le forze di centro sinistra sono deboli, o hanno paura di colpire, o tengono in serbo i fuochi d’artificio per la serata finale. Sarà anche perché a Rifondazione sono passati i tempi di Giancarlo Imbastoni, che non ne lasciava passare liscia neppure una, mentre la Stopponi, cara mia amica, sembra preoccupata soltanto delle beghe interne di quella Rifondazione di cui feci parte anche io, prima di essere estromesso per indegnità politica, per essermi presentato, da comunista dichiarato, per la lista Bonino Pannella alle elezioni del Senato. Ma torno a quello che mi sembra il problema di fondo della politica orvietana. Concina ha le sue gatte da pelare, e molte gatte se le cova in seno, novella Cleopatra. Dalla situazione economica, con quel gaglioffo democristiano di Letta, che vede sempre la fine del tunnel e invece sono solo i fori di Baschi,.alla crescente povertà vera, ai problemi di contorno come la Piave, gli stipendi dei direttori, che poi si premiano da soli con altri soldi aggiunti ai troppi che già intascano, e i grillini di questo nulla vogliono sapere. Credo che una opposizione vera gioverebbe a Concina, creando una dialettica quanto meno capace di far uscire una sintesi che gioverebbe a tutti. Invece il silenzio della opposizione costringe Concina a scegliere sempre da solo, ed è meglio sbagliare in compagnia che azzeccarci in solitudine. Torno per un attimo alla Calcagni ed a Brugiotti, li conosco solo di fama, non faccio parte della casta. Il loro scritto costituisce la prova provata del fatto che l’opposizione, di qualsiasi genere, non ha argomenti seri da proporre. In questo modo Concina, invece di traballare vive di rendita, nuotando nella piscina. E, per quel poco che so di politica, vivere di rendita è meno comodo di quanto appaia. Sembra quasi che ad Orvieto si sia creato un governo dalle larghe intese e dai piccoli dissapori. Credo che Concina sia il primo a non giovarsi di questa situazione: senza lo stimolo di una opposizione, spesso è costretto a limitarsi ad una noiosa amministrazione galleggiante, e, conoscendo il tipo, penso che non sia questo il suo massimo desiderio. Il problema vero, a ben pensarci, consiste nel fatto che la sinistra, più o meno sinistra, non riesce ad abituarsi, dopo un cinquantennio di governo, a fare opposizione. Per fare opposizione occorre conoscerne le modalità, i tempi, anche i trucchi. Ma chi ha regnato per cinquanta anni non può imparare in poco tempo ad agire senza lo scettro in mano. Fare opposizione è cosa ardua, occorre esperienza: e cinquanta anni di governo, hanno impedito alla odierna opposizione, se vogliamo chiamarla tale, di fare l’esperienza necessaria. Voglio quasi dire una bestemmia: Cimicchi, se ne avesse la possibilità saprebbe fare opposizione. Magari calcolata, misurata sulla misura dei propri interessi politici, ma comunque opposizione. E Cimicchi non è Berlinguer, come Concina non è Andreotti, anche se non gli manca l’ironia. Non ha la gobba giusta.
Mi chiedo come accoglieranno i miei trentacinque lettori questo mio sermone. Ma sappiano i miei trentacinque lettori che ho bisogno di cinquemila elettori, sempre per quella mia smania di fare il Sindaco. E sono certo che allora troverò una opposizione feroce. Essendo io molto feroce, come tutti sanno