La maggior parte delle persone che ascolto in occasione di incontri pubblici e conferenze stampa mi annoiano, perché parlano senza avere nulla da dire e quale che sia l’argomento non ci cògli la passione ma soltanto l’informazione. Politici e intellettuali raccontano sempre quello che interessa loro, esprimono punti di vista e conoscenze, tentano di convincere e non appassionano, non ti conducono a riflettere profondamente, fino a capire, comprendere, partecipare. Se poi è un politico che parla, c’è anche la nostra diffidenza che crea la barriera, perciò dopo dieci minuti di sforzo la mente inizia a vagare e va fuori strada appena arriva la prima distrazione della mente. E allora, dall’argomento in discussione si corre a…alle immagini che arrivano concatenate e incontrollate. L’attenzione sfugge, ma in fondo non c’era nulla da ascoltare e la perdita è poca.
La settimana scorsa a Orvieto c’era Goffredo Bettini, politico del Pd e intellettuale romano, a presentare un suo libro. L’incontro era organizzato dal PD, ma non era presente neppure il segretario, che pure nella locandina appariva tra i relatori. Ma non c’era neppure un dirigente, neppure un consigliere comunale, neppure un iscritto. C’erano Giuseppe Germani e Francesca Pierantozzi a fare gli onori di casa, a preparare la sala, a introdurre, a scusarsi. Eravamo in dodici nella sala del palazzo del governatore. Imbarazzato, ho detto a Bettini che sarebbe stato un incontro più intimo e lui mi ha rassicurato:”Non ti preoccupare, sono un professionista”. Avevo letto il libro di Bettini “Carte segrete” e mi ero incuriosito dall’elevatezza dei pensieri e di come diventavano ragionamenti e proposte. Da quelle pagina mi era sembrato persona di eccezinale livello intellettuale e credo che fossero venuti lì con questo “pregiudizio” anche gli altri presenti.
Ha parlato per un’ora e un quarto ed è riuscito a tenere gli undici ascoltatori attaccati alle sue parole senza un minuto di cedimento, senza offrire la possibilità alla mente di divagare, di perdersi per qualche altra via.
Sì, certo, Bettini ha un grande capacità oratoria, sa come variare il tono quando è necessario, quando dire la parola chiave per il ragionamento successivo, è bravo a proporsi, insomma. Ma questo è soltanto un accessorio. Ha idee, passione, amore per la politica e per la gente e si sente, è spesso, denso, avvincente.
Quello che ho còlto in quell’ora e passa lo tengo per me, mi serve per capire e c’è da fare un bel po’. Ai lettori regalo questo brano, che vale per la sinistra, a cui lui si riferisce, ma è buono per tutta la classe politica a cui chiedo di rifletterci sopra: “Ma noi…che ci stiamo a fare, se non decidiamo di prendere il toro per le corna? Se non torniamo, come Machiavelli suggerisce di fare nei momenti peggiori di crisi, ai nostri principi. Intesi non come generici valori, ma come le ragioni di base dalle quali siamo scaturiti. Che sono quelli di dare, attraverso la politica, la possibilità di una vita più autentica e piena alle persone. Questo ci è dato di fare. E questo si può tentare ricostruendo faticosamente e dal basso quegli spazi necessari perché il soggetto umano ritorni ad agire in modo cosciente, più profondo, più responsabile e libero, nella sua unicità e irrepetibilità. Appunto un nuovo campo democratico, una nuova forma di partito”.
Per i democratici orvietani l’incontro con Bettini sarebbe potuto essere un’ottima occasione di riflessione per trovare cosa guardare insieme, per costruire il futuro del Paese e della città, e magari distogliere lo sguardo dal dito.
Ma possono sempre acquistare il libro. “Carte Segrete. Roma, l’Italia e Il PD tra politica e vita” – Alberti editore- 14,00 euro