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Home Corsivi

Io e Còncina. Qualche riflessione

Redazione by Redazione
1 Ottobre 2013
in Corsivi, Archivio notizie
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di Gianni Cardinali

Come tutti i cittadini attenti di Orvieto, anche io sto facendo valutazioni su questi ultimi anni governati dalla destra dopo decenni di sinistra o di centrosinistra.

Quando Concina comparve sulla scena ebbi occasione di conoscerlo e senza prevenzioni o pregiudizi, tentai approcci, sempre scritti, secondo uno stile ormai ultradecennale che mi ha dato tante soddisfazioni insieme a qualche “dolore”, come è ben noto a chi mi conosce.

Uno di questi approcci, senza riscontro, vorrei riproporlo pubblicamente insieme al successivo rimasto fino ad ora nel mio “cassetto”e mai recapitato.

La lettura potrebbe essere interessante per valutare l’operato di quest’uomo che, pur non avendo promesso 1.000.000 di posti di lavoro, ha fatto balenare un futuro radioso per la città sempre meno della rupe!!

 Caro Concina,

perdonami se ti rompo ancora le scatole, ma ho avuto occasione di seguire le vicende del tuo programma per Orvieto e di leggere quanto proposto, anche se di scarso dettaglio.

Come molti altri non comprendo bene dove voglia andare a parare però è pur vero che qualche speranza occorrerà pure nutrirla.

Per questo ti invito a leggere oggi una lettera che avevo scritto, sempre come privato cittadino ma ufficiale, e che volevo inviarti prima della presentazione del tuo programma.

Allora decisi di non inviartela, oggi ritengo possa essere utile per qualche riflessione.

La stessa utilità, sempre che ne abbia voglia e tempo, possono avere anche alcuni miei modesti scritti dell’immediato passato.

La lettera ironica del 2002 fu pubblicata e qualcuno (importante!!) ci ha creduto. E’ accaduto anche questo!

Se oggi ti scrivo ancora, è dovuto anche al fatto che, nei giorni scorsi, sono capitato a Chiusi: ho visitato il centro storico con attenzione ed ho trovato un gioiellino tutto dipinto di fresco.

Ho fatto il confronto con noi e mi sono depresso.

Rispetto al discorso che faccio nella lettera che non ti spedii, vorrei aggiungere che capisco le obiezioni e la volontà di sperare in un recupero del centro come città (ti prego di non utilizzare più quell’orribile verbo “ridensificare”!!) ma mi vengono in mente le esperienze francesi che ho avuto modo di scoprire quando ho cominciato a conoscere quel paese ed il suo turismo.

Nei giorni scorsi ho sentito che viaggiano verso gli 80 milioni di turisti su una popolazione che supera i 60. Credo siano i secondi al mondo quando noi abbiamo perduto diverse posizioni. E’ vero che vendono tutto e anche tanta ipocrisia. Ma noi vendiamo autenticità? Se vogliamo vendere bene Orvieto è meglio che continui ad essere scalcinata, invasa dalle auto, con un solo fogliettino che invita a visitare oppure è meglio fare in modo che sia bella, lucida, un po’ falsa da paese dei balocchi, con tante opzioni che invitano a rimanere e, se vogliamo, anche a far finta di godere, come fanno la maggior parte dei turisti? Da due anni non frequento più l’Oasi di Alviano che è stata una mia creatura con tutte le sue strutture educative e turistiche. Se ci ritornerò ad osservare la natura selvaggia che ho conosciuto in tutto questo tempo pensi che andrò a far uso delle strutture che ho creato? Oppure andrò in quei posti dove potrò gustare la vera conoscenza senza le rotture di chi mi sta intorno. Mi vengono in mente i bronzi di Riace e la Gioconda al Louvre. Ricordi quando tutti andavano a vedere i bronzi? Non dimenticherò la fila per la Gioconda quando accanto c’era una Vergine delle Rocce (mi sembra) splendida che non si filava nessuno. Purtroppo per gli interessi dell’economia turistica immagino Orvieto come la Gioconda e come fanno i francesi (ed altri per la verità!!). Chi vuole trovare la storia ed i suoi valori continuerà a farlo indipendentemente da Umbria jazz, dalle luminarie natalizie, dallo shopping sotto le stelle e da tutto quanto possiamo inventare per richiamare, comprese le facciate dipinte e ben colorite.

E’ osceno ma occorre che il centro storico diventi una attrazione alternativa a quegli orribili centri commerciali che lo scimmiottano.

Sperando che nella “prossima vita” ci accolga un altro Rinascimento!!

Se non ci vediamo i mie migliori auguri.

                                                                               Gianni Cardinali

Orvieto, 14 dicembre 2009

 

Gentile Sig. Sindaco,

pur non avendo partecipato organicamente alla vita politica della nostra città, dall’inizio degli anni ’70, ne ho sempre seguito le vicende occupandomi attivamente dei problemi riguardanti l’ambiente naturale e l’urbanistica.

Pur non essendo un Suo sostenitore convinto, sono tra coloro che Le hanno favorito l’elezione per essermi astenuto dal voto, pur avendo un ottimo rapporto con la Signora Loriana Stella.

Ho seguito con molta attenzione l’azione dei Suoi primi mesi di governo e comprendo tutte le difficoltà, già ampiamente conosciute, riferite alla pesante situazione del debito.

Comprendo meno l’assenza di un qualsiasi segnale che possa far immaginare delle azioni anche senza costo che però potrebbero rientrare in linee programmatiche in controtendenza rispetto al passato.

Il disastro per il quale ha vinto le elezioni amministrative non è attribuibile soltanto ai debiti, ma a tutto un sistema, la cui responsabilità, è molto più trasversale di quanto non si dica.

Nel 1992, insieme ad altri e nell’occasione dell’incarico a Sindaco di Stefano Cimicchi, inviammo un augurio scritto a mano sul retro di una mia foto di Orvieto del 1978.

Tra l’altro scrivemmo:
lettera

Se ha la pazienza di leggere le poche righe che riporto, si renderà conto che siamo stati profetici, ma nessuno dei politici dell’opposizione ha mai toccato quegli argomenti e “homo affaristicus” fu l’epiteto che fece letteralmente imbestialire il Sindaco di allora.

Da quell’anno ed immediatamente dopo la costruzione del “Borgo”, ben noto per il suo fallimento, quanto cemento ha impermeabilizzato le valli alle pendici della rupe?

Abbiamo sopportato un piano regolatore, quello del 2000, firmato da Rossi Doria, un ex segretario generale di Italia Nostra, che mi sono permesso di ribattezzare “diluvio edilizio”.

Con quel piano, proseguito con lo stesso stile dal Sindaco Mocio, sono stati fatti danni irrecuperabili e con i nuovi insediamenti previsti, una città vera, quella del centro storico, vitale per qualche centinaio di anni, è diventata uno scheletro urbano, quasi monumentale, con pochi abitanti, con scarse attività e di fatto una sorta di dormitorio al contrario.

Proporre, come si è sentito, che, chi ristrutturerà nel centro storico, avrà la possibilità di costruire su terreni fuori e forniti dal comune, fa rabbrividire!!

Se questa immagine è corrispondente occorre affrontare i problemi per quelli che sono senza le immagini del passato (prossimo!!), quelle della città slow, della città all’idrogeno, della città senza auto, quella…….

Lei più volte ha sostenuto che occorre riportare la città ai fasti di un passato che, forse, è stato troppo esaltato.

Ha fatto confronti con Salisburgo, città molto più grande, che, comunque è ben diversa da noi, non tanto per bellezza, quanto per la diversità dei comportamenti della gente e dell’amministrazione.

Sappiamo bene che a Salisburgo nessuno parcheggia le auto sui marciapiedi o in divieto di sosta, nessuno si sognerebbe un ‘”isola ecologica” come quella di piazza cahen, solo per esempio, e in molti, nonostante il freddo, possono fruire di piste ciclabili alternative veramente alla viabilità motorizzata.

Poi non abbiamo Mozart e non potranno essere iniziative temporanee che potranno cambiarci la storia.

Se permette una proposta operativa, di governo quasi subito, ce l’avrei ed è condivisa dalla popolazione più sensibile.

Intanto, dove possibile, fermare l’ulteriore espansione edilizia: non vogliamo più assistere a fenomeni come quello, ben visibile presso il bivio per Canale, dove sta nascendo un altro insediamento di un costruttore e con la prospettiva che il vecchio mattatoio diventi un più grande complesso abitativo.

Tutto ciò è autentica follia per tutti.

Poi, non appena sarà disponibile il nuovo parcheggio, decidere l’unico provvedimento serio per rilanciare il turismo nel centro storico:chiudere il traffico ai non residenti.

Ovviamente con provvedimenti accessori fondamentali e che possono essere: liberare qualche piazza dalle auto; trovare dove è possibile un posto  auto per famiglia; strutturare un terminale per le merci per distribuirle con pochi mezzi ed in ore possibili; riorganizzare i bus del centro, immaginando anche un percorso per il corso come una volta; prevedere un orario più duttile per la funicolare; creare piste ciclabili nello scalo e a Ciconia, organizzando il traffico in sensi unici; ecc,ecc.

Sono consapevole che non dico niente di nuovo, ma i più giovani, debbono sapere che da quaranta anni, parecchi di noi, stanno discutendo di tutte queste cose che sono sempre di più peggiorate.

La nuova giunta qualche segnale in questo senso dovrà pure inviarlo, altrimenti tutto sarà come prima.

Capisco che la mia proposta corrisponde a quella della realtà di una Venezia che, da 300000 abitanti degli anni ’60 è passata a 60000, per diventare una città per turisti.

C’è veramente un’alternativa al nostro centro storico che ha molte similitudini con Venezia?

Purtroppo, come si può visitare un parco nazionale, si può visitare una città storica non più vitale.

Naturalmente sperando che ci siano sempre persone abbastanza benestanti per fare i turisti.

 

 

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