di Pier Luigi Leoni
Alcuni passi di un recente scritto di Mario Tiberi sono troppo illuminanti e attuali per non essere meditati.
«Se il Samaritano fosse giunto un’ora prima sulla strada, forse l’aggressione non sarebbe stata consumata. È necessario, dunque, che si torni ad amare l’altro prevenendo i suoi bisogni futuri, pronosticando le urgenze del domani, intuendo i venti in arrivo, giocando d’anticipo sulle emergenze collettive La rivisitazione della parabola del Buon Samaritano vuole far comprendere che esiste sempre una possibilità di intervenire, prima che tutto sia irrimediabilmente avvenuto e, di conseguenza, possa andare perduto per sempre.»
Per una di quelle enigmatiche concomitanze che danno sapore alla vita, ho letto l’articolo di Mario pochi minuti dopo la lettura di un articolo di Alberto Felice De Toni sul Sole 24 Ore di domenica 13 ottobre. Ne stralcio alcune parti per giustificare la mia emozione.
«La velocità del cambiamento è diventata così elevata che oggi non riusciamo a dare tutte le risposte in tempo utile… Il modo cambia come i disegni di un caleidoscopio… Il futuro ci arriva addosso in modo sempre più accelerato, interconnesso e discontinuo. Ma non solo. Il futuro arriva come un gatto. Il gatto, come tutti i felini, si avvicina a passi felpati. I rumori sono lievi: sono i cosiddetti segnali deboli. Poi i segnali addirittura cessano: è il momento dell’agguato. Infine c’è il balzo finale e il futuro ci arriva addosso senza nemmeno che ce ne accorgiamo. Dobbiamo saper cogliere i segnali deboli. Ogni adulto sa che un mago non può produrre un coniglio senza che esso sia già nascosto nel suo cappello; allo stesso modo, le sorprese mai emergono senza un segnale d’allerta. Tali segnali di allerta sono deboli. Essi sono deboli nel senso di difficili da individuare, ma non nel loro impatto potenziale che può essere molto rilevante. Come il coniglio di un mago è già nel cilindro prima che noi lo vediamo, così il futuro è già qui prima che noi lo vediamo ancora in modo chiaro… Le innovazioni presuppongono una certa dose di di disobbedienza ai canoni precedenti; ma possono dirsi veramente innovazioni se vanno a buon fine. Altrimenti rimangono solo tentativi, disobbedienze che non vanno a buon fine… Ma non solo, l’innovazione nasce in periferia, lontano dal dominant design che occupa sistematicamente il centro… Sogno, visione e mito sono i reali motori del cambiamento in quanto sono l’immaginario rispettivamente del singolo, del gruppo e del socilae . Motori alimentati dal potere dell’immaginazione… Martin Luther King, rivolgendosi agli afroamericani disse: «I have dream (ho un sogno)» e non invece «Ho un piano quinquennale».
Rapportato il tema alla nostra comunità cittadina, invece di abbandonarci alla costernazione dovremmo affidarci all’immaginazione.
Quanto ai credenti nel Dio Padre che ci è stato testimoniato da Gesù Cristo, dovremmo, sebbene figli degeneri, impiegare una marcia in più.