È oramai Autunno, mi affaccio dalla rupe di Orvieto e guardo in basso verso la valle del Paglia e inorridisco!
Nonostante abbia invitato alla riflessione, visto cosa accaduto nel Novembre 2012, osservo inorridito che i lavori della complanare sono quasi giunti al termine, almeno a riguardo delle rampe di accesso al costruendo ponte sul Paglia e di parte dei rilevati stradali e noto che il tutto è stato quasi completato esattamente come era stato iniziato prima dell’alluvione del Novembre 2012!!!
Ora, mentre il ponte dell’Adunata della ex SS 71 è rimasto pressoché nella stessa situazione di strettoia fluviale, a monte dello stesso in sponda destra sulla piana alluvionale, c’è un vero e pro-prio deviatore di flusso, formato dal rilevato della complanare, con relativa captazione, canalizza-zione e fine ad imbuto dritto contro il rilevato autostradale dell’A1!
Senza scomodare le mutazioni climatiche, ma osservando in quale modo orrendo “sfruttia-mo” il territorio, nel caso in cui avvenga di nuovo quanto già visto nel Novembre 2012, oppure quanto accaduto nell’alluvione del 1966 o 1965, o peggio ancora nell’alluvione del 1937, mi chiedo cosa avverrà al rilevato dell’A1?
E cosa avverrà in prossimità dei relativi sottoppassi?
E cosa eventualmente avverrà all’abitato di Orvieto Scalo al di là di tali opere?
È stato davvero imparato qualcosa dalla tragedia del Vajont del 9 Ottobre 1963?
Mi sovviene solo quanto scritto nel libro di Tina Merlin: “Sulla pelle viva – Come si costruisce una catastrofe. Il caso Vajont”!
E mi sovviene pure cosa scrisse Giampaolo Pansa nella prefazione del libro di Tina Merlin sulla tragedia del Vajont:
“Sulla pelle viva è un libro sul potere come arbitrio e sui mostri che può generare.” “L’arroganza di troppi poteri forti. L’assenza di controlli. La ricerca del profitto a tutti i costi. La complicità di tanti organi dello Stato. I silenzi della stampa. L’umiliazione dei semplici. La ricerca vana di una giustizia. Il crollo della fiducia in una repubblica dei giusti. C’è tutto questo nel racconto di Tina. E sta in questo la modernità bruciante del suo libro.”