Riceviamo da Pirkko Peltonen e pubblichiamo.
Di ritorno dalla Finlandia, mio Paese d’origine, non posso non replicare ad alcune argomentazioni di Pier Luigi Leoni (nella rubrica “Tu che ne dici?” n° 10 del 21.10.13).
Ero stata invitata giovedì scorso a partecipare in Finlandia ad un talk-show televisivo, per portare le ragioni dell’Italia circa la tremenda questione degli immigrati e delle tragedie nel Mediterraneo. Quale delusione e quale noia al ritorno, ma davvero, leggere sulla stampa che, come alla mia partenza così al mio ritorno, in Italia siamo sempre lì: cosa farà cosa non farà Silvio Berlusconi!
Non parlerò di Silvio. Ma della Finlandia che Pier Luigi Leoni (commentando i dati OCSE che danno gli italiani ben sotto i criteri della sfida del XXI secolo, e i finlandesi, invece, ai primi posti) definisce il mio come un Paese che “ha un territorio pieno di ricchezze dove pochi milioni di abitanti vivono prevalentemente in villette immerse nel verde tra un lago e l’altro. Lì non mancano di niente e non danno fastidio a nessuno, nemmeno quando passano sei mesi invernali a ubriacarsi e spesso, se non li ammazza l’alcool, si ammazzano silenziosamente da soli”.
Come si fa a parlare in questi termini? Quali sono le Sue letture, le Sue fonti d’informazione?ulQuaQuua Di quale Finlandia parla?
Perché non è così. Non è davvero così. E i pregiudizi vecchi come il cucco (l’alcool, i suicidi) non descrivono certamente la Finlandia di oggi. Il Paese non è affatto ricco di suo (cosa vuole che conti oggi la produzione della carta – sono ricordi d’antan solo di chi è rimasto lì con i libri di scuola del tempo che fu – i Suoi libri di scuola?); è ricco, casomai del know how sviluppatosi negli ultimi decenni. I finlandesi non vivono nelle villette nel verde. Meno del 40% dei finlandesi sono proprietari delle case che abitano. E quelli che la posseggono, pagano la tassa immobiliare, della prima come della seconda casa. Così come pagano tutte le tasse. Se passassero il loro tempo ad ubriacarsi e a suicidarsi, certamente non avrebbero visto aggiudicarsi nuovamente la tripla A nel rating internazionale. La produzione della Finlandia contemporanea si basa sulle tecnologie d’avanguardia, iniziative piccole e medie sponsorizzate sia da privati sia da fondi statali, non certo sull’antica industria dei prodotti delle foreste – che sono ancora tante e belle, le foreste, per fortuna!
La Finlandia è un Paese come gli altri. Sconta oggi un aumento spaventoso di disoccupazione; la fuoruscita di aziende verso lidi più appetitose dal punto di vista fiscale; la crisi totale del sistema del welfare in una società che invecchia; il problema dei giovani precari che rischiano di trovarsi in una situazione di emarginazione definitiva. Lo “spending review” della spesa sociale è l’incubo in Finlandia come in Italia. La globalizzazione l’ha investita in pieno. Come tutta l’Europa. E la forbice tra chi non ha niente e chi ha tanto cresce in Finlandia, come altrove.
Ma la Finlandia è un Paese “normale”. E’ ai primi posti nelle classifiche internazionali, non solo per ciò che riguarda la scolarizzazione, ma anche per l’assenza della corruzione e dell’evasione fiscale. Ha saputo fare delle riforme importanti (come quella, internazionalmente famosa, della scuola, ultimamente anche quella dell’università, riforme iniziate negli anni 1970, e portate avanti lungo tutti questi anni, con la stessa idea di base da governi sia di centro-destra, sia di centro-sinistra). L’attuale governo è un governo di coalizione, con i moderati (centro-destra) insieme con i socialdemocratici, che “coabitano” con difficoltà, certo, ma senza permettersi il lusso di accoltellarsi l’un l’altro in uno strazio quotidiano. Proprio ora stanno per varare la loro legge finanziaria. Non senza attriti. E, a livello locale, sono anche loro alle prese, come noi nel nostro piccolo, con la necessità di unificare i piccoli comuni. Per risparmiare e per rendere più efficienti i servizi nel territorio. Lì, come da noi, non sono certo mancate le polemiche. Tutto il mondo è paese. In un Paese “normale” si cerca la mediazione e la condivisione.
La Finlandia è anche un Paese europeo purtroppo “oltre il normale”, perché di fronte alla crisi, lì come altrove i partiti euroscettici stanno guadagnando molto terreno. Il partito dei “Veri finlandesi”, decisamente contrario all’integrazione europea e all’inserimento degli immigrati cresce ogni giorno che passa.
Come vede, gentile Pier Luigi Leoni, non c’è Paese, oggi in Europa, che viva nel suo verde idillio. Neppure la piccola Finlandia dove, secondo Lei, “non mancano di niente”. Mancano, mancano! Certo, sarebbe stato meglio informarsi prima.
Per quanto mi riguarda, trovo pericoloso l’euroscetticismo finlandese come quello italiano. Su questo punto, non faccio davvero distinzione tra la fu Magna Grecia e il Grande Nord. Siamo tutti nella stessa barca, e purtroppo non c’è lago – o mare – che tenga.