di Dante Freddi
Il Consiglio comunale ha deciso di alienare dei terreni di sua proprietà e quindi di apportare le necessarie modifiche al piano regolatore per consentirne un nuovo uso.
Uno si questi terreni è lungo la strada del Piano, nella zona destinata dal Comune a orti sociali, e in quell’area, oltre alle ordinarie attività agricole, sono ammesse attività didattiche, la vendita dei prodotti agricoli coltivati in loco, ecc. Inoltre, è ammessa la realizzazione di strutture removibili quali serre (per una superficie di circa mq. 180,00); strutture per accogliere un punto vendita diretto, attività didattiche, per una superficie coperta di mq. 120,00 e mq. 70,00 di portico; una struttura per il rimessaggio degli attrezzi agricoli, con una superficie coperta di mq. 50,00”.
È una buona cosa, utile sotto tutti i punti di vista. Tutti hanno votato a favore, tranne Carlo Sborra.
Maggioranza e minoranza erano intervenuti già in diverse occasioni su questo tema e rinfrescare la volontà per spingere un po’ le gambe fa certamente bene al progetto.
Crediamo che questa dell’orto sociale lungo la strada del Piano potrebbe essere una buona occasione per progettare modelli di costruzione da edificare non soltanto sulla proprietà comunale, ma anche nelle altre zone sopraffatte dalle baracche, oscene quanto inamovibili.
È ovvio che prima o poi qualcuno metterà mano a questo abuso e saranno guai. Dovrebbe invece essere compito dell’Amministrazione, come abbiamo sostenuto più volte, definire dei canoni estetici per costruire strutture destinate al riparo degli strumenti agricoli, ma anche in grado di salvaguardare il decoro dell’ambiente e del paesaggio.
Le due necessità non sono in contrasto, se regolamentate dal buonsenso e da norme edilizie che devono essere rigorosamente rispettate.
Denunciamo da anni, inascoltati, questi abusi edilizi perpetrati impunemente e soltanto il consigliere regionale Fausto Galanello ha provato a occuparsi della questione, subito stoppato. Quando un giudice ci porrà la sua attenzione, il caso esploderà e il Comune dovrà assumersi la responsabilità per i guai che i cittadini, soprattutto quelli meno consapevoli, si troveranno a passare.
Non si può sapere, vedere e lasciar fare senza essere colpevoli.