di Enzo Prudenzi
Enzo ha un giovane nipote: Michele, 12 anni, seconda media.
Non è un “piccolo genio” ma un ragazzino nello standard, che si divide tra la scuola – frequentata con profitto – la palestra, il tifo per il calcio, altri hobby e altri impegni tipici della sua età.
Talvolta Enzo condivide qualche mezz’oretta del pomeriggio con Michele e, tra un calcio e un altro al pallone, ha modo di scambiare discorsi con il nipote.
L’altro giorno, mentre Enzo e Michele erano intenti, per passatempo, a raccogliere noci cadute dalla pianta avanti casa, è venuto a far visita Duilio, un dipendente dell’ex Tribunale di Orvieto. Rammaricato, dispiaciuto, incazzato, demoralizzato per la sua “deportazione” al Tribunale di Terni – conseguente alla chiusura di quello di Orvieto – inveendo contro la politica nazionale, regionale, locale colpevole di questa scelta scriteriata.
Uno sfogo a giochi ormai fatti e a partita chiusa per una iniziativa che ha stravolto, a sessant’anni di età, la sua vita pragmatica e interiore, investendo la moglie, un figlio, la casa, gli amici e gli interessi sociali.
Michele, che ascoltava con attenzione, in silenzio e con la curiosità dei giovanissimi, ha sommessamente interloquito, da profano qual è: “Ma ‘l Sindaco d’ Orvieto non ha fatto niente per evitare tutto questo” ?
Duilio e io allora giù a spiegare che si è trattato di una legge nazionale, che Concina si è prodigato iniziando “accampandosi” per giorni in pieno agosto dinanzi agli Uffici giudiziari, ha continuato interloquendo con gli organi ministeriali a tutti i livelli viaggiando a Roma, ha organizzato un Consiglio provinciale a Orvieto, inviato mail di “aiuto” a parlamentari di ogni ideologia politica, ha manifestato al casello autostradale, continuando tutt’oggi a impegnarsi ma, sembra, invano. La chiusura degli Uffici, così come progettualizzata e avvenuta peraltro a tutti può essere addebitata tranne che a Concina.
E ai dipendenti del Tribunale chiuso non è stata data loro l’opportunità di scegliere una sede di gradimento visto che gli uffici giudiziari chiudevano non per colpa o demerito loro ? ha chiesto allora Michele con una terminologia più semplice ma concettualmente di questo tenore.
Duilio ha risposto che no ! non è stato legiferato in tal senso. Sarebbe bastato, dice, un comma di poche righe al D. Lgs. che avesse previsto……”Il personale degli Uffici soppressi è assegnato a sua domanda, anche in sovrannumero, riassorbibili, ad Uffici giudiziari da loro scelti”. “E invece giù interpelli ministeriali: distrettuali, nazionali, per mobilità…… – ha soggiunto Duilio – scontentando tutto e tutti: un palliativo…….”
“E’ già – ha recepito Michele – almeno un dipendente poteva scegliere la sede che più gli faceva piacere e comodo e si sarebbero potuti evitare quanto meno i disagi dei lavoratori. Mi immagino io se dovessi lasciare la mia casa, gli amici, i giochi, i compagni, i genitori, quale dispiacere sarebbe per me ….!
“E la gente, che andava a Orvieto e ora deve andare a Terni come fa…….“ ha continuato Michele.
“La gente si sta rendendo conto solo ora, man mano che impatta nella problematica”, ho replicato io, anche se il Sindaco Concina sta ulteriormente lavorando su due fronti: l’istituzione di una linea diretta di autobus per Terni per i dipendenti e l’utenza, e la possibilità di ristabilire a Orvieto un presidio di giustizia succedaneo al Tribunale vero e proprio anche se tutto questo è del tutto mitigatorio (come lo definisce lo stesso Concina), rispetto al fatto di essere risolutivo, determinato, esaustivo……….cittadini, avvocati, dipendenti, sempre disagi debbono subire spostandosi quotidianamente lontano circa cento chilometri…..
Michele: “ e pensi che a tutto questo che è successo ci potrà essere alla fine un risultato positivo ?”.
Enzo: “…sull’esito nessuno può garantire; su Concina io mi sento di poter garantire circa il suo impegno perché ho tangibilmente visto come si è mosso e si sta muovendo…..”!
Michele ha capito bene la problematica che investe i cittadini, i dipendenti, gli avvocati, il disagio economico subìto dalla città e, soprattutto, ha compreso errori e individuato soluzioni.
La politica invece è miope e non può o non vuole capire.
Suggerisco comunque ai nostri “decisori” politici di chiedere supporto e consulenza, per eventuali future circostanze, a mio nipote Michele, dodici anni, seconda media, disponibile gratuitamente dopo la scuola, tra un calcio e un altro al pallone.
(Il fatto è realmente accaduto, i nomi sono di fantasia eccezion fatta – ovviamente – per Concina ed Enzo).