di Guseppe Andrei
Cari Concittadini non vorrei essere stato frainteso, visto quanto alcuni di voi mi hanno detto incontrandomi.
Infatti, quando nel mio passato intervento titolato: “È stato davvero imparato qualcosa dalla tragedia del Vajont?” ed a proposito del mio orrore per quanto osservato dalla rupe sulla piana del Paglia a riguardo della complanare, ho scritto:
<<Mi sovviene solo quanto scritto nel libro di Tina Merlin: “Sulla pelle viva – Come si costruisce una catastrofe. Il caso Vajont”!
E mi sovviene pure cosa scrisse Giampaolo Pansa nella prefazione del libro di Tina Merlin sulla tragedia del Vajont:
“Sulla pelle viva è un libro sul potere come arbitrio e sui mostri che può generare.” “L’arroganza di troppi poteri forti. L’assenza di controlli. La ricerca del profitto a tutti i costi. La complicità di tanti organi dello Stato. I silenzi della stampa. L’umiliazione dei semplici. La ricerca vana di una giustizia. Il crollo della fiducia in una repubblica dei giusti. C’è tutto questo nel racconto di Tina. E sta in questo la modernità bruciante del suo libro.” >>, di certo non ho ricordato ciò con spirito di rassegnazione od incitando alla rassegnazione, ma con uno spirito esattamente contrario, seppur collaborativo, per cui in base a vicende già accadute, anche se altrove, da tutto ciò si debbono solo trarre i dovuti insegnamenti e non si debbono ripetere gli errori già fatti!
Ma perché ciò accada, ci vuole pure che i Cittadini, al di là del loro credo politico e religioso, quando debbono affrontare questioni di interesse comune, facciano massa critica e civilmente si facciano ascoltare là nelle istituzioni locali e nazionali dove vengono rappresentati!
Il Diritto all’esercizio della democrazia e quindi pure all’esercizio del potere di controllo dal basso spesso è difficoltoso, faticoso ed è anche poco gratificante, a volte è addirittura pure pericoloso, ma non è barattabile ed è irrinunciabile!
Infine un consiglio: noi Orvietani spesso siamo stati noti e siamo stati pure citati per esserci fatti del male da soli, dandoci l’un l’altro delle tremende “coltellate” alla schiena, oggi, come ieri, quando Orvieto fu un fiero e fiorente libero Comune, pure alleato di Firenze, ma che per le lotte fratricide, prima fra Guelfi e Ghibellini e poi in seno agli stessi Guelfi, e con l’aiuto pure della peste nera, da una fiorente città di ben oltre 20.000 abitanti nel 1389 si ridusse ad un ammasso di ruderi e rovine abitato da meno di 500 disperati affamati mangiatori pure di topi!!!
Oppure l’altro ieri, quando, dopo essere stati già sconfitti e fagocitati dai Romani nel 280 A.C., nel 264 A.C. per le diatribe interne fra Patrizi e Plebei avemmo la splendida idea di chiamare i Romani a fare da arbitri e da pacieri per ristabilire l’ordine pubblico, i quali Romani, nello stesso anno in cui iniziò la Prima Guerra Punica, si esercitarono con noi, capitale religiosa dell’Etruria, in ciò che poi fecero a Cartago: radendo al suolo Velzna, depredandola con un bottino anche di oltre 3.000 statue in bronzo portate a Roma e deportando gli abitanti superstiti altrove, là dove forse preesisteva un borgo di Velzna e dove fu fondata Volsinii Novii, cioè Bolsena!!!
In questo a volte duro mondo, e ben al di là delle utopie, delle ideologie e delle ingenuità, ieri, come oggi, o si fa realisticamente squadra e ci si fa rispettare, oppure si è terra di conquista e si è comunque fuori, anche se su una posizione baricentrica e sulle principali linee di comunicazione italiane fra Firenze e Roma!!!
Inoltre, come qualcuno ha scritto su un trave in un noto film, ma riferendomi anche alla nostra città: “Che uomo è un uomo (nel senso di Essere Umano) che non rende il mondo migliore!”