Riceviamo da ‘associazione Val di Pasglia e “12 novembre” e pubblichiamo.
Il corteo di venerdì 18 ottobre nasce dalla consapevolezza, concretamente sperimentata che l’alluvione del 12 novembre scorso è stata, per una parte consistente della comunità orvietana, una catastrofe. Una catastrofe cioè una rottura, un cambiamento repentino e disastroso di quelle che si ritenevano le “normali” condizioni ambientali ed urbane di vita.
Il vero problema è che, a fronte di questo e nonostante il coinvolgimento e l’impegno personale di qualche politico che è riuscito ad ottenere risorse economiche straordinarie, le istituzioni che hanno competenza sul governo del territorio hanno di fatto continuato ad operare in base all’inerzia derivante dalle loro norme costituenti e dalla loro organizzazione funzionale. E quell’inerzia era stata tra le cause dell’incremento dei danni alle cose e dei disagi alla popolazione dovuti all’alluvione e quell’inerzia, perdurando nel periodo successivo all’evento, ha prodotto esiti paradossali come ad esempio le modalità di ammissione al risarcimento e i continui disguidi e sprechi e le quotidiane incongruenze negli sporadici interventi di ripristino della “officiosità idraulica”.
A chiusura della mobilitazione cittadina e purtroppo per l’esperienza di campo fatta in questi mesi, ci sentiamo di dare qualche suggerimento al Tavolo interistituzionale di coordinamento che si riunirà la prossima settimana:
1) in relazione alla omologazione delle conoscenze preliminari, organizzare l’analisi comparativa degli studi geologici e idrologici esistenti sul bacino idrografico del Paglia. Ciò è finalizzato alla individuazione di eventuali approfondimenti e soprattutto alla redazione di autorevoli Linee guida di programmazione degli interventi;
2) ancora in relazione alle conoscenze preliminari e necessarie realizzare una ricerca archeologica, storica e sociale che conduca a Linee guida di tutela e di valorizzazione culturale delle peculiarità del Fiume Paglia e del suo bacino;
3) per conoscere le opportunità di finanziamento, organizzare la presentazione dei programmi nazionali ed europei di tutela e valorizzazione del fiume e del territorio;
4) In vista della predisposizione dei Piani di Intervento, coinvolgere in maniera organica i comuni di Allerona e Castelviscardo per collazionare quanto già esistente e renderlo coerente. Nella prospettiva di efficace governance del territorio è necessario coinvolgere anche le Province e le Regioni limitrofe per arivare a programmazioni congiunte;
5) per definire il Programma dei lavori, costituire un organismo interistituzionale di orientamento e valutazione delle progettazioni che abbia cura di inserire i piani di governo del fiume e di mitigazione del rischio idraulico in prospettive ampie di valorizzazione territoriale tenendo nel debito conto, oltre alle realizzazioni di manufatti anche le manutenzioni e le asportazioni programmate di biomasse e di inerti;
6) in relazione ai cantieri operativi e di prossima apertura, curare il monitoraggio/valutazione dei lavori attraverso una figura di fiducia delle comunità locali e terza rispetto a committenza e appaltatore;
7) per articolare un approccio interistituzionale e intersettoriale efficace, individuare dei facilitatori che consentano a ciascun ente coinvolto di individuare e di adottare, nei diversi compartimenti, le riforme interne necessarie e di individuare i referenti;
8) per cominciare a definire i contenuti concreti di un nuovo rapporto tra peculiarità territoriali e necessità antropiche, avviare la progettazione partecipata del Parco civico del Paglia.
L’effettivo coinvolgimento delle comunità locali per una partecipazione proattiva dei cittadini è condizione ed obbiettivo delle misure appena elencate. Quindi bisognerebbe predisporre un adeguato programma di eventi. Ma sarebbe pure interessante realizzare una mappa tematica, corredata di un agile archivio, su cui si evidenzino gli interventi che verranno ad essere definiti. Tutti, da quelli di infrastrutturazione primaria (per cercare di contrastare il riflusso delle acque dalle condutture fognarie) a quelli di mitigazione del rischio, a quelli di manutenzione programmata, a quelli di sistemazione per la pubblica fruizione degli spazi in alveo. Una mappa sempre disponibile ed aggiornata, integrata di un calendario, che consenta a chiunque di orientarsi e di farsi un’idea di come i lavori realizzano un progetto urbanistico ambientale organico e condiviso.
Il fiume Paglia non è solo un problema idrogeologico; è soprattutto un fatto sociale complesso. Per sviluppare un approccio adeguato a questa realtà, le “autorità” di bacino devono sforzarsi di cambiare il modello culturale di riferimento e trovare forme di interlocuzione continua con le comunità.
La foto in home è di Piero Piscini