Il presente, quasi in un gioco privo di dimensione temporale, è in grado di restituire frammenti di passato remoto. Sconosciuto. Sono le proprietà fisiche e chimiche del terreno a far riemergere, inaspettatamente, reperti archeologici di inestimabile valore. E’ successo a Vetriolo e a Castel Cellesi, entrambe frazioni del Comune di Bagnoregio.
“Nella zona di Capita, a Vetriolo, è stata rinvenuta una fornace romana. “Durante i lavori finalizzati all’installazione del dearsenificatore – spiega Giuseppina Centoscudi, assessore alla Cultura del Comune di Bagnoregio – è stata fatta, casualmente, questa scoperta eccezionale. Succedeva 2200 anni fa ma le strutture sono così intatte che, con un minimo di restauro, potrebbero funzionare anche oggi”.
Dei reperti di grande valore storico e culturale che si pensa di esporre, quanto prima, in una mostra permanente. “I lavori – prosegue l’assessore Centoscudi – sono stati effettuati sotto la costante supervisione della Soprintendenza per i Beni Archeologici che non ha escluso alcuna possibilità che possano esserci, nell’area circostante, altre fornaci romane”.
La campagna di scavo è terminata alla fine di agosto e i reperti sono stati accuratamente coperti in attesa di una relazione dettagliata, video-fotografica, da parte della Soprintendenza da poter esporre nel corso di una conferenza stampa che si terrà, presumibilmente, nel mese di ottobre.
A circa due chilometri dalla frazione di Castel Cellesi, sempre nel Comune di Bagnoregio, su una strada di proprietà dell’Università Agraria, sono stati ritrovati invece, i resti di un elephant dell’età paleolitica: 4 metri di altezza per 120 quintali.
Una scoperta a dir poco eccezionale: la terra ha conservato, oltretutto in buone condizioni, lo scheletro di un elefante per circa 750 mila anni. Durante gli scavi sono stati circoscritti tre quadranti: nel primo è stato rinvenuto l’epifisi; nel secondo, la testa dell’omero e altre due costole; nel terzo, le vertebre e tutto il processo spinale. “Sul luogo del ritrovamento – spiega Antonio Melani, presidente dell’Università Agraria di Castel Cellesi – è stato indispensabile l’aiuto fornito dal professor Paolo Mazza, docente all’Università di Paleontologia di Firenze. L’attività stradale, grazie a un’ordinanza firmata dal sindaco Francesco Bigiotti è stata bloccata perché, secondo diversi sopralluoghi effettuati dal gruppo Archeologico di Castel Cellesi, il terreno potrebbe essere fertile ad altri interessanti reperimenti”.
Il passato torna, inevitabilmente, ad abbracciare il presente.
“E’ nostra intenzione – conclude Melani – condividere questo tesoro inestimabile anche con gli altri. Sicuramente penseremo a possibili e future collaborazioni con gli studenti italiani ed europei, specializzati in studi archeologici, in modo che possano mettere in pratica gli studi acquisiti”.
Tesori nascosti di un territorio, la Tuscia, che sta restituendo, in questo ultimo periodo, frammenti di storia appartenenti a diversi periodi: qualche mese fa nei comuni appartenenti al bacino del Lago di Bolsena sono state scoperte delle ceramiche e degli elementi decorativi appartenenti all’arco cronologico tra l’ultimo quarto del V e del III secolo a.c.; sui Monti Cimini, invece, sta riemergendo un antico villaggio dell’età del bronzo.
“Una realtà, questa – conclude il sindaco di Bagnoregio, Francesco Bigiotti – che grazie alle recenti scoperte nel Comune di Bagnoregio, sta diventando sempre più ricca e corposa. Come amministrazione comunale è nostra intenzione, ovviamente, favorire con tutti i mezzi a nostra disposizione, la promozione e la divulgazione di queste meravigliose conquiste. Allestiremo, quanto prima, delle esposizioni, arricchite con pannelli informativi, che metteremo a disposizione del pubblico e, soprattutto, delle scuole”.