di Fausto Galanello
Per l’Umbria, le opportunità offerte dalla nuova programmazione europea rappresentano un’occasione storica. E non solo perché si tratta di risorse consistenti, Quello che c’è in gioco è qualcosa che attiene all’identità stessa dell’Umbria e dei suoi territori, specie di quelli di confine, tanto da rendere plausibile prefigurare una nuova e differente forma produttiva dei territori umbri, sostenuta, questa volta, da un disegno politico. In tal senso, la risoluzione unitaria approvata in Prima commissione sulla gestione e l’uso dei Fondi strutturali (Fesr, Fse, Feasr) costituisce un ottimo viatico per una feconda discussione dei temi centrali del Quadro Strategico regionale 2014-2020.
I nuclei fondamentali del documento “Verso il Quadro strategico regionale” enfatizzano due direttrici dello sviluppo umbro: le città e le aree interne. Gli obiettivi di questo secondo vettore fanno riferimento alla green economy, alle filiere di qualità in campo agricolo, all’incremento di fonti rinnovabili compatibili con i contesti ambientali più sensibili.
Si tratta di una grande opportunità per il territorio Orvietano. Il PD ha già avviato un intenso confronto con il territori limitrofi di Lazio e Toscana allo scopo di definire un “Progetto Aree Interne Interregionale”. La messa in sicurezza dei bacini idrografici e della mitigazione dei rischi idrogeologici è stato il tema egemone dell’iniziale discussione tra i vari soggetti politici e istituzionali. Tuttavia, la consapevolezza di un legame fisico così forte ha suggerito di cambiare prospettiva temporale e spaziale. In questo modo, l’emergenza diventa matrice di una visione più larga con cui va programmato il futuro di una cinquantina di comuni (centomila abitanti complessivi) facenti parte dell’Umbria sud-occidentale, dell’alto Lazio e della bassa Toscana.
Un progetto quindi che sta conquistando una visione più generale e che si pone il tema della promozione dello sviluppo locale – centrale nelle scelte strategiche 2014-2020 delle tre regioni – attraverso un mix di interventi: dalla difesa idrogeologica alla manutenzione del territorio, dalla valorizzazione delle risorse naturali e ambientali alla cultura.
L’Orvietano, territorio cerniera per storia e vocazione, può diventare uno dei motori più dinamici di questa nuova piattaforma produttiva e culturale organizzata sulle risorse del territorio: l’acqua (i fiumi Paglia e Chiani ed i laghi di Bolsena e del Trasimeno), i parchi, le straordinarie testimonianze archeologiche etrusche e i borghi medioevali, un’agricoltura di qualità assieme ad un offerta turistica che ha eccezionali margini di crescita.
Un progetto interregionale che punta alla sinergia del sistema scolastico e formativo, di quello sanitario e socio-assistenziale (c’è già una prima esperienza sul 118) e che riapre il capitolo della viabilità e delle infrastrutture.
Insomma, ci sono opportunità e risorse su cui occorre mettere capacità progettuale e di governo; il PD ed il Centrosinistra ci stanno mettendo impegno, idee e passione. Altri, pur dinanzi al proprio plateale fallimento, si attardano in formulette demagogiche vuote quanto inconcludenti.