Dal locale ….
I nostri defunti non riposano in pace
Caro Pier, di tutte le notizie che si sono lette in questi giorni, quella che mi ha colpito di più è stata la denuncia delle condizioni in cui versa il nostro civico cimitero fatta opportunamente dal nostro amico Mario Tiberi e pubblicata dai giornali telematici domenica 22 settembre. Non c’è bisogno di ricordare a te che cosa significa il culto dei morti nella storia della civiltà umana e quella dei cimiteri (e dei sepolcri) nella nostra. Vorrei però stimolarti annotando che in un passato non lontano il modo di tenere il nostro civico cimitero era considerato un indice di buona o cattiva amministrazione in generale, immagine e sostanza insieme dello stato di salute della comunità. Mi chiedo dunque: il degrado della nostra città dei morti indica di per sé anche il degrado della nostra città dei vivi? Ancora: la spia più probante del degrado è lo stato degradato dei luoghi o non piuttosto la noncuranza che, credo, ne sta a fondamento, malattia diffusa che si fa sempre più fatica a combattere? Tu che ne dici?
Franco
“Mi sono recato, assieme a mio fratello Paolo, al civico Cimitero Monumentale a pregare sui sepolcri dei nostri genitori. Lo scenario che si è presentato davanti agli esterrefatti nostri occhi è stato, a dir poco, indecente: erbacce dappertutto diffuse, vialetti dissestati e sozzi, cornici diroccate e crollate a terra, Ossario con il pavimento ondulato e intriso di scivolosa cera, scalinate disconnesse e dunque pericolose, fosse comuni carenti di sufficiente manutenzione. L’indignazione mia, di mio fratello, di altri visitatori si è levata alta al cielo e, tornato a casa, non poteva non esplodere in risentimento e sconforto. Quando una società e i suoi pubblici poteri non onorano più il culto dei morti vuol significare che, imperdonabilmente, si è anche smarrito il rispetto e l’onore da rendere alla Vita dei vivi. La presente stizzita denuncia è rivolta alla cittadinanza orvietana affinché espliciti le sue giuste rimostranze e, soprattutto, alla civica amministrazione affinché intervenga e provveda”.
Confesso che la situazione del cimitero di Orvieto m’imbarazza. Non dico che mi scandalizza, perché di cimiteri purtroppo ne ho visti e ne vedo tanti, anche più malridotti di quello di Orvieto; però m’imbarazza e m’indigna la leggerezza con cui si è potuto arrivare a una situazione come quella lamentata da Mario Tiberi e da tutti coloro che frequentano quel luogo sacro. La carenza di risorse finanziarie e di personale non scusa amministratori e dirigenti; e la pretesa d’impiegare le signore cassintegrate del tessile nelle cura dei cimiteri fa cadere le braccia. Il decoro dei cimiteri è un servizio di fronte al quale non si può dire: non abbiamo i soldi. Urge provvedere. I morti non so, ma i vivi si vendicano.
… al globale
Francia. Il ministro socialista e la laicità ideologizzata
Caro Franco, leggo sul Foglio del 27 settembre un pezzo di Giulio Meotti sulla politica neosecolarista di François Hollande . Ti chiedo: le magnifiche sorti e progressive del socialismo si sono ridotte a questo?
Pier
“Il ministro francese dell’Istruzione, il neoilluminista Vincent Peillon, lo aveva annunciato con parole che più chiare non potevano essere: «Non si potrà mai costruire un paese libero con la religione cattolica. Non si può fare una rivoluzione unicamente in senso materiale, bisogna farla nello spirito. Adesso abbiamo fatto la rivoluzione essenzialmente politica, ma non quella morale e spirituale. Quindi abbiamo lasciato la morale e la spiritualità alla chiesa cattolica. Dobbiamo sostituirla.» Così adesso l’Osservatorio della laicità, l’organo voluto dal presidente François Hollande per coordinare le sue politiche neosecolariste, propone di eliminare alcune feste nazionali cristiane per far posto a quelle islamiche, ebraiche e laiche.”
Certo che chi aveva dato per morta e sepolta la rivoluzione francese e la ghigliottina dei giacobini, osservando ciò che accade un po’ dappertutto, diciamo da Parigi ad Orvieto, dovrà ricredersi alla svelta.
Qui, ad Orvieto, sorge il Comitato di Salute Pubblica. Nessuno può negare che ve ne siano fondate ragioni e dunque nulla di strano che venga anche in mente la ghigliottina. Semmai il dubbio è chi deciderà e con quali criteri il taglio delle molte teste che nel tempo hanno portato a quello che ormai viene vissuto come un disastro a cui porre rimedio con cure radicali. Taglio simbolico, ovviamente, ma non di meno rilevante.
Lì, a Parigi, il ministro Peillon pensa e afferma che la libertà dei francesi (e, alla francese, si presume dell’umanità intera) può essere garantita solo dalla laicità elevata al rango di “religione repubblicana”, con la conseguenza che la signora Dounia Bouzar, zelante membro dell’Osservatorio della laicità, si è sentita autorizzata a proporre la sostituzione di due feste cattoliche con una ebraica e una musulmana. Pare però che lì non si senta ancora il bisogno di ghigliottina. Sì, si può discutere della confusione tra laicità e ideologia laicista, del pericolo di trasformare lo stato laico in stato etico, ecc. ecc., ma in fondo si tratta solo delle ben note liti francesi che fanno tanto appeal soprattutto tra gli intellettuali. Io so solo che, come dice papa Francesco, la fede non è negoziabile, mentre su tutto il resto si può almeno discutere.
Piuttosto mi viene da chiedere: è più giustificata la riscoperta della rivoluzione francese in Francia, magari senza l’estremismo di Peillon, o la sua freschissima scoperta (attenzione, non ri-scoperta, ma proprio scoperta in quanto frutto di ricerca) avvenuta ora ad Orvieto? Non posso cedere all’ipocrisia, e dunque per mio conto dico la seconda. Ma la ragione lascio che la indovini tu e chi avrà la bontà di leggermi.