di Enzo Prudenzi
Nel 1927, con la istituzione di varie Provincie sul territorio nazionale (tra le altre Terni e Viterbo), il Tribunale di Orvieto che sopravviveva già dall’unificazione del Regno d’Italia su soppresso e accorpato a quello di Terni. Nel 1947 il Tribunale fu restituito alla città del Duomo per le stesse motivazioni per cui oggi se ne rivendica il mantenimento in loco: decentramento giudiziario; distanze dalla sede di Terni; migliore servizio all’utenza, copertura con un presidio di giustizia della parte ovest dell’Umbria, etc. Le motivazioni del 1947 sono tuttora valide e attuali.
Trascrivo, per chi non lo avesse letto, un articolo (a firma Alessandra Ziniti) pubblicato su Repubblica di domenica 15 settembre, emblematico e calzante appieno con la situazione del Tribunale di Orvieto, dal titolo “BINARI BLOCCATI, SIT-IN SUI TETTI, SINDACI E TOGHE IN RIVOLTA CONTRO I TAGLI DEI TRIBUNALI”
“ Si sono sdraiati in strada, si sono schierati come scudi umani dinanzi ai palazzi, hanno abbassato le saracinesche delle loro attività, consegnato certificati elettorali, occupato municipi, bloccato binari e caselli autostradali, sono saliti sui tetti delle chiese e sui cornicioni dei palazzi. Con le toghe sulle spalle, con le fasce tricolori, persino con le tonache. Avvocati, Sindaci, amministratori locali, preti, uomini, donne, bambini intere comunità. Da giorni c’è una “piccola” Italia che fa le barricate contro una delle riforme definite “epocali” dettate dalla spending review: quella che, per la prima volta dal dopoguerra, ridisegna la mappa delle circoscrizioni giudiziarie, prevedendo un accorpamento di uffici giudiziari che nei prossimi due anni, cancellando 37 Tribunali, 38 Procure, 220 Sezioni distaccate e 674 giudici di pace, dovrebbe far risparmiare allo Stato più di 50 milioni di euro. …………..Una riforma “epocale e indilazionabile” l’ha definita il Ministro della Giustizia A.M. Cancellieri. ……………….. Contestata ieri a Chianciano alla Festa dell’Udc da un gruppo di avvocati di Montepulciano (una delle sedi cancellate), la Cancellieri ha ribadito quanto scritto in una lettera inviata a Magistrati e Personale giudiziario “………….Ho rispetto per la sofferenza dei territori, ma la riforma non è fatta solo per risparmiare ma anche per garantire un servizio migliore ai cittadini”…
……… Ma da Corleone a Bassano del Grappa le comunità degli oltre 250 centri senza più un presidio di giustizia non intendono deporre le armi. E annunciano nuove clamorose proteste, blocchi di linee ferrate e autostrade, scioperi della fame. Anche perché ci sono zone dove anche le poche decine di chilometri che i cittadini saranno costretti a fare per raggiungere gli uffici giudiziari sono “incompatibili” con il servizio giustizia. A Nicosia, cittadina di 15.000 abitanti sui Nebrodi nel cuore della Sicilia, per percorrere i 50 chilometri che la separano da Enna (cui è stato accorpato) è necessaria un’ora e mezza. Strade da rodeo, in buona parte sterrate, frane continue e pressoché totale assenza di servizi di collegamento così che……….” per un affare banale come può essere una testimonianza o il sequestro della patente, un cittadino che non ha la macchina e deve utilizzare il bus è costretto a pernottare fuori”………………….
In Campania, a Sala Consilina, dove il tribunale è stato accorpato a quello di Lagonegro in provincia di Potenza, valicando i confini regionali, i manifestanti hanno bloccato l’ingresso del palazzo ……….; a Rossano in Calabria il presidio e un blocco stradale sono riusciti a rinviare il trasloco a domani. “Il Tribunale a Palmi non ce lo possono levare”. Proteste a Melfi e a Orvieto, mentre in Puglia Cerignola e Rodi confidano nel ricorso al Tar. E in Veneto, nonostante sia uno degli otto tribunali che continuerà a funzionare per due anni per l’arretrato civile, il Governatore Luca Zaia: “Bassano deve restare un Tribunale. Questo territorio dà 18 miliardi di euro di tasse a Roma e non esiste che qualcuno ci dica che dobbiamo chiudere il nostro Tribunale”.
Seppure a giochi fatti anche a Orvieto la protesta degli Avvocati va avanti con l’occupazione, l’esposizione delle toghe e minacciando scioperi della fame, mentre da parte della città sono cominciate ad arrivare, seppure senza clamore, alcune forme di solidarietà e vicinanza. Forse la gente comincia a capire che la parte occidentale dell’Umbria, con un bacino di utenza di quasi 60.000 abitanti, manca di un presidio di giustizia e che la percorrenza per Terni, per i Comuni dell’alto orvietano, è di circa 120 Km.
E che dire del commento del Presidente dell’Ordine degli Avvocati, Finetti, laddove afferma che “tutto questo ha un nome e un cognome: la politica, quella politica che ha creato questo scempio e che speriamo pagherà il conto …..”
Non a caso uno degli slogan più urlati nella protesta della Rupe, e che campeggia in uno striscione appeso fuori del palazzo, è “ Orvieto ringrazia e attende impaziente il voto”.
Che dire in merito allo spreco di tre milioni di euro spesi dal Ministero per ristrutturare e ampliare pochi anni fa la sede di Orvieto e per l’ulteriore investimento di cui ci si deve far carico a Terni per far posto a Orvieto.
Che dire delle affermazioni di Viareggio dove taluni avvocati hanno sottolineato che “intorno al tribunale ruota la vita di tante famiglie che hanno un componente che lavora all’interno o al di fuori e comunque la nostra città subisce un grave impoverimento”. Invero gli oltre trenta impiegati degli Uffici giudiziari di Orvieto, gli Avvocati con i relativi indotti e quant’altro attinente, procurano un gettito economico quantificato per la città in circa 200.000 euro al mese ! che “di questi tempi e con questa crisi” non è certo poca cosa.
E se dopo il Tribunale fosse a rischio anche il carcere ? o il commissariato di pubblica sicurezza, come da ciò mette in guardia l’avvocato G. Puppola Presidente della Camera penale orvietana sulla Nazione del 15 settembre.
O anche il depotenziamento di altri pubblici servizi ?
Stiamo andando in controtendenza: non abbiamo più crescita economica e demografica e neppure investimenti, e quindi il “problema Tribunale” non è il solo problema, ma il grave contingente problema a cascata sugli altri.
E qui mi supporta uno stralcio dell’ultimo scritto dell’amico Mario Tiberi:
“Lo stato depressivo in cui versa la città di Orvieto e che non risparmia settore alcuno, mi procura sottile e sedimentata sofferenza anche alla luce della convinzione che si potrebbe meglio e di più intervenire e, invece, non lo si pone nel dovuto essere. Non sarebbe mia intenzione, quella di affondare ulteriormente la lama nella piaga, se non vi fossi spinto dalla amara constatazione che, più passa il tempo, e più si evidenziano ritardi, inadeguatezze e sproporzioni tra le questioni aperte e le capacità di incidenza operativa e finalmente risolutiva”.
Ma questo è un problema politico-amministrativo e di gestione della “cosa pubblica”.
Regione, Provincia, Comune, enti e Istituzioni, sindacati, si mobilitino oltre misura e si preoccupino nel tutelare bene i cittadini perché, come recita lo striscione “Orvieto ringrazia e attende impaziente il voto”.