Tratteggia un quadro dettagliato della condizione occupazionale e professionale dei giovani di età compresa tra 15 e 24 e 25-34 anni, il report “I giovani e il mondo del lavoro – Un’analisi comparativa tra 2008 e 2012”, elaborato dalla Segreteria dell’Alleanza per Sviluppo dell’Umbria, a corredo dell’attività di analisi dei principali fenomeni economici della realtà umbra.
Lo studio, pubblicato nel sito dell’Alleanza per lo sviluppo (http://www.alleanzaperlosviluppo.regione.umbria.it/studi-e-analisi), è basato su una rielaborazione dei dati Istat-Rcfl (Rilevazione continua sulle forze di lavoro) con la collaborazione dell’Osservatorio del mercato del lavoro collocato presso il Servizio Politiche attive del lavoro della Regione Umbria.
“Il report – commenta l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Vincenzo Riommi – oltre a consentire un approfondimento dei dati disponibili e rappresentare un utile strumento a supporto della riflessione per le scelte di ‘policy’, anche in vista della predisposizione dei programmi e delle misure della prossima fase di programmazione regionale 2014-2020, contiene un quadro della condizione occupazionale e professionale dei giovani, distinto per tutti i fenomeni presi in esame”.
“Si tratta, inoltre – rileva l’assessore – di uno strumento di fondamentale importanza rispetto alla continuità delle politiche regionali che solo in questi ultimi sei mesi hanno visto concentrare risorse per oltre 8 milioni di euro su iniziative rivolte all’universo giovanile quali assegni di ricerca, ‘work experience’, esperienze di lavoro nel contesto delle imprese dell’artigianato artistico, che interessano oltre mille giovani umbri. Il report è anche uno strumento essenziale di valutazione e programmazione rispetto alla programmazione comunitaria 2014-2020”.
Emerge che in Umbria, nel 2012, circa metà dei giovani sono “non occupati”: ovvero studiano, cercano lavoro o sono comunque non attivi per qualsiasi motivo. Un dato che resta migliore di tutto il Mezzogiorno e anche di alcune regioni del Centro-Nord, ma che ha subito un sensibile aumento nel periodo della crisi. L’aumento è dovuto soprattutto ad un incremento della disoccupazione: nel 2012, chi è alla ricerca di un lavoro in Umbria nel 55,2 per cento dei casi ha meno di 35 anni, un dato che resta il più elevato del Centro-Nord. L’incremento della disoccupazione si è accompagnato ad un mantenimento della già elevata incidenza dell’occupazione precaria, che resta la principale criticità dell’Umbria, collocandosi al 32,6 per cento del totale dell’occupazione giovanile rispetto al 25,8 per cento nazionale e al 27,6 per cento del Centro.
Questi fenomeni non sono omogenei per livello di istruzione: infatti, a pagare il prezzo più alto sono stati più i ragazzi e le ragazze con bassa istruzione, dove l’Umbria registra aumenti molto significativi, così come avviene per i laureati, mentre i meno colpiti dalla crisi occupazionale in Umbria (anche in confronto con i coetanei del Centro-Nord) sono i giovani diplomati, ed in particolare quelli tra 25 e 34 anni: oltre l’80 per cento dei giovani diplomati 25-34enni lavora e solo in poche regioni (Lombardia, Trentino, Veneto ed Emilia Romagna) la situazione è migliore dell’Umbria.
Un elemento, questo, che va legato anche alla composizione dell’occupazione giovanile rispetto alla posizione professionale ricoperta. La quota di occupati in elevata posizione professionale non è mai stato un punto di forza dell’Umbria e la crisi economica non ha migliorato le cose: i giovani in posizione professionale di alto profilo, infatti, sono solo il 22,6 per cento del totale mentre la media italiana è 27,2 per cento, e tra 2008 e 2012 si registra un aumento di circa 6 punti, un andamento che si amplifica nella fascia di età 25-34 anni.
Tra coloro che non lavorano, un’attenzione particolare va dedicata al fenomeno dello “scoraggiamento”, in genere sintetizzato dai cosiddetti “Neet” (né al lavoro, né a scuola o in formazione): nell’analisi si è preso in considerazione un fenomeno, quello della inattività “volontaria”, un universo leggermente diverso dai “Neet”, in quanto misura coloro che sono inattivi per motivi diversi da studio, malattia, inabilità, maternità o per un lavoro che sta per iniziare. L’analisi mostra un dato positivo per l’Umbria, pari all’8,4 per cento nel 2012, che risulta più elevato solo delle regioni del Nord-Ovest, dell’Emilia Romagna, del Friuli e delle Marche e che è buono soprattutto nella fascia di età 25-34 anni. Peraltro, si avvertono in Umbria segnali di un aumento più marcato della media nazionale nel 2008-2012, più concentrato nella fascia di età 15-24 anni.