di Leonardo Brugiotti
Vorrei condurre ad un esame di coscienza e a pentirsi coloro che, con tutta la ferocia del loro odio, della loro fifa, della loro pochezza di spirito, della loro mancanza di vitalità, stanno adoperandosi con nefasto accanimento nel distruggere o nel combattere ciò che di più bello vi è in questo paese ed in questa epoca: lo spirito di invenzione, il coraggio e il genio creatore particolarmente impegnato nel campo del costruire – realtà in cui coesistono ragione e poesia, in cui sono alleati sapienza e coraggio.
Quando le cattedrali erano bianche, l’Europa aveva organizzato le arti e i mestieri dietro la spinta imperativa di una tecnica completamente nuova, prodigiosa pazzamente temeraria il cui impiego portava a sistemi di forme impreviste – in realtà a forme per le quali l’intelligenza sdegnava l’eredità di millenni di tradizione, non esitava a proiettare la civiltà verso un’avventura ignota. Dall’Occidente all’Oriente, dal Nord al Sud si era diffuso uno stile internazionale che trascinava con se il torrente appassionato delle gioie spirituali: passione per l’arte, interesse, gioia di vivere creando.
Le cattedrali erano bianche perché erano nuove. Erano nuove le città…la pietra fresca di taglio era splendente…su tutte le città e su tutti i villaggi, cerchiati di nuove mura, il “Grattacielo di Dio” dominava la regione. Lo si era fatto il più alto possibile, straordinariamente alto. Nell’insieme una sproporzione. O meglio, era un atto di ottimismo, un gesto di coraggio, un segno di fierezza, una prova di maestria! Rivolgendosi a Dio, gli uomini non firmavano la propria abdicazione, bensì cominciava il nuovo mondo. Bianco, limpido, gioioso, netto…il mondo nuovo sbocciava come un fiore sulle macerie. Le tecniche conosciute erano state abbandonate: si era voltata la schiena. In cento anni il miracolo era compiuto, e l’Europa trasformata…Le cattedrali erano bianche.
Materializziamo nella nostra immaginazione questo spettacolo pieno di allegria. Fermiamoci un istante e mettiamoci davanti agli occhi queste cattedrali sullo sfondo blu o grigio del cielo, bisogna far penetrare questa immagine nel cuore. Le nostre cattedrali, quelle del nostro tempo, non sono ancora innalzate. Le cattedrali sono ancora quelle degli altri, quelle dei morti e sono nere di fuliggine e corrose dai secoli. Tutto è nero di fuliggine e corroso dall’usura: le istituzioni, la cultura, le città, i borghi, le nostre strade, i nostri cuori, i nostri pensieri…
Quando le cattedrali erano bianche, la partecipazione era unanime, in tutto. Non c’erano cenacoli a pontificare, istituzioni illuse di detenere l’unico potere, era il popolo, era la nazione tutta che camminava. Il teatro era allestito nelle cattedrali, allestito su un palcoscenico improvvisato nel mezzo della navata; vi si cimentavano preti e potenti, ma il popolo era padrone di sé, nella cattedrale tutta bianca dentro e fuori. “Casa del Popolo di Dio” tutta bianca, dove si discutevano misteri, morale, religione, problemi civili. Era la grande libertà della mente libera…non c’erano accademie per dettar legge. Si parlava chiaro e tondo. L’ora presente era creativa, creatrice, di inaudita intensità.
Anche Orvieto ha la sua Cattedrale, magnifica…splendente…e sola. Anch’essa non è più bianca, contornata da un contesto dove la spazzatura materiale e morale imperano…La nostra Cattedrale sopravvive, resistendo al saccheggio morale che di essa ne fanno, tanto è lì… e la gente verrà comunque, per cui mettiamoci intorno gazebi con ogni sorta di merci, facciamoci cose che non servono a ciò per cui essa è votata, riempiamo la piazza di macchine rombanti e, chi più ne ha più metta, mascherando tutto con la parola “cultura”. La Cattedrale è l’unico punto luminoso di una città spenta che invece avrebbe molto da dire, ma l’ambizione, la cecità, la supponenza di chi crede di saper amministrare, di chi crede di essere ma non è, sia di quelli passati che di quelli presenti, hanno ignorato ed ignorano che la Cattedrale è “ Il Grande Magnete Spirituale “ di un messaggio più alto e che, anche se non è più bianca essa sopravvivrà più a lungo di tutti noi. E dunque perché non renderle il giusto onore e il dovuto rispetto…Essa combatte la sua guerra contro il tempo e contro coloro che ne fanno merce di scambio per poca cosa…E dunque gli orvietani rialzino la testa e guardino le guglie illuminate dal sole radente, smettano di guardare sempre in basso e di essere guardati dall’alto in basso da una politica che tale non è, da uomini che tali non sono; si smetta di parlare solamente di problemi spiccioli, di bilancio, di argomenti che non esistono e servono solamente ad aumentare la fuliggine che è ormai troppa ed a gettare fumo negli occhi per nascondere il vuoto delle azioni.
Questo è solo un messaggio in una bottiglia lanciata nel mare…forse qualcuno lo raccoglierà…ma gli orvietani rialzino la testa e vedranno uno spettacolo dimenticato…quello di “ quando le cattedrali erano bianche “.