Riceviamo dal Pdci dell’Orvietano e pubblichiamo.
Le profonde trasformazioni che sta avendo il sistema ferroviario nazionale e quindi anche Umbro, il PDCI lo ritiene tradursi in un generale squilibrio nel diritto alla mobilità dei cittadini. Si è scelto di preferire l’Alta Velocità concentrando ingentissime risorse su nuove linee (il cui costo unitario è stato straordinariamente più elevato rispetto a quello di linee analoghe in altre nazioni europee) e su servizi destinati a una parte di utenza limitata. In effetti, in Italia e quindi anche in Umbria, nell’ultimo quinquennio gli investimenti per servizi ordinari e regionali sono stati minimi, di contro ingentissimi quelli per l’alta velocità (rapporto 4:100), mentre il rapporto fra utenza (pendolari) sulla breve percorrenza e utenti del TAV è del tutto inverso (2,9 milioni spostamenti locali giornalieri contro 300 mila spostamenti sulla lunga distanza).Uno squilibrio fra domanda e offerta incredibile; peraltro lo squilibrio è multiplo e pesante sotto diversi punti di vista: il TAV favorisce le relazioni fra le metropoli d’Italia, spesso marginalizzando il resto del territorio; il TAV è fruibile solo da parte della popolazione Italiana (si ferma, infatti, in Campania, con soluzione di continuità a Sud); il TAV presenta tariffe costose (accessibili solo a ceti a reddito medio – alto) e quindi è discriminante; il TAV non s’integra con le reti regionali; il TAV non raggiunge le aree periferiche della nostra Regione. La consapevole e scientifica destinazione di risorse sul TAV ha fatto il paio con una politica tesa all’abbandono delle reti esistenti e dei servizi ordinari regionali e delle ferrovie minori. Si è andato depauperando e degradando un patrimonio di infrastrutture, strutture e stazioni che era stato edificato in oltre un secolo e che aveva contribuito ad unire l’Italia, a favorire gli scambi di persone, culture, merci, a sviluppare intere aree del paese.
Il PDCI dell’Umbria traccia quindi quali sono le azioni deleterie che hanno riguardato il sistema ferroviario:
• Cancellazione di DECINE di corse fra Bus e Treni;
• Autoservizi sostitutivi, spesso di qualità modesta, in parallelo, fra l’altro con aumenti delle tariffe e degli abbonamenti in maniera vertiginosa;
• Coincidenze molto scomode e in taluni casi inesistenti;
• Invecchiamento del materiale rotabile, senza rinnovo o potenziamento adeguato;
• Peggioramento continuo dei servizi in termini di offerta e qualità (pulizia, servizi agli utenti, sicurezza);
• Orari mal concepiti, non coordinati, spesso modificati senza preavviso, sempre più frequenti soppressioni di corse.
Per tanto crediamo che non vi sia dubbio sull’utilità finale di una fermata alta velocità sulla DD Roma Firenze fra Chiusi ed Arezzo, ma siamo fermamente convinti che prima di tutto in Umbria bisogni sostenere l’oramai abbandonato trasporto regionale e pendolare che questo sia fatto su gomma o su ferro e poi la TAV. Invitiamo la Regione e l’Assessore regionale del ramo Rometti a non intraprendere percorsi decisionali solitari ma ad avere un confronto diretto col PDCI e con le associazioni Pendolari per non sfuggire ulteriormente alla necessità di un confronto con i cittadini che sono l’utilizzatore finale sei servizi.